sabato 27 settembre 2014

IN FIAMME LA RAFFINERIA DI MILAZZO: ECCO IL FUTURO CHE CI ASPETTA. FERMIAMOLI FINCHE' SIAMO IN TEMPO!





 Milazzo, incendio nella raffineria. A fuoco un milione di litri di carburante
Foto da Twitter - @cmalfi

Nel post pubblicato ieri sulle osservazioni a "Elsa 2" (clicca QUI ) avevamo inserito la foto di una piattaforma in fiamme. Qualcuno (i soliti in malafede) ci aveva accusato come sempre di allarmismo infondato: ecco che purtroppo, dopo neanche 24 ore, la realtà si ripresenta tragica a presentare il conto con un'intera raffineria in fiamme nella sfortunata Sicilia, terra anch'essa, insieme a Basilicata e Abruzzo, condannata al baratro petrolchimico.

Se accadesse, come già successo, in mare, peggio ancora.
La società irlandese "petroceltic", titolare di diversi permessi petroliferi tra cui appunto la piattaforma "Elsa 2" ha un capitale sociale di 2 milioni di euro!!! In caso di incendio o grave incidente chi ci mandiamo ad intervenire, i marines?

Se poi leggiamo le sconcertanti dichiarazioni di Federpetroli (vedi sotto nell'articolo de "Il fatto quotidiano") cominciano a tremarci i polsi: "Nonostante la nube a seguito dell’incendio, non vi sono situazioni dannose per l’ambiente e l’aria circostante”.“La Raffineria di Milazzo dopo gli interventi negli anni scorsi sull’ammodernamento delle infrastrutture, risulta una delle più all’avanguardia a livello europeo con impianti di raffinazione di alta efficienza tecnologica." !!!???!!
Nessun danno per l'ambiente e la salute?? E come fate a dirlo quando l'incendio non è ancora spento e sulla base di quali dati o analisi? Ed anche senza queste non vi risulta che respirare quell'aria sia devastante per la salute degli esseri umani per non parlare della diossina e delle altre schifezze che si depositeranno al suolo? 
E meno male che ci dicono che quell'impianto è uno dei più moderni in Europa!
 
Fidarsi di queste persone sarebbe da pazzi: sono quelli che hanno esultato con lo "Sblocca Italia" di Renzi.
Fidarsi di Renzi e del governo che sostiene e incentiva queste persone è da incoscienti.
Lo ripetiamo ancora una volta: FERMIAMOLI FINCHE' SIAMO IN TEMPO SE NON VORREMO PENTIRCENE AMARAMENTE. 
GIU' LE MANI DALLA NOSTRA VITA!!
           NUOVO SENSO CIVICO

Milazzo, in fiamme un serbatoio di una raffineria. A fuoco un milione di litri di carburante:"Rischio ambientale"

(da "QN-Quotidiano Nazionale")


Milazzo, incendio nella raffineria. 

(DA "IL FATTO QUOTIDIANO")

Il rogo è divampato intorno a mezzanotte e 45 per cause ancora da accertare. Comune e Federpetroli rassicurano: "Nessun rischio per la popolazione". Le fiamme visibili nella notte a chilometri di distanza



Un incendio di vaste proporzioni si è sviluppato all’interno della Raffineria Mediterranea di Milazzo. Secondo le informazioni diffuse dalla centrale operativa provinciale dei vigili del fuoco le fiamme, che si notano a diversi chilometri di distanza, riguardano un deposito che contiene un milione di litri di carburante. Non si registrano fino ad ora feriti. Sul posto stanno operando tre squadre dei vigili del fuoco provenienti da Milazzo e Messina, oltre a quelle del servizio di sicurezza della Raffineria. Secondo la centrale operativa la situazione in questo momento è “sotto controllo” e non è stato predisposto alcun piano di evacuazione della zona, anche se centinaia di famiglie che risiedono nella zona hanno preferito allontanarsi in auto per paura intasando le strade del comprensorio.
Il rogo è sviluppato intorno alle 0,45 per cause ancora da accertare; le fiamme, che si levano altissime, sono visibili per diversi chilometri dai comuni della fascia tirrenica del messinese. Al Comune di Milazzo il sindaco, Carmelo Pino, ha insediato il Coc (Centro operativo comunale), in stretto contatto con la Prefettura di Messina che coordina i soccorsi. Al momento è stato confermato che non vi è alcun pericolo per la popolazione e che i vigili del fuoco stanno raffreddando con getti d’acqua il serbatoio in attesa che si esaurisca il carburante. L’operazione potrebbe durare diverse ore. L’ultimo incidente grave alla Raffineria di Milazzo risale al 4 giugno 1993, quando in una esplosione all’interno dell’impianto Topping 4 morirono 7 persone.
Dopo l’incidente, FederPetroli Italia ha diffuso un comunicato: “Al momento l’incendio è domato dalle forze del Vigili del Fuoco e da altre squadre di sicurezza e si procede con intervento mirato sino ad esaurimento bruciatura prodotto presente nei serbatoi”, riferisce FederPetroli. “Il Comune di Milazzo e la Prefettura di Messina – si legge ancora – ci hanno confermato che nessun operaio o tecnico è rimasto ferito nell’incidente al serbatoio 513 e non è presente alcun allarme rosso. Nonostante la nube a seguito dell’incendio, non vi sono situazioni dannose per l’ambiente e l’aria circostante”.
“La Raffineria di Milazzo dopo gli interventi negli anni scorsi sull’ammodernamento delle infrastrutture, risulta una delle più all’avanguardia a livello europeo con impianti di raffinazione di alta efficienza tecnologica. FederPetroli Italia sta monitorando la situazione con gli organi preposti fino a fermo diretto e stato di sicurezza dell’incidente”, conclude FederPetroli.

venerdì 26 settembre 2014

LE OSSERVAZIONI CONTRO "ELSA 2": UN ATTO CONCRETO CHE TUTTI POSSONO FARE PER OPPORSI ALLA DERIVA PETROLIFERA ABRUZZESE.

L'attacco petrolifero e trivellatore alla nostra Regione è ormai spudorato, forte del sostegno incondizionato dello sbrigativo Renzi e del suo governo, il vecchio che avanza, specialmente nel settore energetico.

Ripartono così le procedure autorizzative per un altro progetto simile a Ombrina, denominato "ELSA 2" della compagnia irlandese "petroceltic" (affari d'oro in Italia, all'arrembaggio!!!) nel bellissimo mare tra Francavilla e Ortona, nonostante fosse stato già bocciato nel 2011.

Ma nel Belpaese si sa, nulla vede una conclusione definitiva specie se in ballo ci sono forti interessi dei soliti noti, alla faccia di tutti gli altri.

Nuovo Senso Civico ha presentato le sue dettagliate osservazioni in consultazione pubblica e invita tutti, enti pubblici o soggetti privati a fare altrettanto magari attingendo alla nostra documentazione che può essere richiesta all'indirizzo:
I TERMINI SCADONO IL 30 SETTEMBRE 2014



Ricordiamo che chi abbia interesse può presentare in forma scritta proprie osservazioni, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi, indirizzandoli al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; l’invio delle osservazioni può essere effettuato anche mediante posta elettronica certificata al seguente indirizzo:

Fermiamoli per salvare l'Abruzzo prima che sia troppo tardi! (i politici passano, i disastri restano...)

martedì 16 settembre 2014

RENZI E IL PETROLIO, IL VECCHIO CHE AVANZA. L'ALTERNATIVA C'E' E SI CHIAMA BIOMETANO. INTANTO PREPARIAMOCI ALLA MOBILITAZIONE!

Pubblichiamo qui di seguito un articolo del Prof. Federico Valerio come al solito illuminante e dettagliato sulle conseguenze suicide della scelta petrolifera renziana e sulla possibile, virtuosa alternativa che si chiama biometano.

Intanto prepariamoci in Abruzzo ad una mobilitazione ancora più poderosa della precedente per fermare lo "sblocca-petrolio" e l'"ammazza salute-economia-ambiente" che il governo ci sta confezionando su misura e che decreterebbe il tramonto di ogni speranza per la nostra amata regione.

A FINE ARTICOLO L'APPELLO DEI COMITATI ABRUZZESI PER BLOCCARE LA DERIVA PETROLIFERA.

13 settembre 2013
La volata l'ha data Monti nel 2013, con l'approvazione della Strategia Energetica Nazionale (SEN).

L' "assist" l'ha dato Prodi, ricordandoci tutto il petrolio che giace sotto ai nostri piedi  e Renzi, il vecchio che avanza, ha concluso l'opera, con l'approvazione del decreto "Sblocca Italia".

Con questo atto, in barba ai tanti "comitatini",  Renzi ha regalato, ha dato in concessione il nostro Paese, alle multinazionali che ora potranno liberamente trivellare il Paese e i suoi fondali, alla ricerca dell'ultimo petrolio, i fondi di barile.

Alle multinazionali rimarrà una barcata di soldi (15 miliardi di euro sono gli investimenti previsti) a noi, un'elemosina sotto forma di "rojalties", qualche posto di lavoro e certamente l'inquinamento della terra, del mare, del suolo e un maggior rischio di terremoti a seguito delle nuove tecniche estrattive che frammentano le rocce in profondità per recuperare il recuperabile.
L'obiettivo di questa svendita è quello di trovare ed estrarre, per qualche decina di anni, l'ultimo gas e l'ultimo petrolio presente in Italia: in tutto, le riserve accertate ammontano a 126 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.

Tanto per essere chiari, il nostro attuale consumo annuale di combustibili fossili è di 135 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.

Pertanto, tutto il petrolio e tutto il gas che sta sotto ai nostri piedi ci basterebbe per coprire, si e no, un anno di consumi.  E poi?
Eppure in Italia c'è una "miniera" inesauribile che si potrebbe ben conciliare con le altre vocazioni del nostro Paese: la produzione di cibo buono, il bel paesaggio, la cultura.

Questa miniera "verde" è rappresentata dagli scarti agricoli, i reflui zootecnici, gli scarti di cucina che, saggiamente gestiti, con l'aiuto di batteri si degradano a metano (biometano) che, opportunamente raffinato può essere immeso nella rete di distribuzioneì del gas ed utilizzato al posto del metano fossile che oggi compriamo dalla Russia, dalla Libia, dai paesi del Mare del Nord.

Una stima dell'ENEA ha valutato che queste potrebbero essere le produzioni annuali di biometano in Italia, a partire da una serie di scarti che il Paese gia produce e da specifiche coltivazioni agricole non commestibili:

                                                   milioni di metri cubi di biometano
  • Reflui zootecnici                                1.005
  • Scarti di macellazione                            24
  • Frazione organica rifiuti urbani             732
  • Scarti agricoli                                      1.760
  • Coltivazioni non commestibili            1.034
                                           TOTALE             4.555

I 4,5 miliardi di metri cubi di biometano che il nostro Paese potrebbe produrre dai propri scarti, con un impatto ambientale nettamente inferiore a quello delle trivellazioni, trasporto e raffinazione del greggio e del gas naturale, sono circa la metà del volume di gas naturale che, complessivamente (mare e terra) è stato estratto in Italia nel 2012: 8,5 miliardi di metri cubi.

Il piano del governo Renzi prevede che le nuove trivellazioni potrebbero aumentare al massimo del 14% la nostra produzione nazionale di idrocarburi.

Peccato che questa produzione aggiuntiva è destinata ad esaurirsi in pochi decenni e che questa scelta aumenterà, inevitabilmente, le emissioni di gas serra.

Al contrario, la produzione nazionale di biometano è di fatto inesauribile, in quanto rinnovabile di anno in anno, non richiede grandi finanziamenti, non obbliga a deleghe alle multinazionali, non contribuisce al cambiamento climatico, è compatibile con il turismo e la produzione agricola di qualità, non consuma territorio, riduce la nostra bolletta energetica, crea stabile e qualificata occupazione, lascia a casa tutto il suo valore economico, risolve i problemi legati allo smaltimento di questi scarti.

Infine, la produzione di biometano ha un effetto collaterale positivo che l'estrazione di petrolio non ha: la produzione di compost di qualità da usare come ammendante agricolo.
E la mancata necessità di ricorrere a fertilizzanti di sintesi sarebbe un'altra voce positiva al bilancio economico ed ambientale del Paese.

Spetta ora al popolo dei "comitatini" aprirsi al cambiamento in grado di garantire uno sviluppo che dura nel tempo, chiudere al più presto l'era dei berlusca e dei renzi e riappropriarsi della propria sovranità.

Federico Valerio



Associazione Nuovo Senso Civico

Comitato NoTriv Abruzzo

Forum Abruzzese Movimenti per l'Acqua

Comitato gestione partecipata del territorio di Bomba

Comitati Cittadini di Salvaguardia dell'Ambiente

Zona ventidue S. Vito



APPELLO CONTRO LA DERIVA PETROLIFERA E IL DECRETO “SBLOCCA TRIVELLE”



DECRETO “SBLOCCA L'ITALIA”...DISTRUGGENDO IL BELPAESE E L'ABRUZZO.



DOBBIAMO E POSSIAMO FERMARLO!

SERVE LA MOBILITAZIONE DELLA COMUNITA' ABRUZZESE



Il Governo Renzi nel cosiddetto Decreto “Sbocca Italia – Italia fossile” sancisce la trasformazione dell'Abruzzo con la deriva petrolifera segnandone il futuro per i prossimi decenni con inquinamento, arretratezza e sottosviluppo. Nei prossimi due mesi dovrà essere convertito in Legge dal Parlamento: dobbiamo fermare questo scempio mobilitandoci per il nostro mare e per la nostra terra.



Nel Decreto si fa esplicito riferimento all'applicazione concreta della Strategia Energetica Nazionale che prevede la trasformazione dell'Abruzzo in un distretto minerario per gli idrocarburi. Tale Strategia è stata voluta da un governo non eletto presieduto da Monti, con il ministro Passera, lo stesso che ha fortemente voluto la riduzione dei divieti per le trivellazione nel limite delle 12 miglia marine, riesumando progetti petroliferi come Ombrina, Elsa e Rospo Mare. Il Decreto anticipa la riforma della Costituzione con l'accentramento del potere a Roma nell'esecutivo senza alcun ruolo per i cittadini e i territori.



Una concezione antidemocratica che è ben visibile leggendo questo Decreto che prevede:

-il riconoscimento del carattere strategico praticamente di ogni infrastruttura legata agli idrocarburi: gassificatori, gasdotti, stoccaggi di gas nel sottosuolo, attività di prospezione e sfruttamento di giacimenti di idrocarburi, Qualsiasi norma inserita in un piano per la tutela paesaggistica e ambientale (ad esempio un piano di un parco nazionale) potrà essere superata per la realizzazione dei gasdotti.

-la realizzazione di queste attività con procedure di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità con tanto di apposizione di vincolo preordinato all'esproprio dei terreni.

-il titolo concessorio sarà unico, mentre ora i titoli sono due: permesso di ricerca e concessione di coltivazione. Un grande favore alle multinazionali che, una volta individuato un giacimento, potranno reclamare "un diritto acquisito" per lo sfruttamento del patrimonio dello Stato.

-tutte le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale per le attività di ricerca, prospezione ed  estrazione in terraferma saranno sottratte alle regioni e assegnate allo Stato, con conseguente accentramento dei poteri a discapito del diritto dei cittadini che abitano su territorio di far sentire la propria voce.

-la possibilità di autorizzare con pochissimi studi a supporto attività di estrazione "sperimentali" in mare nelle aree a confine con altri paesi, per 5 anni rinnovabili per altri 5. In un mare chiuso come l'Adriatico, fonte di reddito per milioni di italiani, e in zone a fortissimo rischio di subsidenza, invece di garantire il livello massimo di protezione dell'ambiente si da il via libera con sufficienza allo sfruttamento degli idrocarburi.



Gli allarmi sui cambiamenti climatici causati dalle emissioni dell'economia del petrolio sono ormai quotidiani ma il Governo pensa ad aumentare la produzione di idrocarburi e non a uscire dalla dipendenza energetica assicurando la produzione dell'energia da sole, acqua e vento.



Il Governo condanna l'Abruzzo all'arretratezza connessa ad un'economia del passato, “fossile” appunto, lanciando la nostra Terra su un binario ormai morto dell'economia.  I consumi di petrolio per la mobilità possono essere ridotti ed azzerati a breve, con l'avvento delle auto ibride ed elettriche che stanno avendo un boom e che entro sei anni diventeranno concorrenziali. Le regioni, come la Basilicata, che da decenni hanno visto sorgere impianti petroliferi e aumentare l'inquinamento, hanno un'economia ferma, con disoccupati alle stelle ed emigrazione continua. Già oggi l'Abruzzo è su un altro percorso e, oltre ad aver puntato sui parchi, consuma il 60% dell'energia elettrica da fonti rinnovabili.



Si arriva al paradosso che le produzioni viti-vinicole, il paesaggio della costa dei trabocchi e in generale il nostro territorio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili, e su cui si fonda la nostra economia non sono attività strategiche a norma di legge mentre lo sono i pozzi e l'economia del petrolio che sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante inquinamento e su cui fanno grandi profitti poche multinazionali.



I comitati lanciano quindi un appello all'intera comunità abruzzese affinché si mobiliti con tutte le sue forze e componenti per evitare che la Regione Verde d'Europa abbia per decenni un futuro nero petrolio.



Alle associazioni, comitati, categorie sociali ed economiche, alle istituzioni e alle diocesi chiediamo di aderire alla mobilitazione attivandosi ognuno secondo le proprie forze e modalità organizzative e comunicative. Il Decreto sarà esaminato dal Parlamento nelle prossime settimane e dalla sua pubblicazione vi sono due mesi di tempo per la conversione in Legge. Scaduto questo termine il Decreto decade.



Noi Comitati ci impegniamo a:

-realizzare incontri capillari sul territorio per illustrare i contenuti del Decreto alla popolazione;

-ad organizzare sit-in e blitz in momenti pubblici;

-ad attivare una petizione per raccogliere le firme per la modifica della Strategia Energetica Nazionale e per una riforma della Costituzione rispettosa dei diritti dei territori;

-ad organizzare un momento di incontro pubblico con i rappresentanti alla Camera nella Commissione Ambiente;

-contattare gli altri comitati che nelle altre regioni si stanno mobilitando contro il Decreto per organizzare la mobilitazione a livello nazionale, visto che, tra l'altro, contiene un elenco lunghissimo di scelte scellerate per l'ambiente e la salute, dagli inceneritori alle norme sull'acqua, dalle grandi opere – grandi affari alle bonifiche.



Al Consiglio regionale e al Presidente della Regione Luciano D'Alfonso chiediamo:

-la convocazione immediata di un Consiglio regionale straordinario con il quale si prendano le distanze dai contenuti del Decreto in materia e si chieda al Parlamento di non convertirlo in legge;

-il supporto alle forme di lotta dei cittadini con prese di posizione chiare sul Decreto sia dal punto di vista mediatico che nelle sedi istituzionali nonché la partecipazione alle iniziative di contrasto.



Ai parlamentari chiediamo:

-di opporsi alla conversione in legge del decreto votando no anche in caso di apposizione della questione di fiducia da parte el Governo, perché non si può svendere il territorio abruzzese e la sua economia per decenni.



Agli enti e alle istituzioni chiediamo:

-di votare e trasmettere al Governo e al parlamento ordini del giorno, delibere e atti contrari al decreto nonché di sostenere le iniziative che i cittadini e i movimenti metteranno in campo.







SEGRETERIA:

Forum abruzzese movimenti per l'Acqua, segreteriah2oabruzzo@gmail.com

Info: 3683188739, 3381195358






sabato 13 settembre 2014

LE CONSEGUENZE DEL PETROLIO

Chi beneficierà della diffusione delle estrazioni petrolifere, delle trivelle in mare e in terra, dei pozzi ovunque, delle raffinerie più o meno galleggianti in Abruzzo come altrove?
Certamente non la salute degli esseri viventi, uomini, donne e bambini compresi.
Certamente non l'economia nè l'occupazione perchè pochissimi saranno i nuovi assunti mentre tantissimi perderanno lavoro e benessere in attività già presenti e totalmente incompatibili con il liquame nero.
Certamente non la democrazia o la legalità come dimostra non solo la cronaca di questi giorni ma l'intera storia d'Italia e mondiale piena di scandali, corruzione e tangenti legati a questo settore.
Ne beneficieranno i soliti pochissimi ricchi o straricchi che diventeranno ancor più ricchi e straricchi sulla nostra pelle e quegli altri cortigiani, politici e servi di ogni genere e grado, che pur di raccogliere qualche briciola di potere e di denaro non avranno scrupolo di soffocare la vita anche dei propri figli.

"Liberi 4 capodogli spiaggiati a Punta Aderci ma ne sono morti 3: si sospetta l'air-gun"



E' una corsa disperata contro il tempo per salvare i 3 capodogli ancora sopravvissuti a Punta Penna, spiaggia della provincia di Vasto    (da ECOBLOG )



ore 18:35
Quattro dei sette capodogli spiaggiati a Vasto sono stali liberati e la Guardia Costiera li segue per aiutarli a riprendere il largo. Lo rende noto Abruzzo24.

Sono circa una cinquantina i volontari che in queste ore stanno tentando il tutto e per tutto peer salvare i capodogli arenati a Punta Punta Aderci, spiaggia nel comune di Vasto in Abruzzo. Secondo le prime ipotesi i mammiferi avrebbero perso l'orientamento spiaggiandosi il che ha portato alla morte di 4 esemplari. Sulla spiaggia ne hanno trovati arenati 9, due, i più piccoli sono stati spostati e hanno ripreso il largo mentre gli altri sette, i più pesanti, sono rimasti bloccati. Di questi, nonostante gli sforzi dei volontari ne sono morti quattro.
L'impegno dei volontari consiste attualmente nel creare le condizioni per mantenere in vita i 3 capodogli sopravvissuti. Le squadre sono coordinate dagli esperti del Centro nazionale emergenza cetacei di Padova e dal Comando generale delle Capitanerie di Porto, sezione Ambiente Marino presso il Ministero dell'Ambiente. Collaborano anche i sommozzatori della Guardia costiera provenienti da San Benedetto del Tronto.
Il WWF però ha una idea precisa della causa che ha portato allo spiaggiamento i cetacei e riguarda l'air-gun ossia l'esplorazione alla ricerca di petrolio sottomarino sparando nei fondali marini bolle di aria compressa che restituiscono onde riflesse. Da queste saranno poi ricavate analisi sulla formazione del suolo e sulla eventuale presenza di idrocarburi. Questa attività di ricerca di idrocarburi sarebbe in corso sulle coste della Croazia e le onde in questione provocano se non la morte la perdita dell’udito per molte specie ittiche il che crea gravi problemi di disorientamento.
Spiega Fabrizia Arduini, referente energia per il WWF Abruzzo:

Il nostro pensiero, anche se e' chiaramente da confermare va all'intensa attività di ricerca geosismica attraverso l'air-gun da parte delle compagnie petrolifere, attualmente utilizzato soprattutto sulle coste dell'altra sponda dell'Adriatico. L'air-gun e' una pratica che per l'intensità di suono prodotto nel sottofondo marino diviene micidiale per i cetacei e non solo, come dimostra una ampia letteratura a riguardo. Anche i sonar militari, in particolare quelli a bassa frequenza hanno conseguenze devastanti per il mare e sono causa diretta di spiaggiamenti di massa e di emorragie per la risalita eccessivamente rapida degli animali spaventati da suoni mai sentiti in mare.
PER APPROFONDIMENTI CLICCA QUI