MALASANITÀ O MALA ORGANIZZAZIONE?
Capita a tutti o
quasi…un bel giorno senti un dolorino, non ti senti per nulla bene, hai
necessità di fare degli accertamenti o hai un familiare che ne ha bisogno. Ma
rischi di peggiorare la tua già precaria salute quando vai con l’impegnativa
per un semplicissimo, banalissimo TIMBRO. Ore ed ore di snervante e
scomodissima attesa in cui, inevitabilmente ti chiedi:
MA IL PAZIENTE OLTRE CHE
PAZIENTE DEVE ANCHE ESSERE MALEDETTAMENTE PAZIENTE?
Di seguito il racconto autentico di un Paziente/Contribuente che
chiameremo con il nome di fantasia "Tonino". Questo è quello che
accade quotidianamente
La giornata tipica di
chi si reca al C.U.P. dell’Ospedale di Chieti.
Si parla spesso di malasanità, ma quello che è successo
martedi 24 febbario presso il C.U.P. dell’ospedale di Chieti mi fà riflettere
molto.
Come capita a tutti, mi sono recato al C.U.P per un semplice
timbro da apporre sull’impegnativa, per una visita di cui avevo l’appuntamento
alle ore 12,30, premetto che risiedo a 45 Km dall’Ospedale.
Appena arrivo nei pressi della struttura, vedo che non si
può più parcheggiare lungo la strada per via dei divieti, cerco un posto, ma
niente, la fila davanti al parcheggio a pagamento è lunghissima, torno indietro
per lasciare l’auto nel parcheggio costruito di recente e scopro che è a
pagamento, c’è un cartello che indica la disponibilità d un servizio navetta
gratuito, questo servizio và giustamente retribuito però.
Ma non bastava fare una semplice scalinata per evitare il giro del parcheggio e si evitava di pagare anche il servizio navetta? Si, ma per i portatori di Handicap?, vero, ma prima come facevano?, sarei curioso di sapere quanto costa questo servizio.
Nel frattempo arrivo davanti al cancelletto di entrata e noto che davanti ad esso non ci sono strisce pedonali e mi tocca fare un giro in più di circa cento metri per trovarle.
Ma non bastava fare una semplice scalinata per evitare il giro del parcheggio e si evitava di pagare anche il servizio navetta? Si, ma per i portatori di Handicap?, vero, ma prima come facevano?, sarei curioso di sapere quanto costa questo servizio.
Nel frattempo arrivo davanti al cancelletto di entrata e noto che davanti ad esso non ci sono strisce pedonali e mi tocca fare un giro in più di circa cento metri per trovarle.
Sono le 11,30 quando entro
nella sala d’attesa, la vedo talmente piena di gente che bisogna fare lo slalom
per arrivare fino al “Totem” per prelevare il fatidico numero per fare la fila, e qui già cominciano le prime avvisaglie: i cosiddetti Totem sono due ma uno è spento (Guasto?),
eppure la sala è piena, dovremmo essere circa in duecento. Il numero che mi
viene assegnato è il 414 e il contatore si trova a 179, penso fra me e me che
ho fatto bene a presentarmi un’ora prima della visita, visto che c’è cosi tanta
gente in attesa.
Premetto che gli
sportelli sono dieci, ma quelli aperti erano solo sei (ci può stare,
pazienza).
Nel frattempo è passata quasi un’ora, mentre attendo
pazientemente il mio turno, leggo su uno schermo in alto le varie comunicazioni
di carattere informativo che attraverso
di esso l’Ente dà agli utenti e tra le varie comunicazioni visualizzate, c’è
anche l’invito a utilizzare i display di fianco ad ogni sportello a disposizione degli utenti (quelli del tipo
“tablet”), per dare il proprio indice di gradimento del servizio. “Oh bene!” esclamo,
visto che cominciavo a spazientirmi, “vado subito a dare il mio giudizio”. I
display si trovano di fianco ad ogni sportello, ma con mia poca sorpresa scopro
che sette sono spenti e tre accesi ma non funzionanti, mi trovo quindi
impossibilitato a dare il mio giudizio.
Comincio a stancarmi e vorrei sedermi, naturalmente le sedie
sono tutte occupate, c’è tanta gente in piedi, però la sala è cosi ampia che potrebbe
ospitarne senza esagerare altre cinquanta.
Sono ormai le 13,10 e non è arrivato ancora il mio turno, in
compenso gli sportelli chiudono tutti, siamo ancora in sessantadue, vi lascio
immaginare il pandemonio susseguente per l’esasperazione della gente.
Finalmente alle 13,55 riapre uno sportello per il cambio del
turno, e poi nei minuti successivi ne aprono altri tre ma il mio turno arriverà
alle ore 14,30, tre ore di attesa, m’è andata bene c’era gente che ha atteso
quattro ore.
Nella sala però è affisso l’orario degli sportelli: dalle
7,30 alle 18,00 dal lunedì al venerdì questo significa che l’orario è
continuato e che gli sportelli dovevano restare sempre aperti.
Vado in ambulatorio per consegnare finalmente l’impegnativa
timbrata ma ormai a quell’ora è chiuso. Rassegnato e ormai incavolato nero perché questo
significava oltre che tornare a Chieti un’altra volta comportava anche una
ulteriore richiesta di permesso al mio datore di lavoro e altri 90 chilometri
in auto tra andata e ritorno per un “maledettissimo timbro”.
Ma non credendo ai miei occhi, nel tornarmene al parcheggio
incontro una delle Dott.sse dell’ambulatorio che stava per prendere servizio
per il turno pomeridiano, la quale molto gentilmente e con grande cortesia
ascolta ptima il mio sfogo e poi si prende l’impegnativa.
Sono le 15,00 del pomeriggio e mi tocca tornare a piedi al
parcheggio, perché (ma guarda un pò) il servizio navetta funziona solo fino
alle 13,30, cosi mentre torno al
parcheggio ho il tempo di farmi il resoconto della giornata, mi chiedo, forse il dirigente del C.U.P. non
ha mai avuto problemi di salute, altrimenti gli sarebbe bastato una sola volta
venire a fare la fila per accorgersi di tutto questo e avrebbe preso
immediatamente provvedimenti, d’altronde il suo lavoro consiste anche in
questo, organizzare e migliorare l’efficienza e l’efficacia del servizio al
pubblico, o forse, essendo il Dirigente, lui queste cose “terrene” se le fa
fare d’ufficio e quindi non verrà mai a conoscenza della realtà.
Mi si potrebbe rispondere che c’è un servizio online, ma chi è anziano oppure non usa il computer
come fa? La tanta gente che ho trovato
agli sportelli lo smentisce e conferma
che se c’è un servizio del genere, non viene utilizzato da tutti, o forse và
migliorato anche il servizio online?
Per non parlare della struttura stessa dell’ospedale, per
andare in un qualsiasi reparto o ambulatorio bisogna portarsi il “filo di
Arianna” altrimenti è una impresa uscire da quel vero e proprio labirinto.
Una volta trovato l’ambulatorio la sala d’attesa è il più delle volte lo stesso strettissimo corridoio di accesso, dove per passare, bisogna farsi spazio fra la tanta gente che c’è in attesa e con le solite poche panchine a disposizione.
Una volta trovato l’ambulatorio la sala d’attesa è il più delle volte lo stesso strettissimo corridoio di accesso, dove per passare, bisogna farsi spazio fra la tanta gente che c’è in attesa e con le solite poche panchine a disposizione.
Mi consola la grande professionalità che ho trovato nei
medici e nel personale infermieristico.
Vorrei ricordare a chi di dovere (forse lo ha dimenticato)
che I cosiddetti pazienti quando si recano in queste strutture, non lo fanno
per divertimento o per andare ad ammirare la “Gioconda”, se fosse cosi non si
farebbero problemi per le attese, ma sono spesso persone con problemi di salute
più o meno gravi e che in forza di
questo hanno necessità di recarvisi, allora andrebbe fatto quasi l’impossibile
pur di non aggiungere alle loro sofferenze anche l’esasperazione.
Mi rifiuto di pensare che mancano fondi ecc. ecc. quando ci
sono sprechi ovunque e si chiudono strutture sanitarie dappertutto. Ma tutti
quei soldi risparmiati accentrando tutto
e tutti in una unica struttura che fine hanno fatto? e adesso che ce ne facciamo degli ospedali
chiusi? Li lasciamo decadere come tante altre “cattedrali nel deserto?”.
Sono invece convinto che con una adeguata programmazione e
organizzazione ci sarebbero molti meno disagi per i pazienti e molti più soldi
risparmiati .
MORALE: IL PAZIENTE,
DEVE ESSERLO DI NOME E DI FATTO.
Grazie per aver ascoltato il mio sfogo e per il lavoro che quotidianamente svolgete in difesa della salute dei cittadini abruzzesi, Tonino
Grazie per aver ascoltato il mio sfogo e per il lavoro che quotidianamente svolgete in difesa della salute dei cittadini abruzzesi, Tonino
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