Non immaginate minimamente di quanti strumenti legislativi Stati, Regioni, Province e Comuni si sono dotati per proteggere specie animali e vegetali messe in pericolo dall’impatto di attività umane.
Queste scelte lungimiranti fanno onore a chi le ha fatte.
Più delle volte esse servono non solo alla permanenza sulla terra di simpatici insetti e fiorellini colorati, ma alla nostra stessa sopravvivenza.
Vi dice qualcosa la parola “BIODIVERSITA”.
ALCUNI politici trasformano, quello che gli studi scientifici mettono in evidenza, in leggi indispensabili per non peggiorare la nostra qualità della vita e soprattutto quello delle generazioni future.
ALTRI politici invece, fanno finta di non capire, sono conniventi, corrotti, ignoranti, avvallano attività spesso illecite perché esse violano leggi, regolamenti, parametri di emissioni ecc., mettendo in serio pericolo la nostra salute e la nostra economia, come dimostrato da centinaia di studi scientifici ed economici.
La Politica è una cosa seria, ci sono tantissimi politici che fanno bene il loro mestiere, con loro dobbiamo portare avanti questa battaglia civile.
Nello stesso tempo dobbiamo indurre gli altri ad un nuovo atteggiamento verso noi cittadini.
Vorremmo ricordare loro, che sono stati assunti e ben pagati, mediante il voto, per fare gli interessi della collettività, non solamente i loro e quelli di pochi imprenditori disonesti che si vogliono arricchire sulla nostra pelle e quella dei nostri figli.
Immaginate di essere proprietari di un’azienda, o di avere chiamato un’impresa edile a ristrutturare casa.
I vostri dipendenti, o l'impresa edile, non solo non lavora ma addirittura rovinano macchinari, suppellettili, insomma fanno a pezzi l'azienda o la vostra abitazione.
Come minimo lì mandate via e vi fate risarcire.
Fate un paragone con i politici "disonesti o ignoranti" continuiamo a tenerceli e a fine mandato gli rinnoviamo pure il contratto a tempo indeterminato.
Qualche volta è anche colpa nostra "ogni popolo ha il governo che si merita".
Firmereste un'assegno in bianco ad una persona, dopo aver smascherato la sua irresponsabilità?
Credo proprio di no.
A volte mi chiedo “Ma hanno anche loro dei figli? Possibile che la loro avidità e ignoranza è talmente accecante che sono disposti a mettere in pericolo il futuro del loro stesso sangue?".
Pubblichiamo di seguito e con molto interesse, una bellissima riflessione dell’Ing. Tommaso Giambuzzi, che oltre ad essere uno degli esperti più accreditati in materia legislativa è anche un grande innamorato dell’Abruzzo e degli abruzzesi.
Grazie Tommaso per il grande contributo quotidiano a favore della nostra terra.
I cittadini abruzzesi hanno maturato una percezione acuta dei rischi silenziosi, sull’ambiente e sulle popolazioni, portati dall’attuale dispiegamento dell’industria degli idrocarburi in terra e in mare.
Da questa deriva le nostre comunità dovrebbero essere protette dalle regole di civile convivenza alle quali siamo via via pervenuti, dalle buone leggi e dai regolamenti ben stabiliti.
Se però non si è dominata la deriva, forse è perché, fino ad ora, tali regole sono in gran misura scansate, eluse e circuite non solo da certe società imprenditrici ma anche da autorità e da funzionari competenti nella materia.
Ci sono infatti leggi che rispondano adeguatamente alla percezione ansiosa dei cittadini. Ci sono leggi che consentano di sospendere, revocare e annullare interventi nocivi e iniziative dannose. Ci sono già leggi che prevengano a sufficienza mali artificiali alle popolazioni e all’ambiente.
Su ognuno degli interventi, vecchio o nuovo, le autorità e i rappresentanti dei cittadini possono efficacemente agire. Su ognuna delle iniziative i cittadini hanno riconosciuti diritti di esprimersi e mezzi istituzionali per farlo autorevolmente. Su ogni progetto i cittadini potrebbero far valere efficacemente le loro ragioni quando siano dimostrate giuste.
Purtroppo invece, insieme con l’elusione e l’aggiramento delle regole, si avverte nelle istituzioni rappresentative uno stato diffuso di riluttanze, esitazioni, incongrue perplessità e passive resistenze a manovrare tutte le conoscenze e gli strumenti, già disponibili, alla tutela del bene comune.
In un solo anno, si sono domandati aumenti del 20% delle piattaforme in mare (da 20 a 24) e dell’1% dei pozzi a terra (fino a 540) senza che non solo si riesca ad arginarli ma neanche a capire bene la loro ineluttabilità presunta e la loro cogenza irrefrenabile. Non un solo progetto è stato fermato, a nessun intervento si è dato l’esito di una rinuncia o di una correzione benefica. Tutto avanza inesorabilmente come prima.
I nostri rappresentanti, mentre si adoperano con provvedimenti volenterosi, sono pudicamente coscienti del loro carattere illusorio e inefficace e raggrinzano le spalle in inspiegabile impotenza. Non si osa pensare ad un disegno ingannevole, ma agitarsi molto ben dietro la finestra, mentre i pozzi e le piattaforme si sviluppano rigogliosamente fuori, non fornisce alcuna potenza alla buona volontà dei provvedimenti.
Le leggi dicono che bisogna ascoltare, su ogni intervento, la voce dei cittadini, mediante l’«inchiesta pubblica». Le leggi dicono che anche le amministrazioni e le associazioni di cittadini hanno accesso alle sospensioni, alle revoche e agli annullamenti degli interventi irrispettosi.
Se applicate, le libere leggi civili forse impedirebbero il segnato destino di metà della nostra terra e di tutto il nostro mare; se applicate in tutto il loro spirito, le nostre regole civili forse consentono ancora di rimediare vigorosamente ad un destino indesiderato.
L’unità di sentimenti degli abruzzesi e dei loro rappresentanti sulla deriva da idrocarburi sul nostro suolo sembra finalmente raggiunta, ma la pace civile sul tema è ancora lontana e traballante.
Affinché tale unità sia non solo bella ma soprattutto buona, non deve ora né distrarsi né compiacersi, ma essere specificamente diretta alla tutela del bene comune nelle attuali circostanze di deterioramento progressivo e di devastante persistenza del rischio di mali.
Qui quasi tutto è ancora da dire e fare, qui ogni impegno sano ha da rinnovarsi e rifiorire, qui le azioni e le coscienze non possono ancora restringere a nulla l’attenzione a questa ostinata emergenza. Non è il caso di avvilire adesso il vigore di quel impegno ove si abbia tanto, tantissimo altro a cui pensare. Non si è fatto ancora qui tutto il possibile.
Sembra proprio, infatti, che non possiamo ancora, non possiamo mai attenuare la nostra tensione verso la buona “conservazione” di quest’angolo di creato, la nostra terra; non solo con la passione amorevole che le sue ferite ci chiedono ma, di nuovo e finalmente, con gli strumenti tutti, approntati dal nostro spirito civile e dalla buona ragione, con fiducia e speranza.
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