mercoledì 29 agosto 2012

APPELLO AL SINDACO: E' L'ORA DELLE PISTE CICLABILI


Ci facciamo portavoce delle tante persone che ci contattano sull’argomento conoscendo la nostra sensibilità in materia per RIVOLGERE UN APPELLO AL SINDACO PUPILLO PERCHE’ LA SUA AMMINISTRAZIONE SI ADOPERI SUBITO PER LA CREAZIONE A BREVE DI NUOVE PISTE CICLABILI ALL’INTERNO DELL’AREA URBANA DI LANCIANO.
D’altronde si tratterebbe solo di mettere in pratica una sensibilità già manifestata in campagna elettorale dall’allora candidato Mario Pupillo che nel suo programma auspicava il “Collegamento con il parco della Costa dei Trabocchi con una pista ciclopedonale sul tracciato ferroviario Lanciano-San Vito”.  Adesso, il Parco purtroppo non c’è ancora grazie al boiccottaggio miope, emerso e sotterraneo, di tanti politici non all’altezza del loro ruolo, ma possiamo accontentarci per il momento di qualche altro percorso all’interno della Città.

Di fronte alla consueta risposta pubblica sulla mancanza di risorse diciamo subito che si tratta di un’operazione dai costi molto contenuti se realizzata in certi termini, specialmente se confrontata alle centinaia di migliaia di euro che già si stanno spendendo in questi giorni per alcune opere dagli oneri sempre in lievitazione oppure rispetto ai costi delle rotatorie stradali 
che si intendono  realizzare (che oscillano da 500 mila fino al milione e mezzo di euro ognuna) ed ai parcheggi auto annunciati dall’Assessore Di Naccio (fonte “Il Centro” del 24 agosto 2012):
  • 1 milione e 100mila euro per il parcheggio di via dei Funai (100 posti auto di cui 50 “liberi”);
  • 700mila euro per il parcheggio a Sant’Egidio (120/150 posti auto);
  • 1 milione e 200mila euro per l’area del Diocleziano (26 posti pullman + 60 posti auto);
Presumendo l’ipotesi assai irrealistica che i costi finali restino quelli dichiarati all’inizio, abbiamo una spesa di 3 milioni di euro ( quasi 6 miliardi di lire per i nostalgici) per 230 posti auto: se tutto va bene oltre 13mila euro per automobile (più di 25 milioni di lire, sempre per i nostalgici).  
Ci sembra insomma che quando si vuole i soldi escono fuori anche per lavori evidentemente onerosi e, diciamo noi, spesso dai risultati che non giustificano l’enorme esborso.

Oltretutto, come vedremo in seguito, è questa una strada ormai superata dai fatti e dalla storia, controproducente e nociva che porterebbe ad un ulteriore congestionamento della città e ad un netto peggioramento della qualità della vità e della salute di chi vi abita o vi trascorre parte del suo tempo (turisti compresi).
Vogliamo qui ricordare che i recenti monitoraggi sia dell’aria che del traffico (con il delirio di decine di migliaia di auto e pullman in entrata e in transito quotidianamente nell’area urbana di Lanciano) hanno dato risultati molto preoccupanti sui quali è la stessa legge che impone di intervenire per migliorare la qualità dell’aria, considerato anche l’effetto cumulo degli altri fattori inquinanti quali impianti di riscaldamento, centrali a biomasse e biogas della zona, aree industriali, discariche, ecc.

E’ evidente a tutti come negli ultimi mesi sia aumentato enormemente anche a Lanciano il numero di persone che utilizza la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano, vuoi per una maggiore consapevolezza, vuoi per la crisi che rende quasi insostenibili i costi del mantenimento di un’autovettura, vuoi per aver provato il piacere e la facilità di movimento con le due ruote a pedali.
Un’Amministrazione che tiene al benessere ed alla qualità della vita dei suoi cittadini si adopererebbe in tutti i modi per incentivare il più possibile l’utilizzo di questo mezzo, scoraggiando nel contempo altre forme di mobilità nocive per la salute personale, dell’ambiente e del portafoglio.

Una pista ciclabile “low cost” viene a costare circa 20mila euro per Km. e anche meno se ci si limita allo stretto indispensabile: con i soldi dei parcheggi auto ne potremmo realizzare 150 km., ma naturalmente si può dare un segnale forte e chiaro all’intera comunità cominciando gradualmente dal centro e dalle strade in pianura, trovando le soluzioni per liberare gli spazi e adibirli al passaggio delle bici. Attualmente molte strade vengono ristrette dal doppio senso di marcia e dal parcheggio laterale per i veicoli creando disagi e pericoli per il transito delle biciclette. Cominciamo a ragionare e lavorare su queste: l’importante è che ci sia la lungimiranza e la volontà politica per farlo. A Pescara è uno spettacolo vedere quanta gente circola in bici sulle piste del lungomare!
Bando alle chiacchere: SE SI VUOLE, SI PUO’!

Caro Sindaco, è l’ora delle scelte: non faccia Dottor Pupillo e Mister Hyde. Si ricordi soprattutto della sua apprezzata identità di medico.
Gli sviluppi scientifici, sanitari ed economici mondiali dicono a tutti, soprattutto agli amministratori pubblici eletti dal popolo, che bisogna liberare il più possibile le città dal traffico veicolare motorizzato per ragioni di salute, di vivibilità e di costi sia sociali che economici.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità non più di due mesi fa ha certificato in maniera definitiva i sicuri effetti cancerogeni delle emissioni dei gas dalle automobili e tutti i più autorevoli studi scientifici internazionali concordano nel ritenere le polveri sottili ed ultrasottili in libera uscita dai tubi di scappamento i principali fattori killer che inquinano il nostro habitat e causano gravi malattie, spesso mortali.
Dal punto di vista economico Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha certificato nei giorni scorsi l’aumento pazzesco dei costi di mantenimento di un’automobile successivi all’acquisto, che in 20 anni sono più che raddoppiati: +170% per i carburanti, +128% per manutenzione ordinaria, +202% per l’assicurazione RCA, +198% per i pedaggi autostradali. Una follia.

Alla luce di tutto questo è chiaro che bisogna prendere una strada completamente diversa favorendo forme di mobilità alternative e meno, se non per niente, dannose: esistono miriadi di possibilità e di modelli concreati relizzati in Italia e nel mondo. Perché Lanciano non dev’essere parte di questi esempi virtuosi che attirano ammirazione e visibilità ovunque?
Puntare ancora sui parcheggi auto significa aggravare e non risolvere il problema.
E’ il classico “effetto armadio”: se il tuo armadio scoppia di vestiti è del tutto inefficace comprarne un altro che, in breve, anch'esso si riempirà di nuovo, ma la scelta migliore sarà svuotare quello vecchio di tutto quanto è inutile e saperlo poi gestire con oculatezza. I parcheggi già presenti in città, se razionalizzati e accompagnati da altre scelte in materia di mobilità, sono più che sufficienti ed anzi, se si sceglieranno percorsi sani e virtuosi, in futuro saranno perfino superflui.
In conclusione l’importante è come sempre avere un progetto coerente, sapere dove si vuole portare la Città e in che modo per renderla sempre più vivibile, salubre e motivo di attrazione generale, cosa che porterà sicuri benefici anche dal punto di vista economico.
Siamo sicuri, caro Sindaco, che la sua sensibilità e la sua nota passione per la bicicletta non ci deluderanno ed al più presto renderà un favore a tutti i suoi concittadini incentivandoli al piacere ed al benessere di una bella e sicura pedalata quotidiana.

Franco Mastrangelo – NUOVO SENSO CIVICO Lanciano

Per aderire all’appello e dargli maggiore forza invitiamo tutti a mandare un’e-mail all’indirizzo francomnsc@email.it indicando nome, cognome e luogo di residenza e scrivendo "ADERISCO" ed a diffondere il più possibile questa iniziativa.



venerdì 24 agosto 2012

LETTERA A PASSERA, AGLI ALTRI MINISTRI E AI POLITICI CONTRO LA PETROLIZZAZIONE DELL'ITALIA E DELL'ABRUZZO


     
                                                    Al Ministro dello Sviluppo Economico
                                                    Dott. Corrado Passera
                                                    Via Molise, 2
                                                    00187  ROMA

                         e p. c.                   Al Presidente del Consiglio dei Ministri
                                                      Palazzo Chigi
                                                      Piazza Colonna, 370
                                                      00187  ROMA

                                                      AL MINISTRO DELL’ECONOMIA
                                                      Dott. Grilli
                                                  
                                                       Al Ministro dell’Ambiente e della  
                                                       Tutela del Territorio e del Mare
                                                       Via Cristoforo Colombo, 44
                                                        00147  ROMA
                                                  
                                                        Al Ministro per il Turismo
                                                     Via Ferratella in Laterano, 51
                                                      00184 ROMA                                   
                                                     
                                                        Al Presidente della Giunta Regionale
                                                        Dell’Abruzzo
                                                        Palazzo dell’Emiciclo
                                                        67100   L’AQUILA

                                                       Al Parlamento Europeo
                                                       Avenue du President R. Schuman
                                                       CS 91024,    F-67070
                                                       STRASBURG CE
                                                                                      
                                                        Ai Presidenti delle Province di Chieti,
                                                       Teramo e Pescara

                                                    Ai singoli Parlamentari Abruzzesi    
                  
                                                        Ai singoli Consiglieri Regionali
                                                        Della Regione Abruzzo
       
                                                       Al Presidente della Giunta Regionale
                                                        Della Puglia
                                                        Lungomare Nazario Sauro, 33
                                                        70121 BARI

                                                        Al Presidente della Giunta Regionale
                                                        Del Molise
                                                        Via XXIV Maggio, 130
                                                        86100 CAMPOBASSO

                                                        Al Presidente della Giunta Regionale
                                                        Delle Marche
                                                        Via Gentile da Fabriano, 9
                                                        60122 ANCONA

                                                       A Segretari Nazionali di tutti i partiti politici

  Abbiamo letto dei Suoi propositi di facilitare la diffusione in Italia delle trivellazioni per la ricerca e l’estrazione di petrolio e gas allo scopo di ridurre del 20% la dipendenza da petrolio e da gas stranieri e ne abbiamo riportata la netta impressione che Lei non abbia una visione completa e approfondita di tutti gli aspetti della questione, per la quale sembra abbia dato credito  solo alle opinioni interessate dei petrolieri e dei loro amici. E ci scusi per la nostra franchezza.
        Va detto innanzitutto  che non c’è in Italia una struttura tecnica dello stato che, in condizioni di monopolio, estragga gli idrocarburi dal suolo del nostro paese e li adoperi per calmierare il mercato e per incamerare i profitti.  In realtà le compagnie che operano in Italia sono quasi tutte straniere e sono esse a diventare proprietarie degli idrocarburi estratti e a immetterli sul mercato ai prezzi correnti. Allo Stato italiano vanno solo delle royalties, le più misere del mondo, e cioè il 4% degli idrocarburi estratti in mare  e al massimo il 10% di quelli estratti sulla terraferma, anzi della quantità di idrocarburi che le Compagnie dichiarano di aver estratto nell’uno e nell’altro caso.
  Ci permettiamo pertanto di richiamare alcuni dati, peraltro rilevabili nel sito del Suo Ministero: in 110 anni, e cioè fino al 2010, i pozzi perforati  del nostro Paese sono stati 5.424 in terraferma e 1.681 in mare (di questi in Abruzzo, che è la regione in cui opera l’associazione scrivente, sono stati rispettivamente 554 e 136). Le perforazioni che hanno dato esito positivo in Italia sono state 3.942.  Di tutti i pozzi perforati in questi 110 anni sono restati attualmente attivi meno di 1.500 e produttivi meno di 1.000.                 Va rilevato il dato allarmante del carattere effimero delle imprese estrattive: le 181 imprese alle quali, dal 1949, sono stati dati permessi di ricerca e coltivazione di idrocarburi in terra e in mare,  hanno cambiato titolarità in media  tre volte nel corso dell’affidamento; in Abruzzo le imprese attualmente in esercizio sono 23, di  cui 12 sono vecchie e 11 sono le compagnie “nuove”, che gestiscono pozzi attivi e di dette imprese solo due hanno i requisiti tecnici, economici e finanziari necessari.
   Le imprese che operano nel nostro Paese sono solitamente straniere e sono state “italianizzate” intestandole in massima parte ad ex dipendenti di industrie petrolifere nazionali (case madri alle quali i predetti ex dipendenti sono legati), hanno sede, per pura formalità, in studi legali o notarili, hanno capitali irrisori (di 4 o 5 mila Euro) e a causa della loro dimensione non presentano bilanci a nessuno; alcune sono s.r.l. e, in caso di necessità, impiegherebbero pochi minuti a sparire. Inoltre c’è una scissione tra la gestione tecnico-operativa degli impianti, mentre la gestione commerciale e fiscale è riservata ad organizzazioni fatte da uomini di paglia, che spesso adottano contabilità semplificata (= niente bilanci): così le multinazionali, pur di non pagare e di non garantire, non si vergognano di apparire degli straccioni.   Il risultato è  che nessuna di queste imprese operanti nel nostro Paese - neppure l’ENI – è davvero in grado di fronteggiare un evento disastroso.
  Orbene, la verità è che, nonostante il recepimento della direttiva europea cosiddetta “Golfo del Messico”, ci sono opacità e plateali violazioni di legge nelle procedure del rilascio di permessi, concessioni, proroghe e rinnovi. 
 Inoltre non si tiene in alcun conto, ad esempio, che il mare Adriatico, su cui si appuntano molti appetiti dei petrolieri, è un mare fragile, chiuso, con lenti ricambi di acqua, già sottoposto a decine e decine di concessioni petrolifere avanzate lungo la costa dei Trabocchi, alle isole Tremiti, in Salento, lungo la riviera emiliana e marchigiana, da parte di ditte straniere che ripetutamente assicurano ai loro investitori che trivellare in Italia è facile ed economicamente conveniente. Quelli in produzione in Abruzzo sono attualmente 15 in terraferma, tutti per l’estrazione del gas,  e 56 in mare, di cui 26 per l’estrazione del gas.
Lo stesso scenario si ripete nel mar Ionio e in Sicilia.
        Non vi pare che questi mari meritino di essere protetti per il godimento delle generazioni presenti e future e non venduti al miglior offerente straniero per  pochi spiccioli e per il miraggio di posti di lavoro che, nell’industria petrolifera, sono  sempre molto pochi ?     E poi non è forse vero che, per ogni posto di lavoro che si crea nell’industria petrolifera, tanti di più se ne distruggono nell’agricoltura e nel turismo ?
 A chi, come il presidente di Nomisma Energia,  vorrebbe eliminare ogni limite di distanza dalle coste, va ricordato che lungo le coste americane vige il divieto assoluto di trivellare e di eseguire ispezioni sismiche a meno di 160 chilometri dalla riva, per proteggere turismo ed ambiente. Occorre una visione lungimirante per tutti i mari che bagnano il nostro paese e servono leggi che li proteggano dalle trivellazioni selvagge e interdicano la realizzazione di nuovi pozzi petroliferi, coinvolgendo, per l’Adriatico,  anche le comunità costiere della ex-Yugoslavia.  Poiché se in Adriatico si verificasse un incidente anche mille volte più piccolo di quello del Golfo del Messico,  questo mare diverrebbe un mare morto per i prossimi cento anni. Al già citato presidente della Nomisma Energia – che si lamenta del fatto che a Miglianico in Abruzzo la gente, con alla testa il vescovo, si è opposta allo sfruttamento di un giacimento – voglio ricordare che annesso all’impianto di estrazione e nel bel mezzo di una zona di vigneti di alto pregio e in prossimità di abitazioni, sorgerebbe un impianto per la desolforazione, definito pudicamente “Centro oli”: orbene, il limite di tollerabilità di quel potentissimo veleno,  che si produce nell’estrazione e nella desolforazione dei nostri idrocarburi, e cioè l’idrogeno solforato, è, per la legge italiana, 6 mila volte più alto del limite posto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e addirittura di 30 mila volte quello degli USA. Per non parlare di un’alta concentrazione di elementi cancerogeni e mutageni, che si sviluppa sempre intorno alle attività petrolifere. Lei Signor Ministro, vorrebbe vivere in prossimità di tali impianti?  Lei sa che a Gela  nasce una percentuale molto alta di bimbi malformati ? Noi non sappiamo se Lei ha dei figli o dei nipoti: se ne ha,  vorrebbe che vivessero e concepissero la loro prole a Gela o in altre consimili località ?
Infine, per restare all’Abruzzo,  va rammentata la situazione che si verrebbe a creare in Val di Sangro ove fossero realizzati dalla società americana Forrest Oil, i pozzi per l’estrazione del gas con annessa raffineria, poco a valle della diga di Bomba, gli stessi pozzi che l’AGIP, inizialmente titolare della concessione, rinunciò a realizzare adducendo che la prevedibile subsidenza, in un’area geologicamente instabile perché, investita da numerose frane e ai piedi di una diga di terra, avrebbe potuto costituire un grave pericolo, che poteva essere scongiurato in un solo modo: svuotando completamente il lago degli 80 milioni di metri cubi che lo riempiono. Orbene, poiché l’abbassamento del suolo si è verificato dovunque in Italia hanno fatto estrazioni, è altamente possibile che, verificandosi anche in questo caso, possa essere accelerato lo scatenarsi di frane (purtroppo tuttora in atto) e ne possa essere destabilizzata la diga. E’ appena il caso di ricordare che nel nostro Paese le tragedie sono quasi sempre annunciate e che in questa valle vivono 15 mila abitanti e vi sono fabbriche che danno lavoro a circa 13 mila operai e ne fanno un epicentro dello sviluppo industriale del Centro-Sud. C’è qualcuno che, in questo governo, vuole passare allo storia legando il suo nome ad una prevedibile catastrofe? Infine le royalties : esse sono pagate solo da imprese che commercializzano direttamente i prodotti, mentre quelle che hanno permessi di ricerca e prospezione pagano solo un canone miserrimo di affitto delle aree. Inoltre le imprese assoggettabili al pagamento delle royalties, sono esentate per periodi e produzioni iniziali dell’attività, così se esse cambiano titolarità finiscono per non pagare niente: così erano solo 5 fino al 2010 le Compagnie che le  versavano, e solo 9 nel 2012, ditalché il totale dei versamenti nel 2011 è stato di Euro 276.529.819,37.
 Se tutto quel che diciamo è vero, vale la pena devastare ulteriormente il suolo dell’Italia, cioè di un paese intensamente antropizzato e la cui  ricchezza irrinunciabile consiste nella bellezza del paesaggio e nel suo sterminato patrimonio artistico e monumentale?
 Per restare all’Abruzzo, va ricordato che questa regione ha scelto da alcuni decenni un tipo di sviluppo fondato sull’industria manifatturiera, sulla preservazione dell’ambiente con la creazione dei parchi che coprono oltre il 30% del suo territorio (ed anzi altri parchi reclama, come quello della Costa Teatina, che dovrà essere attraversato da 40 km di pista ciclabile che si snoderà lungo la vecchia area di sedime della ferrovia), sul turismo e su un’agricoltura volta a immettere sul mercato prodotti d’eccellenza.       Si illude chi pensa che le popolazioni di questa terra possano tornare indietro rispetto a queste scelte ed accettare un destino di regione mineraria petrolifera, così come vuole la Legge Obiettivo del 2008. Ne è la prova il fatto che due associazioni, Nuovo Senso Civico e Difesa Beni Comuni, hanno raccolto in Abruzzo ben 50.150 firme, poi inviate ai ministeri interessati, sotto una petizione che chiedeva, sulla base di una legge del 91, la revoca di tutti i permessi di ricerca e di estrazione di idrocarburi, “per gravi motivi ambientali”.
 Signor Ministro, non dovremmo essere noi a ricordarLe che quando si intende compiere un atto di governo, bisogna sempre avere l’accortezza di chiedersi non solo se ci sono vantaggi effettivi, ma anche quali le prevedibili interazioni e gli effetti nella vita civile di una nazione: anzi proprio nel vedere ogni problema nella sua complessità consiste l’arte del governo. Ebbene, lo faccia anche in questo caso e senza alcun pregiudizio, si dedichi personalmente ad una indagine approfondita per la quale Lei ha mezzi e capacità personali, e soprattutto non affidi l’esame delle questioni che poniamo ai tecnici del settore e scoprirà con quale disinvoltura i petrolieri, nel silenzio e nell’acquiescenza generali, violino le leggi; e da ultimo constaterà che, in materia  di petrolizzazione dell’Italia, sono infinitamente maggiori i rischi che il Paese verrebbe  a correre e i danni che subirebbe rispetto ai vantaggi che ne ricaverebbe. Nell’attesa di una risposta non formale, Le porgiamo distinti ossequi.
                                         
                                            Nuovo Senso Civico

                                                   Il Presidente
                                               Alessandro Lanci

AGGIORNAMENTO DAL MONDO REALE DEL 25 AGOSTO 2012:

Venezuela: esplosione in raffineria, almeno 19 morti e 48 feriti

Tra loro anche un bambino di 10 anni, 50 feriti

25 agosto, 17:28  (Agenzia ANSA)

L'incendio Venezuela (foto tratta da El Nacional)

L'incendio Venezuela (foto tratta da El Nacional)

Almeno 24 persone - tra cui un bambino di 10 anni - sono morte e oltre 50 sono rimaste ferite nell'esplosione avvenuta in mattinata in una raffineria di petrolio nell'ovest del Venezuela.
L'esplosione e' avvenuta nella piu' grande raffineria di petrolio del Venezuela, la Amuay refinery, ed e' stata provocata da una perdita di gas. Lo scoppio ha provocato danni alla struttura e alle abitazioni che si trovano nelle vicinanze. I servizi di emergenza sono sul posto dove fumo e fiamme sono visibili al di sopra della struttura ed e' in corso l'evacuazione degli abitanti. Il governatore locale, Stella Lugo, ha riferito che la situazione adesso e' sotto controllo. ''Non ci sono rischi di altre esplosioni'', ha detto.
Il vicepresidente venezuelano, Elias Jaua, ha affermato che "la situazione è adesso sotto controllo". "In queste ore - ha aggiunto - la priorità è l'attenzione ai feriti e cercare di salvare il maggior numero di vite umane".
La raffineria di Amuay, che produce 645mila barili di greggio al giorno, e' parte del Paraguana Refining Center, uno dei complessi di raffinerie piu' grandi al mondo, con una capacita' complessiva di 955 mila barili al giorno.

sabato 18 agosto 2012

PETROLIO, BUGIE E DELIRI: FACCIAMO IN MODO CHE PASSERA PASSERA'...(SENZA FAR DANNI)

Riproduciamo qui di seguito per intero un recente post di Maria Rita D'Orsogna riguardante i nefasti propositi del ministro Passera (e quindi, di conseguenza, dell'intero governo Monti) riguardo petrolio e trivellazioni.

Vogliamo soltanto aggiungere che l'Italia è stata ridotta nelle attuali penose condizioni da intere generazioni di politici, amministratori e dirigenti pubblici e privati che non hanno mai guardato al di là del proprio naso, per i quali l'interesse era solo l'immediato, senza nessun progetto innovativo o visione di largo respiro e soprattutto di lungo termine favorevole all'intera comunità.
Che un governo "tecnico" che ribadisce continuamente di essere diverso da tutti gli altri governi "politici" faccia dei ragionamenti così miopi e antistorici, come se nulla fosse cambiato in cinquant'anni in ambito energetico e scientifico, lascia sinceramente di stucco.

Se poi, come hanno fatto quasi tutti finora, all'interesse generale ed al bene comune si preferiscono gli interessi dei soliti pochi noti, allora tutto diventa più chiaro.

Solo che questa volta troverete una massa di persone informate e consapevoli che sapranno benissimo cosa fare per smontare pezzo pezzo queste assurde velleità.

Dal blog di Maria Rita D'Orsogna:

Sunday, August 12, 2012
I DELIRI DI PASSERA
Caro signor Passera,


Ci sarebbe veramente da ridere al suo modo malato di pensare, ai suoi progetti stile anni '60 per aggiustare l'Italia, alla sua visione piccola piccola per il futuro.

Invece qui sono pianti amari, perche' non si tratta di un gioco o di un esperimento o di una scommessa.

Qui si tratta della vita delle persone, e del futuro di una nazione, o dovrei dire del suo regresso.

Lei non e' stato eletto da nessuno e non puo' pensare di "risanare" l'Italia trivellando il bel paese in lungo ed in largo.

Lei parla di questo paese come se qui non ci vivesse nessuno: metanodotti dall'Algeria, corridoio Sud dell'Adriatico, 4 rigassificatori, raddoppio delle estrazioni di idrocarburi.

E la gente dove deve andare a vivere di grazia?
Ci dica.

Dove e cosa vuole bucare?
Ci dica.

I campi di riso di Carpignano Sesia? I sassi di Matera? I vigneti del Montepulciano d'Abruzzo? Le riserve marine di Pantelleria? I frutteti di Arborea? La laguna di Venezia? Il parco del delta del Po? Gli ospedali? I parchi? La Majella? Le zone terremotate dell'Emilia? Il lago di Bomba? La riviera del Salento? Otranto? Le Tremiti?

Ci dica.

Oppure dobbiamo aspettare un terremoto come in Emilia, o l'esplosione di tumori come all'Ilva per non farle fare certe cose, tentando la sorte e dopo che decine e decine di persone sono morte?

Vorrei tanto sapere dove vive lei.

Vorrei tanto che fosse lei ad avere mercurio in corpo, vorrei tanto che fosse lei a respirare idrogeno solforato dalla mattina alla sera, vorrei tanto che fosse lei ad avere perso la casa nel terremoto, vorrei tanto che fosse sua moglie ad avere partorito bambini deformi, vorrei tanto che fosse lei a dover emigrare perche' la sua regione - quella che ci dara' questo 20% della produzione nazionale - e' la piu' povera d'Italia.

Ma io lo so che dove vive lei tutto questo non c'e'. Dove vive lei ci sono giardini fioriti, piscine, ville eleganti soldi e chissa', amici banchieri, petrolieri e lobbisti di ogni genere.

Lo so che e' facile far cassa sull'ambiente. I delfini e i fenicotteri non votano. Il cancro verra' domani, non oggi. I petrolieri sbavano per bucare, hanno soldi e l'Italia e' corrotta. E' facile, lo so.

Ma qui non parliamo di soldi, tasse e dei tartassamenti iniqui di questo governo, parliamo della vita della gente. Non e' etico, non e' morale pensare di sistemare le cose avvelenando acqua, aria e pace mentale della gente, dopo averli lasciati in mutande perche' non si aveva il coraggio di attaccare il vero marciume dell'Italia.

Egregio Ministro PE no, non e' possibile trivellare in rispetto dell'ambiente. Non e' successo mai.  Da nessuna parte del mondo. Mai.

Ma non vede cosa succede a Taranto?

Che dopo 50 anni di industrializzazione selvaggia - all'italiana, senza protezione ambientale, senza controlli, senza multe, senza amore, senza l'idea di lasciare qualcosa di buono alla comunita' - la gente muore, i tumori sono alle stelle, la gente tira fuori piombo nelle urine?

E adesso noialtri dobbiamo pure pagare il ripristino ambientale?

E lei pensa che questo e' il futuro?

Dalla mia adorata California vorrei ridere, invece mi si aggrovigliano le budella.

Qui il limite trivelle e' di 160 km da riva, come ripetuto ad infinitum caro "giornalista" Luca Iezzi. Ed e' dal 1969 che non ce le mettiamo piu' le trivelle in mare perche' non e' questo il futuro. Qui il futuro si chiama high tech, biotech, nanotech, si chiamano Google, Facebook, Intel, Tesla, e una miriade di startup che tappezzano tutta la California.

Il futuro si chiama uno stato di 37 milioni di persone che produce il 20% della sua energia da fonti rinnovabili adesso, ogni giorno, e che gli incentivi non li taglia a beneficio delle lobby dei petrolieri.

Il futuro si chiamano programmi universitari per formare chi lavorera' nell'industria verde, si chiamano 220,000 posti di lavoro verde, si chiama programmi per rendere facile l'uso degli incentivi.

Ma non hanno figli questi? E Clini, che razza di ministro dell'ambiente e'?

E gli italiani cosa faranno?

Non lo so.

So solo che occorre protestare, senza fine, ed esigere, esigere, ma esigere veramente e non su facebook che chiunque seguira' questo scandaloso personaggio e tutta la cricca che pensa che l'Italia sia una landa desolata si renda conto che queste sono le nostre vite e che le nostre vite sono sacre.