Pubblichiamo qui di seguito un articolo del Prof. Federico Valerio come al solito illuminante e dettagliato sulle conseguenze suicide della scelta petrolifera renziana e sulla possibile, virtuosa alternativa che si chiama biometano.
Intanto prepariamoci in Abruzzo ad una mobilitazione ancora più poderosa della precedente per fermare lo "sblocca-petrolio" e l'"ammazza salute-economia-ambiente" che il governo ci sta confezionando su misura e che decreterebbe il tramonto di ogni speranza per la nostra amata regione.
A FINE ARTICOLO L'APPELLO DEI COMITATI ABRUZZESI PER BLOCCARE LA DERIVA PETROLIFERA.
A FINE ARTICOLO L'APPELLO DEI COMITATI ABRUZZESI PER BLOCCARE LA DERIVA PETROLIFERA.
13 settembre 2013
La
volata l'ha data Monti nel 2013, con l'approvazione della Strategia Energetica
Nazionale (SEN).
L' "assist" l'ha dato Prodi, ricordandoci tutto il petrolio che giace sotto ai nostri piedi e Renzi, il vecchio che avanza, ha concluso l'opera, con l'approvazione del decreto "Sblocca Italia". Con questo atto, in barba ai tanti "comitatini", Renzi ha regalato, ha dato in concessione il nostro Paese, alle multinazionali che ora potranno liberamente trivellare il Paese e i suoi fondali, alla ricerca dell'ultimo petrolio, i fondi di barile. Alle multinazionali rimarrà una barcata di soldi (15 miliardi di euro sono gli investimenti previsti) a noi, un'elemosina sotto forma di "rojalties", qualche posto di lavoro e certamente l'inquinamento della terra, del mare, del suolo e un maggior rischio di terremoti a seguito delle nuove tecniche estrattive che frammentano le rocce in profondità per recuperare il recuperabile. L'obiettivo di questa svendita è quello di trovare ed estrarre, per qualche decina di anni, l'ultimo gas e l'ultimo petrolio presente in Italia: in tutto, le riserve accertate ammontano a 126 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Tanto per essere chiari, il nostro attuale consumo annuale di combustibili fossili è di 135 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Pertanto, tutto il petrolio e tutto il gas che sta sotto ai nostri piedi ci basterebbe per coprire, si e no, un anno di consumi. E poi? Eppure in Italia c'è una "miniera" inesauribile che si potrebbe ben conciliare con le altre vocazioni del nostro Paese: la produzione di cibo buono, il bel paesaggio, la cultura. Questa miniera "verde" è rappresentata dagli scarti agricoli, i reflui zootecnici, gli scarti di cucina che, saggiamente gestiti, con l'aiuto di batteri si degradano a metano (biometano) che, opportunamente raffinato può essere immeso nella rete di distribuzioneì del gas ed utilizzato al posto del metano fossile che oggi compriamo dalla Russia, dalla Libia, dai paesi del Mare del Nord. Una stima dell'ENEA ha valutato che queste potrebbero essere le produzioni annuali di biometano in Italia, a partire da una serie di scarti che il Paese gia produce e da specifiche coltivazioni agricole non commestibili: milioni di metri cubi di biometano
I 4,5 miliardi di metri cubi di biometano che il nostro Paese potrebbe produrre dai propri scarti, con un impatto ambientale nettamente inferiore a quello delle trivellazioni, trasporto e raffinazione del greggio e del gas naturale, sono circa la metà del volume di gas naturale che, complessivamente (mare e terra) è stato estratto in Italia nel 2012: 8,5 miliardi di metri cubi. Il piano del governo Renzi prevede che le nuove trivellazioni potrebbero aumentare al massimo del 14% la nostra produzione nazionale di idrocarburi. Peccato che questa produzione aggiuntiva è destinata ad esaurirsi in pochi decenni e che questa scelta aumenterà, inevitabilmente, le emissioni di gas serra. Al contrario, la produzione nazionale di biometano è di fatto inesauribile, in quanto rinnovabile di anno in anno, non richiede grandi finanziamenti, non obbliga a deleghe alle multinazionali, non contribuisce al cambiamento climatico, è compatibile con il turismo e la produzione agricola di qualità, non consuma territorio, riduce la nostra bolletta energetica, crea stabile e qualificata occupazione, lascia a casa tutto il suo valore economico, risolve i problemi legati allo smaltimento di questi scarti. Infine, la produzione di biometano ha un effetto collaterale positivo che l'estrazione di petrolio non ha: la produzione di compost di qualità da usare come ammendante agricolo. E la mancata necessità di ricorrere a fertilizzanti di sintesi sarebbe un'altra voce positiva al bilancio economico ed ambientale del Paese. Spetta ora al popolo dei "comitatini" aprirsi al cambiamento in grado di garantire uno sviluppo che dura nel tempo, chiudere al più presto l'era dei berlusca e dei renzi e riappropriarsi della propria sovranità.
Federico Valerio
Associazione
Nuovo Senso Civico
Comitato
NoTriv Abruzzo
Forum
Abruzzese Movimenti per l'Acqua
Comitato
gestione partecipata del territorio di Bomba
Comitati
Cittadini di Salvaguardia dell'Ambiente
Zona ventidue S. Vito
APPELLO CONTRO LA DERIVA PETROLIFERA E IL DECRETO “SBLOCCA
TRIVELLE”
DECRETO
“SBLOCCA L'ITALIA”...DISTRUGGENDO IL BELPAESE E L'ABRUZZO.
DOBBIAMO
E POSSIAMO FERMARLO!
SERVE
LA
MOBILITAZIONE DELLA COMUNITA' ABRUZZESE
Il Governo Renzi nel cosiddetto Decreto “Sbocca Italia
– Italia fossile” sancisce la trasformazione dell'Abruzzo con la deriva
petrolifera segnandone il futuro per i prossimi decenni con inquinamento,
arretratezza e sottosviluppo. Nei prossimi due mesi dovrà essere convertito in
Legge dal Parlamento: dobbiamo fermare questo scempio mobilitandoci per il
nostro mare e per la nostra terra.
Nel Decreto si fa esplicito riferimento all'applicazione
concreta della Strategia Energetica Nazionale che prevede la trasformazione
dell'Abruzzo in un distretto minerario per gli idrocarburi. Tale Strategia è
stata voluta da un governo non eletto presieduto da Monti, con il ministro
Passera, lo stesso che ha fortemente voluto la riduzione dei divieti per le
trivellazione nel limite delle 12 miglia marine, riesumando progetti
petroliferi come Ombrina, Elsa e Rospo Mare. Il Decreto anticipa la riforma
della Costituzione con l'accentramento del potere a Roma nell'esecutivo senza
alcun ruolo per i cittadini e i territori.
Una concezione antidemocratica che è ben visibile
leggendo questo Decreto che prevede:
-il riconoscimento del carattere strategico praticamente di
ogni infrastruttura legata agli idrocarburi: gassificatori, gasdotti, stoccaggi di
gas nel sottosuolo, attività di prospezione e sfruttamento di giacimenti di
idrocarburi, Qualsiasi norma inserita in un piano per la tutela paesaggistica e
ambientale (ad esempio un piano di un parco nazionale) potrà essere superata
per la realizzazione dei gasdotti.
-la realizzazione di queste attività con procedure
di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità con tanto di apposizione di
vincolo preordinato all'esproprio dei terreni.
-il titolo concessorio sarà unico, mentre ora i
titoli sono due: permesso di ricerca e concessione di coltivazione. Un
grande favore alle multinazionali che, una volta individuato un giacimento,
potranno reclamare "un diritto acquisito" per lo sfruttamento del
patrimonio dello Stato.
-tutte le procedure di Valutazione di Impatto
Ambientale per le attività di ricerca, prospezione ed estrazione in terraferma saranno sottratte
alle regioni e assegnate allo Stato, con conseguente accentramento dei
poteri a discapito del diritto dei cittadini che abitano su territorio di far
sentire la propria voce.
-la possibilità di autorizzare con pochissimi studi
a supporto attività di estrazione "sperimentali" in mare nelle aree a
confine con altri paesi, per 5 anni rinnovabili per altri 5. In un mare
chiuso come l'Adriatico, fonte di reddito per milioni di italiani, e in zone a
fortissimo rischio di subsidenza, invece di garantire il livello massimo di
protezione dell'ambiente si da il via libera con sufficienza allo sfruttamento
degli idrocarburi.
Gli allarmi sui cambiamenti climatici causati dalle
emissioni dell'economia del petrolio sono ormai quotidiani ma il Governo pensa
ad aumentare la produzione di idrocarburi e non a uscire dalla dipendenza
energetica assicurando la produzione dell'energia da sole, acqua e vento.
Il Governo condanna l'Abruzzo all'arretratezza connessa
ad un'economia del passato, “fossile” appunto, lanciando la nostra Terra su un
binario ormai morto dell'economia. I consumi di
petrolio per la mobilità possono essere ridotti ed azzerati a breve, con
l'avvento delle auto ibride ed elettriche che stanno avendo un boom e che entro
sei anni diventeranno concorrenziali. Le regioni, come la Basilicata, che da
decenni hanno visto sorgere impianti petroliferi e aumentare l'inquinamento,
hanno un'economia ferma, con disoccupati alle stelle ed emigrazione continua.
Già oggi l'Abruzzo è su un altro percorso e, oltre ad aver puntato sui parchi,
consuma il 60% dell'energia elettrica da fonti rinnovabili.
Si arriva al paradosso che le produzioni
viti-vinicole, il paesaggio della costa dei trabocchi e in generale il nostro
territorio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento,
compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili, e su cui si
fonda la nostra economia non sono attività strategiche a norma di legge mentre lo sono
i pozzi e l'economia del petrolio che sono causa dei cambiamenti climatici e di
un pesante inquinamento e su cui fanno grandi profitti poche multinazionali.
I comitati lanciano quindi un appello all'intera
comunità abruzzese affinché si mobiliti con tutte le sue forze e componenti per
evitare che la Regione
Verde d'Europa abbia per decenni un futuro nero petrolio.
Alle associazioni, comitati, categorie sociali ed
economiche, alle istituzioni e alle diocesi chiediamo di aderire alla
mobilitazione attivandosi ognuno secondo le proprie forze e modalità
organizzative e comunicative. Il Decreto sarà esaminato dal Parlamento nelle
prossime settimane e dalla sua pubblicazione vi sono due mesi di tempo per la
conversione in Legge. Scaduto questo termine il Decreto decade.
Noi Comitati ci impegniamo a:
-realizzare incontri capillari sul territorio per
illustrare i contenuti del Decreto alla popolazione;
-ad organizzare sit-in e blitz in momenti pubblici;
-ad attivare una petizione per raccogliere le firme
per la modifica della Strategia Energetica Nazionale e per una riforma della Costituzione
rispettosa dei diritti dei territori;
-ad organizzare un momento di incontro pubblico con i
rappresentanti alla Camera nella Commissione Ambiente;
-contattare gli altri comitati che nelle altre regioni
si stanno mobilitando contro il Decreto per organizzare la mobilitazione a
livello nazionale, visto che, tra l'altro, contiene un elenco lunghissimo di
scelte scellerate per l'ambiente e la salute, dagli inceneritori alle norme
sull'acqua, dalle grandi opere – grandi affari alle bonifiche.
Al Consiglio regionale e al Presidente della Regione
Luciano D'Alfonso chiediamo:
-la convocazione immediata di un Consiglio regionale
straordinario con il quale si prendano le distanze dai contenuti del Decreto in
materia e si chieda al Parlamento di non convertirlo in legge;
-il supporto alle forme di lotta dei cittadini con
prese di posizione chiare sul Decreto sia dal punto di vista mediatico che
nelle sedi istituzionali nonché la partecipazione alle iniziative di contrasto.
Ai parlamentari chiediamo:
-di opporsi alla conversione in legge del decreto
votando no anche in caso di apposizione della questione di fiducia da parte el
Governo, perché non si può svendere il territorio abruzzese e la sua economia
per decenni.
Agli enti e alle istituzioni chiediamo:
-di votare e trasmettere al Governo e al parlamento
ordini del giorno, delibere e atti contrari al decreto nonché di sostenere le
iniziative che i cittadini e i movimenti metteranno in campo.
SEGRETERIA:
Forum abruzzese movimenti per l'Acqua, segreteriah2oabruzzo@gmail.com
Info: 3683188739, 3381195358
Il testo completo del Decreto (gli articoli che riguardano gli idrocarburi sono gli Artt.36,37 e 38):
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