Assistiamo già da un pò di tempo ad un'offensiva mediatica senza precedenti da parte dei petrolieri e dei loro "interessati" amici su tutti i mezzi di informazione locali e nazionali.
Tra pochi giorni partirà addirittura su RAI1 una trasmissione sul tema che, da come viene presentata, non lascia dubbi sull'univocità del messaggio. Ecco cosa scrivono in proposito sul loro sito gli amici lucani di "Olambientalista" (http://www.olambientalista.it/):
Ma gli ideatori del programma attraverso un gioco di metafore come “…Pompei, uno dei giacimenti di petrolio del nostro Paese” coniugano lo sfruttamento senza ostacoli della risorsa nera al rilancio del turismo che gira intorno al patrimonio culturale del nostro Paese. Petrolio come metafora, parola chiave o hashtag fidelizzato al rilancio di una Italia in crisi, con lo sfruttamento di “risorse” nascoste, lasciate in un cassetto e cmq poco utilizzate.
A condurre questo nuovo programma, che sarà senza dibattiti e contradditori, sarà il giornalista Duilio Giammaria, inviato del TG1. Sul sito di mamma Rai, ed in particolare su quello di Rai 1, il programma viene così definito: “Petrolio, metafora delle nostre ricchezze che per essere utilizzate devono essere identificate, estratte, valorizzate. Quattro appuntamenti per cercare i tesori nascosti, dimenticati o semplicemente mal utilizzati: la leva con cui risollevare il Paese“.
Fonte consultata: www.rai1.rai.it
Vogliamo solo ricordare che la RAI è un bene comune di proprietà di tutti i cittadini italiani che hanno diritto ad una informazione equilibrata e imparziale che garantisca l'ascolto di tutte le posizioni in campo.
A livello regionale il presidente di Confindustria Chieti Paolo Primavera impazza su tutte le reti ed a tutte le ore per magnificare le doti salvifiche di trivelle, pozzi e perforazioni.
A questo poderoso esercito dotato di mezzi sconfinati (soldi, sostegni politici ed amministrativi, conoscenze influenti di ogni genere e in ogni campo, grandi capacità "persuasive" e facilità di accesso a tutti i mezzi di informazione) possiamo rispondere con l'unica arma che non ha: LA VERITA'.
Di quest'arma imbattibile potete trovare varie tracce su questo Blog sia nei vari post pubblicati in questi duri anni di battaglia sia sulla pagina specifica "Il petrolio in Abruzzo" (clicca QUI ).
Non ci stancheremo mai di ripetere, supportati da fior fiore di scienziati, esperti e studiosi non a libro paga, che il petrolio in Abruzzo non può portare alcun giovamento ma soltanto danni dal punto di vista sanitario, ambientale ed economico. Lo ripetono con noi centinaia di migliaia di abruzzesi consapevoli ed innumerevoli associazioni di ogni genere, comprese quelle di categoria ed economiche. Lo afferma con durezza anche la Chiesa cattolica attraverso la CEAM (Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana).
Cari amanti degli idrocarburi, la storica manifestazione di aprile a Pescara non vi ha suggerito niente? Non vi ha fatto venire il legittimo sospetto che sia ora di andarvene con armi, bagagli e portaborse al seguito?
Ma la domanda principale che toglie ogni dubbio è la seguente: perchè i petrolieri ed i loro sostenitori si sono sempre sottratti ad un confronto pubblico su tutte le questioni in campo andandosi a rifugiare in agevoli convegni senza alcun contraddittorio?
Potremmo smontare uno per uno tutti i singoli argomenti sostenuti per realizzare i lucrosi affari (per pochi) del cosiddetto "oro nero", ma per non ripeterci troppo valga a titolo di esempio il recente articolo apparso su un quotidiano regionale sull'insediamento "Rospo Mare" a Vasto.
Qui sotto riportiamo tutte le eccezioni che un nostro super esperto ha rivolto alle affermazioni apparse su quelle pagine. A seguire alcune considerazioni generali riepilogative molto illuminanti.
Ecco cosa intendiamo quando parliamo di VERITA'.
"L’oro nero piace a mamma RAI
Torna in pompa magna il nuovo ed ennesimo marketing dei petrolieri. Dal 16 agosto al 6 settembre 2013 su Rai 1 andrà in onda ogni venerdì alle 22,00 un nuovo programma di attualità che si chiamerà “Petrolio“. Il programma si articolerà in quattro puntante in cui si intrecceranno storie, reportage e interviste in studio su cosa impedisce ed ostacola quello che chiamano “sfruttamento di determinate ricchezze“, che nel caso specifico non ci vuole molto a capire che si tratta dell’oro nero.Ma gli ideatori del programma attraverso un gioco di metafore come “…Pompei, uno dei giacimenti di petrolio del nostro Paese” coniugano lo sfruttamento senza ostacoli della risorsa nera al rilancio del turismo che gira intorno al patrimonio culturale del nostro Paese. Petrolio come metafora, parola chiave o hashtag fidelizzato al rilancio di una Italia in crisi, con lo sfruttamento di “risorse” nascoste, lasciate in un cassetto e cmq poco utilizzate.
A condurre questo nuovo programma, che sarà senza dibattiti e contradditori, sarà il giornalista Duilio Giammaria, inviato del TG1. Sul sito di mamma Rai, ed in particolare su quello di Rai 1, il programma viene così definito: “Petrolio, metafora delle nostre ricchezze che per essere utilizzate devono essere identificate, estratte, valorizzate. Quattro appuntamenti per cercare i tesori nascosti, dimenticati o semplicemente mal utilizzati: la leva con cui risollevare il Paese“.
Fonte consultata: www.rai1.rai.it
Vogliamo solo ricordare che la RAI è un bene comune di proprietà di tutti i cittadini italiani che hanno diritto ad una informazione equilibrata e imparziale che garantisca l'ascolto di tutte le posizioni in campo.
A livello regionale il presidente di Confindustria Chieti Paolo Primavera impazza su tutte le reti ed a tutte le ore per magnificare le doti salvifiche di trivelle, pozzi e perforazioni.
A questo poderoso esercito dotato di mezzi sconfinati (soldi, sostegni politici ed amministrativi, conoscenze influenti di ogni genere e in ogni campo, grandi capacità "persuasive" e facilità di accesso a tutti i mezzi di informazione) possiamo rispondere con l'unica arma che non ha: LA VERITA'.
Di quest'arma imbattibile potete trovare varie tracce su questo Blog sia nei vari post pubblicati in questi duri anni di battaglia sia sulla pagina specifica "Il petrolio in Abruzzo" (clicca QUI ).
Non ci stancheremo mai di ripetere, supportati da fior fiore di scienziati, esperti e studiosi non a libro paga, che il petrolio in Abruzzo non può portare alcun giovamento ma soltanto danni dal punto di vista sanitario, ambientale ed economico. Lo ripetono con noi centinaia di migliaia di abruzzesi consapevoli ed innumerevoli associazioni di ogni genere, comprese quelle di categoria ed economiche. Lo afferma con durezza anche la Chiesa cattolica attraverso la CEAM (Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana).
Cari amanti degli idrocarburi, la storica manifestazione di aprile a Pescara non vi ha suggerito niente? Non vi ha fatto venire il legittimo sospetto che sia ora di andarvene con armi, bagagli e portaborse al seguito?
Ma la domanda principale che toglie ogni dubbio è la seguente: perchè i petrolieri ed i loro sostenitori si sono sempre sottratti ad un confronto pubblico su tutte le questioni in campo andandosi a rifugiare in agevoli convegni senza alcun contraddittorio?
Potremmo smontare uno per uno tutti i singoli argomenti sostenuti per realizzare i lucrosi affari (per pochi) del cosiddetto "oro nero", ma per non ripeterci troppo valga a titolo di esempio il recente articolo apparso su un quotidiano regionale sull'insediamento "Rospo Mare" a Vasto.
Qui sotto riportiamo tutte le eccezioni che un nostro super esperto ha rivolto alle affermazioni apparse su quelle pagine. A seguire alcune considerazioni generali riepilogative molto illuminanti.
Ecco cosa intendiamo quando parliamo di VERITA'.
"Il Centro".
Sabato 20
luglio 2013. Rospo Mare. [Pag. 1, 8 e 9].
Il pezzo si compone di un articolo
specifico, di una colonna e mezza, firmato Andrea Mori, di un altro breve
intervento di mezza colonna scarsa, firmato (cr.re.),
sul lavoro e sul mare di soldi presumibilmente elargiti agli abruzzesi , di
una colonna, di spalla a pag. 9, con 10 note sintetiche e significative sul
“campo” Rospo Mare, e, infine, di 10 fotografie a colori, di cui tre, formato
tessera, forse altrettanto significative.
Veniamo dunque subito a sapere, da un
ineffabile tale Flaviano Carlorecchio nel primo articolo, che si sta riversando
costantemente in mare, in modo vistoso, acqua salmastra usata nel
raffreddamento dell’impianto: al reporter,
niente affatto curioso, non viene nessuna fantasia di domandare, al su detto
Flaviano - o a chicchessia tanto per esempio - quanta acqua si sta ributtando,
a quale temperatura, cosa si sta raffreddando e perché, come mai
quell’acqua non si ricicla, quale ne è l’impatto (almeno quello termico)
sull’intorno e via cantando. Quell’importuna fantasia avrebbe fatto scoprire,
sia al reporter che a Flaviano, che
essi già stavano vagando fuori della grazia celeste nonché delle leggi e delle
allegate norme tecniche del nostro infelice europeo paese. Avrebbe fatto loro
chiedersi con quali procedimenti e combustibili si stavano mantenendo “caldi”
alcuni punti del Rig e cosa di sozzo essi
sputano fuori nel così detto “ambiente”, insinuando loro forse qualche dubbio
implicito sulla bontà e sulla liceità di ciascuna e dell’insieme di queste
operazioni.
Appena dopo, l’ineffabile Flaviano
tiene puntigliosamente a precisare che sia i rifiuti (“differenziatamente”
raccolti) sia i fanghi (graziosamente separati dall’acqua) non vengono giammai
smaltiti in mare, bensì convogliati nell’accogliente porto di Ortona, che ne
riceve questo delizioso e gratificante favore. Ora, chi potrà mai spiegare, al
Flaviano e al reporter, che tale
favore ha luogo in elusione e totale disaccordo col d.lgs. n. 182 del
24.06.2003, ossia con una legge dello stato? Chi potrà mai far loro capire che,
quando Ortona non sia affatto idonea a ricevere e “smaltire” tale favore, il
problema non deve ricadere su Ortona ma sulla Concessionaria di Rospo Mare,
addirittura in fase di progetto preliminare? Questo compito sarebbe forse di
competenza delle Capitanerie di Porto di Ortona e Termoli, che però sono qui
altrettanto ineffabili, latitanti e lontani dalla su citata grazia celeste da
implicitamente e placidamente solidarizzare col nobile Rospo sputa-rifiuti. Ci
sarebbe stato anche da andare a vedere cosa succede coi rifiuti nocivi, con
quelli pericolosi e con i particolari rifiuti da idrocarburi , ognuno coperto
da norme specifiche di legge che né all’ineffabile Flaviano né al reporter sono neanche per un momento
passati per la capa: stendere un velo pietoso su questa materia sarebbe infatti
costato uno sforzo titanico.
Si passa poi, inopinatamente, a parlare
d’altro, ossia della “mostruosa” piattaformina provvisoria Perro Negro (in
spagnolo “cane nero”, in latino “canta, o nerone”), che starà lì più di 6 mesi
per dare una revisionata a due pozzi un po’ sfasciatelli, al risibile costo di
200000 Euro per dì.. Sfasciatelli? E quando è successo? Cosa è successo? Qualcuno
ne ha detto qualcosa? – Inoltre: il progetto della “revisionata” avrà
certamente passato la procedura d’approvazione (Via, Aia e simili), con la
relativa consultazione pubblica, vero? E le Amministrazioni Interessate sono
state doverosamente coinvolte, no? Certamente qualcuno avrà controllato se un
appalto da almeno 40 milioni in tanto poco tempo si sia sottoposto a tutti gli
obblighi di servizio pubblico, come da legge Marzano: o no? Andrea Mori, non ti viene qualche sospetto
che ci sia del marcio in Danimarca e che hai visitato un popò di impianto senza
vedere una mazza?
L’articolo si avvia a concludere con
qualche notizia sulla nave morta “Alba Marina”: chi sa se il reporter avrà notato se i prodotti
convogliati dalle piattaforme su questa bara fetentissima, per esempio, entrano
da poppa o da prua e come avviene l’operazione col mare grosso; a quel che
dice, non sembra d’aver capito bene neanche per quale motivo il
servizio sia reso da un ex-catorcio “cinese”: ci mancava proprio questo, che si
riciclasse addirittura una carcassa rottamata dagli stessi “cinesi”! Riuscite a
immaginare quali “valide” garanzie di sicurezza ricaviamo da una tale mostruosa
“cineseria”? Ma a nessuno viene neanche un piccolo dubbio che, dalle “migliori
tecnologie” imposte dalla legge, Rospo Mare sia di brutto fuori con l’accuso
(tutta l’Edison, è risaputo, è fuori con l’accuso!).
E si chiude infine con la strabiliante
osservazione che i gabbiani locali, con temeraria ostinazione, abbiano scelto
“l’impianto” come luogo privilegiato per le loro diurne operazioni di
defecazione: e sì, cari amici, la natura a volte capisce benissimo qual è l’uso
tecnologico più opportuno di certe installazioni e, allora, meriterebbe di
essere osservata; o meglio, come sono stati rimossi i vespasiani dalle strade
cittadine, così dovrebbero essere rimossi questi inopinati cessi marini, sia
pure per soli gabbiani: non credete?
Ovviamente tutti si sono guardati bene
dal dirci dove come e in quali misure avvengono la separazione dei prodotti
d’estrazione, il pretrattamento degli idrocarburi utili, lo smaltimento e
l’emissione dei prodotti rifiutati ed inquinanti, il convogliamento di tutto
quanto verso recapiti noti e sicuri etc. etc.: l’avessero fatto, temiamo che ci
avrebbero offerto sane ragioni di genuino divertimento intellettuale, se solo
ci nascondessimo che siamo di continuo ai margini di qualche disastro, che
aspetta solo di accadere .
Ma si passa ad altro più corposo: il
lavoro e i soldi elargiti agli abruzzesi!
Intanto si guardino le foto: delle masse sterminate di addetti e
lavoratori che dovrebbero affollare il Rig non si vede nemmeno l’ombra! È
peggio di un deserto dei tartari, di letteraria memoria! Si vedono solo gli
sperditicci 2 giornalisti e l’ineffabile Flaviano, forse sottoposto a
invecchiamento precoce artificiale, per abbellimento. Non c’è in giro nessuno: infatti, alla nota informativa 6 ci si dice che “l’intero campo è
sorvegliato 24 ore su 24 da un sistema di telecontrollo a terra nella base di
Santo Stefano” e che, in caso di anomalie, le valvole agiscono automaticamente
e il sistema antincendio (in caso di fuoruscite di gas) si può attivare
immediatamente da lontano. Vi rendete conto? Quali fuoruscite di gas e
perché? E a proposito, come ha fatto
Rospo Mare a piazzarsi dentro Santo Stefano Mare (in scadenza fra quattro anni)
senza essere passato per le forche caudine dell’art. 8 della legge 9/1991? E, sempre a proposito, perché a fronte della
prossima scadenza di Santo Stefano si sta tenendo pronto SSM 1-9 per l’attacco
con Ombrina che, dio non voglia, può arrivare lì fra non meno di 5 anni, anche
qui senza passare per la 9/1991? Ma che siamo nella repubblica delle banane? E che
fanno le pregevoli Capitanerie di Porto in merito? E l’ing. Terlizzese,
innominato manzoniano, che spesso graziosamente ci visita quatto quatto?
Tanto per la cronaca, a Rospo Mare
(manco questo ci ha detto il reporter)
al Ministero risultano attivi ormai 21 pozzi su 30; quando si completi la
“revisionata” ce ne saranno altri 2, ma per riavvicinare la produzione alle
aspettative (4-5000 barili/giorno) bisognerà approvare 3 progettati pozzi nuovi
che però, per essere definiti “di esplorazione” dovrebbero rientrare in un
permesso di ricerca in scadenza da lungo tempo: e la VIA? E l’AIA? ma che conti la Edison sta facendo? E ce li racconta pure!
Quanto ai dati tratti dallo studio
universitario Fratocchi-Parisse, quelli riportati in articolo sono perfino
approssimati per difetto. Non si sa però se per il fatto che i frat-occhi
fossero nello studio chiusi o aperti,
non si è detto che della totalità degli abruzzesi impiegati nel settore e
nell’indotto (più di 7000, quasi 10000 in picco), solo poco più dell’1% (uno
per cento) è impiegabile (ed effettivamente impiegato stabilmente) sul suolo e
sul mare abruzzese: il resto nisba, è disperso nei posti più brutti del mondo o
lavoricchia saltuariamente e, data la situazione, questo è già da considerare
una relativa fortuna. Dei 555 pozzi perforati in territorio abruzzese, ne
rimangono attivi solo 15 a gas; di 186 perforati in mare ne restano attivi (in
mera teoria) 26 a gas a nord di Pescara e i 21 a olio del Rospaccio Marino. Le
nuove istanze di ricerca riguardano aree già abbondantemente esplorate e
trovate disperatamente sterili. Le istanze di Coltivazioni in corso vogliono,
dati i prezzi, solo dichiaratamente
raschiare il sudicio fondo del barile, portando via lo spirito e lasciando a noi
la lurida feccia. Che ci sia ancora trippa per gatti è solo un incubo della
Confindustria chietina, contrabbandato per un sogno ad occhi aperti: ma quale
crescita, quale sviluppo!?! L’accoppiata Fratocchi-Parisse forse,
col suo studio, pensa di non aver fatto niente di male nel diffondere delle
speranze temerarie: del resto, business
is business, e tutto è giustificato e santificato dal fine del lucro: vero?
Vi capiamo, ma non esagerate: tutti dobbiamo campare e qua, carissimi Dott.
Ing. Prof., nisciune è fesso. Se si vuole mettere in piedi un piano di Ricerca
e Sviluppo per l’industria degli idrocarburi in Abruzzo, lo si può fare solo
rinunciando in modo assoluto a contare sullo sfruttamento delle sue
risorse territoriali, ma contando invece sulle sue formidabili risorse umane e
culturali: si deve erigere una piattaforma che produca cultura tecnica e
tecnologica e non impiantare piattaforme per spremere qui catrami infami.
Quando i nostri reporters arrivino a
visitare una tale piattaforma tecnica e tecnologica faremo loro un grande
applauso evitando le attuali – improvvide e ignobili – pernacchie.
Esercizio di statistiche e previsioni sulla deriva da idrocarburi in
Abruzzo. 29.07.2013.
Quadro Produttivo Attuale.
L’estrazione di gas dalla terraferma
abruzzese è passata gradualmente da 92 915 430 mcs del 2004 a 41 976 336 mcs
del 2012: prima della concessione Colle S. Giovanni ( 18 631 230 mcs nel 2012,
con un solo pozzo in Colle Sciarra) era tuttavia precipitata a 24 111 247 mcs
del 2011 e a 24 091 339 del 2010.
I dati da mare e terra italiani dicono 12
920 948 679 mcs nel 2004 e 8 510 525 374 nel 2012.
Oltre quello di Colle S. Giovanni, il
contributo di ciascuna concessione all’estrazione di gas è stato il seguente:
Filetto: nel 2012, 7 834 919 mcs con un solo pozzo, a
Ovindoli (5 266 994 nel 2007)
San Mauro 2 501 397 mcs con un solo
pozzo (7 124 539 nel
2004)
Cellino 13 008 790 mcs con 12
pozzi (24 763
889 nel 2004)
Le altre 6 concessioni vigenti non hanno
apportato nessun contributo ( 4 sono “morte”): fra loro, Aglavizza è appena
partita e Miglianico, chi sa perché, è ferma dal 2004. Osservazione: le
concessioni Filetto e Colle S. Giovanni possono anche restare stabili, mentre
S. Mauro e Cellino tendono a dimezzare l’estrazione ogni 8 anni.
Il contributo di ciascuna delle 6 (su 7)
concessioni nel mare abruzzese all’estrazione di gas è stato il seguente:
2004 2012
B C1 LF mcs 10 976 958 317 058
B C5 AS 7 849 670 5 213 947
B C3 AS 216 509 727 26 625 622
B C9 AS 1 628 090 1 186 814
B C10 AS 393 315 151 169 448 209
B C15 AV 2 991 412 201 684
Osservazione: soltanto B C5 AS e
B C9 AS possono ritenersi ancora stabili, le altre stanno rapidamente morendo.
L’unico contributo all’estrazione di olio è
venuto, negli ultimi 8 anni, dalla concessione in mare B C8 LF Rospo Mare. Essa
è comunque passata da 262 984 000 kg del 2004 a 205 645 000 del 2011; nel 2012
è stata ferma 6 mesi per incidenti ed esaurimento di alcuni pozzi, rilasciando
solo 83 373 250 kg: degli incidenti non è stato detto niente! Nel 2013 ad oggi
ha lavorato solo 2 mesi (11 699 239 kg), conducendo, per mezzo della
piattaforma Saipem “Perro Negro” i lavori di riparazione di pozzi
“incidentati”. Comunque vada, la produzione, senza l’esecuzione di nuovi pozzi,
si ridurrà di un terzo subito e, pur con nuovi pozzi, si ridurrà a zero in 15
anni.
Crescita, Sviluppo, Ascesi
Mistica, Caduta Diabolica: deduzioni dalle statistiche.
L’insieme degli addetti all’estrazione,
che lavora sul territorio e nel mare abruzzesi fra tutte le concessioni,
ammonta a un centinaio di “unità”, di cui poco più della metà residenti in
Abruzzo. Tra i vari turni, ai pozzi di Rospo Mare stanno tuttora lavorando, in
forma transeunte, circa 200 “unità” su Perro Negro, di cui qualche decina d’abruzzesi
di passaggio. Negli ultimi 8 anni l’insieme delle concessioni non solo non ha
prodotto alcun nuovo posto di lavoro, ma ha più che dimezzato gli impieghi
iniziali. Tranne lo smaltimento dei rifiuti, quasi del tutto fuori norme
attuali, non esiste alcuna attività economica indotta dalle concessioni in
territorio abruzzese: le attività portuali, infatti, insieme con i trasporti e
con la distribuzione degli idrocarburi, dei sottoprodotti e dei rifiuti hanno
pochissimo a che fare con le concessioni in essere.
Le principali imprese internazionali, che
prestano servizi tecnologici alle attività di estrazione, pretrattamento e
convogliamento degli idrocarburi, hanno ciascuna una sede importante in Abruzzo
[Slumberger, Becker, Weatherford, Halliburton…] ove impiegano 800 addetti circa,
di cui abruzzesi più dell’80%. Del totale, mediamente il 25% è impiegato negli
uffici, nelle officine e nei magazzini di sede: il resto è, quotidianamente o
con diversa frequenza, inviato in trasferta o in missione, per più o meno metà
in altre regioni italiane (Romagna, Sicilia, Basilicata) e per l’altra metà
all’estero.
Ci sono altri 4000 abruzzesi circa che,
impiegati nel settore “upstream” o nell’indotto dei suoi servizi, sono
permanentemente fuori del paese in ogni parte del mondo: tra essi non sono
inclusi i lavoratori marittimi a bordo delle petroliere e di altri scafi né
quelli dei rifornimenti e dei bunkeraggi.
Tutti i numeri, indicati approssimativamente
con “circa”, erano parecchio più alti nel 2004 e sono continuamente decrescenti
: per un paio di decenni ancora, sotto condizioni inopinatamente favorevoli,
potrebbero però mantenersi stabili.
Sono vigenti in terraferma abruzzese 11
permessi di ricerca, che hanno in progetto, nei prossimi 6 anni almeno, la
perforazione di non più di 10 pozzi in tutto. A questi, se tutte le istanze per
permessi venissero accolte (9), potrebbero aggiungersi da 14 a 18 altri pozzi nello stesso lasso. Nell’arco della
durata dei permessi, cioè in 12+1 anni più sospensioni (circa nei prossimi 15
anni dunque) non possono essere messi in previsione più di 50 pozzi nuovi in
conto “permessi di ricerca”, nelle più favorevoli condizioni di approvazione e
consenso.
Nello stesso periodo (~ prossimi 15
anni) e nelle stesse condizioni (= tutte le istanze approvate), l’insieme delle
concessioni in terraferma non riuscirebbe a richiedere più di altri 8 pozzi.
Nello scenario più esageratamente ottimistico, quindi, potrebbero essere messi
in conto non più di 4 nuovi pozzi per anno, in terraferma, per tutto questo
primo quarto di secolo. Considerando che, attorno ad un pozzo, ruota circa un
centinaio di “unità”, fra annessi e connessi, per ~ 6 mesi, tutto quello che si
riuscirebbe ad ottenere è il ritorno a casa di ~ 200 degli abruzzesi sparsi
altrove, senza un solo posto di lavoro nuovo tranne il turn-over corrente. Niente
altro!
La ricerca in mare è affidata a 4 istanze
Petroceltic e a 5 permessi in vigore (4 Petroceltic) che, studi e progetti alla
mano, potrebbero comportare sì e no un altro nuovo pozzo l’anno nella rimanenza
di questo quarto di secolo. Quando approvate, le istanze di Coltivazione
potrebbero anche richiedere, nello stesso triplo lustro, fino a 10 nuovi pozzi,
mentre le concessioni già in essere, tra lusco e brusco, ne lavorerebbero
possibilmente altri 5 (grasso che cola!). In mare dunque, nel più eccelso
ottimismo chietin-confindustriale, giammai s’andrebbe oltre i 2 “nuovi pozzi”
l’anno, che riporterebbero forse a casa circa un altro centinaio d’abruzzesi
migranti. Niente altro!
Ipotizzando un’attendibile percentuale di
successo del 60% fra terra e mare abruzzesi, un pozzo per l’altro [così sembra
dire la storia], l’eccelso ottimismo chietin-conflittustriale tutt’al più avrebbe dunque 50 altri pozzi variamente
vomitanti per le prossime 2 generazioni, che andrebbero a sostituire i
“morenti”, oltre 60 produttivi, attuali. In un tale rapporto massimo di 5 a 6,
anche ipotizzando la stessa produttività media per pozzo, non c’è quindi verso
che la produzione possa collocarsi a più di ¾ di quella sofferta finora,
checché ne sognino appunto i chietin-conflittuali e i loro fantasiosi
consulenti dell’università aquilana. Nessuna crescita, nessuno sviluppo, nessun
mantenimento nemmeno!
Da tutti i dati di cui si dispone e da
quello che se ne può legittimamente (tecnicamente) dedurre, possiamo dunque
azzardare molto ragionevolmente la conclusione che, acconsentendo alle pretese
paradisiache dei petrolieri, possiamo tutt’al più sperare di riportare a casa
qualche centinaio di nostri migranti, i cui stipendi già sono comunque qua; ma,
non essendo il paradiso di questo mondo, anche tale miserabile speranza è
ridotta a nulla. E non si è neanche accennato all’ambiente, alla salute, alla
qualità della vita, ai danni agli altri settori economici, al depauperamento e
alla de valorizzazione del territorio, alla sicurezza da incidenti e disastri
etc. etc. etc., né si è dato sguardo alcuno ai contesti finanziari, di legalità
e di sicurezza nei quali i progetti di sfruttamento petrolifero prendono piede:
altro che paradiso petrolifero! Ben poco è più brutto di questo inferno: ci
vorrà però qualche prossima puntata per
parlarne. Sopravvivremo?
La VERITA', appunto.
L’oro nero piace a mamma RAI
Torna
in pompa magna il nuovo ed ennesimo marketing dei petrolieri. Dal 16
agosto al 6 settembre 2013 su Rai 1 andrà in onda ogni venerdì alle
22,00 un nuovo programma di attualità che si chiamerà “Petrolio“.
Il programma si articolerà in quattro puntante in cui si intrecceranno
storie, reportage e interviste in studio su cosa impedisce ed ostacola
quello che chiamano “sfruttamento di determinate ricchezze“, che nel caso specifico non ci vuole molto a capire che si tratta dell’oro nero.
Ma gli ideatori del programma attraverso un gioco di metafore come “…Pompei, uno dei giacimenti di petrolio del nostro Paese” coniugano lo sfruttamento senza ostacoli della risorsa nera al rilancio del turismo che gira intorno al patrimonio culturale del nostro Paese. Petrolio come metafora, parola chiave o hashtag fidelizzato al rilancio di una Italia in crisi, con lo sfruttamento di “risorse” nascoste, lasciate in un cassetto e cmq poco utilizzate.
A condurre questo nuovo programma, che sarà senza dibattiti e contradditori, sarà il giornalista Duilio Giammaria, inviato del TG1. Sul sito di mamma Rai, ed in particolare su quello di Rai 1, il programma viene così definito: “Petrolio, metafora delle nostre ricchezze che per essere utilizzate devono essere identificate, estratte, valorizzate. Quattro appuntamenti per cercare i tesori nascosti, dimenticati o semplicemente mal utilizzati: la leva con cui risollevare il Paese“.
Fonte consultata: www.rai1.rai.it
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A condurre questo nuovo programma, che sarà senza dibattiti e contradditori, sarà il giornalista Duilio Giammaria, inviato del TG1. Sul sito di mamma Rai, ed in particolare su quello di Rai 1, il programma viene così definito: “Petrolio, metafora delle nostre ricchezze che per essere utilizzate devono essere identificate, estratte, valorizzate. Quattro appuntamenti per cercare i tesori nascosti, dimenticati o semplicemente mal utilizzati: la leva con cui risollevare il Paese“.
Fonte consultata: www.rai1.rai.it
L’oro nero piace a mamma RAI
Torna
in pompa magna il nuovo ed ennesimo marketing dei petrolieri. Dal 16
agosto al 6 settembre 2013 su Rai 1 andrà in onda ogni venerdì alle
22,00 un nuovo programma di attualità che si chiamerà “Petrolio“.
Il programma si articolerà in quattro puntante in cui si intrecceranno
storie, reportage e interviste in studio su cosa impedisce ed ostacola
quello che chiamano “sfruttamento di determinate ricchezze“, che nel caso specifico non ci vuole molto a capire che si tratta dell’oro nero.
Ma gli ideatori del programma attraverso un gioco di metafore come “…Pompei, uno dei giacimenti di petrolio del nostro Paese” coniugano lo sfruttamento senza ostacoli della risorsa nera al rilancio del turismo che gira intorno al patrimonio culturale del nostro Paese. Petrolio come metafora, parola chiave o hashtag fidelizzato al rilancio di una Italia in crisi, con lo sfruttamento di “risorse” nascoste, lasciate in un cassetto e cmq poco utilizzate.
A condurre questo nuovo programma, che sarà senza dibattiti e contradditori, sarà il giornalista Duilio Giammaria, inviato del TG1. Sul sito di mamma Rai, ed in particolare su quello di Rai 1, il programma viene così definito: “Petrolio, metafora delle nostre ricchezze che per essere utilizzate devono essere identificate, estratte, valorizzate. Quattro appuntamenti per cercare i tesori nascosti, dimenticati o semplicemente mal utilizzati: la leva con cui risollevare il Paese“.
Fonte consultata: www.rai1.rai.it
- See more at: http://www.olambientalista.it/loro-nero-piace-a-mamma-rai/#sthash.h9nHFo4B.dpufMa gli ideatori del programma attraverso un gioco di metafore come “…Pompei, uno dei giacimenti di petrolio del nostro Paese” coniugano lo sfruttamento senza ostacoli della risorsa nera al rilancio del turismo che gira intorno al patrimonio culturale del nostro Paese. Petrolio come metafora, parola chiave o hashtag fidelizzato al rilancio di una Italia in crisi, con lo sfruttamento di “risorse” nascoste, lasciate in un cassetto e cmq poco utilizzate.
A condurre questo nuovo programma, che sarà senza dibattiti e contradditori, sarà il giornalista Duilio Giammaria, inviato del TG1. Sul sito di mamma Rai, ed in particolare su quello di Rai 1, il programma viene così definito: “Petrolio, metafora delle nostre ricchezze che per essere utilizzate devono essere identificate, estratte, valorizzate. Quattro appuntamenti per cercare i tesori nascosti, dimenticati o semplicemente mal utilizzati: la leva con cui risollevare il Paese“.
Fonte consultata: www.rai1.rai.it
L’oro nero piace a mamma RAI
Torna
in pompa magna il nuovo ed ennesimo marketing dei petrolieri. Dal 16
agosto al 6 settembre 2013 su Rai 1 andrà in onda ogni venerdì alle
22,00 un nuovo programma di attualità che si chiamerà “Petrolio“.
Il programma si articolerà in quattro puntante in cui si intrecceranno
storie, reportage e interviste in studio su cosa impedisce ed ostacola
quello che chiamano “sfruttamento di determinate ricchezze“, che nel caso specifico non ci vuole molto a capire che si tratta dell’oro nero.
Ma gli ideatori del programma attraverso un gioco di metafore come “…Pompei, uno dei giacimenti di petrolio del nostro Paese” coniugano lo sfruttamento senza ostacoli della risorsa nera al rilancio del turismo che gira intorno al patrimonio culturale del nostro Paese. Petrolio come metafora, parola chiave o hashtag fidelizzato al rilancio di una Italia in crisi, con lo sfruttamento di “risorse” nascoste, lasciate in un cassetto e cmq poco utilizzate.
A condurre questo nuovo programma, che sarà senza dibattiti e contradditori, sarà il giornalista Duilio Giammaria, inviato del TG1. Sul sito di mamma Rai, ed in particolare su quello di Rai 1, il programma viene così definito: “Petrolio, metafora delle nostre ricchezze che per essere utilizzate devono essere identificate, estratte, valorizzate. Quattro appuntamenti per cercare i tesori nascosti, dimenticati o semplicemente mal utilizzati: la leva con cui risollevare il Paese“.
Fonte consultata: www.rai1.rai.it
- See more at: http://www.olambientalista.it/loro-nero-piace-a-mamma-rai/#sthash.h9nHFo4B.dpufMa gli ideatori del programma attraverso un gioco di metafore come “…Pompei, uno dei giacimenti di petrolio del nostro Paese” coniugano lo sfruttamento senza ostacoli della risorsa nera al rilancio del turismo che gira intorno al patrimonio culturale del nostro Paese. Petrolio come metafora, parola chiave o hashtag fidelizzato al rilancio di una Italia in crisi, con lo sfruttamento di “risorse” nascoste, lasciate in un cassetto e cmq poco utilizzate.
A condurre questo nuovo programma, che sarà senza dibattiti e contradditori, sarà il giornalista Duilio Giammaria, inviato del TG1. Sul sito di mamma Rai, ed in particolare su quello di Rai 1, il programma viene così definito: “Petrolio, metafora delle nostre ricchezze che per essere utilizzate devono essere identificate, estratte, valorizzate. Quattro appuntamenti per cercare i tesori nascosti, dimenticati o semplicemente mal utilizzati: la leva con cui risollevare il Paese“.
Fonte consultata: www.rai1.rai.it
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