mercoledì 28 ottobre 2009

UNA VOCAZIONE MINORITARIA



In Italia nei primi anni '70 quasi nessuno sapeva esattamente cosa fosse "l'ecologia" ed il termine "ambientalista" era usato solo da alcuni intellettuali.
Era il periodo in cui tutti credevano che le ciminiere fumanti fossero la massima espressione dello sviluppo e l'operaio metalmeccanico l'uomo del futuro.

E' stato quello il periodo in cui l'Italia ha incominciato a trasformarsi da "giardino d'Europa" in una gigantesca pattumiera aperta a tutto e con l'avallo di tutti!

In quegli anni anche i media popolari incominciarono a parlare sempre più spesso di un certo Fulco Pratesi, membro e presidente della diramazione italiana di un non meglio identificato "club svizzero che si interessava di natura" e fondato nientemeno che dal Principe di Edimburgo...

Questo fatto destava molta curiosità tra la gente "comune" in particolare tra quella generata in seguito all'amplesso continuo tra il signor Qualunque e la Casalinga di Voghera e quindi anche lei sempre incinta, come la madre dei cretini!

Questo Fulco Pratesi aveva per amico un tale Franco Tassi che, sempre agli occhi dei discendenti della nota casalinga, come Direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo per qualche oscuro motivo si intrometteva su problemi riguardanti le strade, le costruzioni, le cave, i boschi, le acque, gli uccellini, i lupi feroci, gli orsi ed in genere "futili" argomenti come l'aria, le cose della montagna e delle campagne non coltivate, interferendo così in un non meglio identificato progresso.

Il fatto che questo Franco Tassi per certa stampa fosse un tipo "poco raccomandabile" era evidenziato dal fatto che era pieno di denunce,anzi, nella storia della Repubblica Italiana è stato probabilmente l'uomo con più denunce in assoluto, detestato in Abruzzo da molti politici, sindaci ed amministratori ed in genere dai corrotti e dall'immenso esercito degli ignoranti.

All'epoca infatti qualunque piccolo comune e non solo abruzzese, anche se mortificato dalla miseria e dalla disoccupazione, poteva diventare fonte di ricchezza personale per gli amministratori: era sufficiente "formalizzare" il saccheggio del territorio con la facile concessione per una cava, per l'installazione di un impianto di chimica industriale o con una concessione per quelle brutture edilizie che oggi identifichiamo come cementificazione selvaggia e che, terremoti permettendo, deturperanno il paesaggio per secoli.

Si deve quindi all'impegno, alla lungimiranza ed al coraggio di persone come Fulco Pratesi, Fanco Tassi, del pretore Gianfranco Amendola e di tantissimi altri se si è potuta sviluppare anche in Italia una pur minima coscienza ambientalista in gradi di arginare l'arroganza e l'ignoranza di una pletora di inquinatori sostenuti da politici corrotti ed altrettanto ignoranti; è facile capire come, in quegli anni e in un simile scenario, chiunque si schierasse dalla parte della natura, del paesaggio, della flora e della fauna veniva identificato quantomeno come un "incivile fazioso" contrario allo sviluppo se non peggio.

E' infatti dello stesso periodo la lettera del politico abruzzese Remo Gaspari in cui definiva "superstizioso" chi si opponeva con buon senso e dati scientifici alla costruzione di una raffineria in Val di Sangro, raffineria di proprietà di una società chiamata Sangro Chimica e di cui tra l'altro lo stesso Gaspari era stato uno dei fondatori!


Il pericolo fu debellato grazie ad una sollevazione popolare, subito definita da certa stampa come "populista e strumentale" anche perché tra i suoi leader c'era il sindaco di Paglieta Enrico Graziani; unico sindaco del PCI in un territorio totalmente democristianizzato!


Purtroppo ancora oggi sono in molti a deridere chi si batte per la tutela e la conservazione del territorio e, se è vero che non c'è boia senza vittima, la causa di questo generico e diffuso discredito va ricercata anche tra coloro che considerano il problema ambientale come un loro dominio esclusivo.

La faziosità di alcuni ambientalisti per professione e/o per diritto divino è una delle cause del discredito con cui alcuni imprenditori e politici avvolgono tutti coloro che vorrebbero fare qualche cosa di concreto per la tutela e la salvaguardia dell'ambiente.
Questi imprenditori hanno a libro paga molti politici ed esponenti dei media con il risultato che la gente comune, quella per intenderci generata dall'amplesso del signor Qualunque con la Casalinga di Voghera, vede l'ambientalismo come un ostacolo allo sviluppo ed al benessere.

Ne abbiamo la prova qui in Abruzzo dove qualcuno ha deciso di auto nominarsi paladino e leader indiscusso di tutti coloro che si battono contro il degrado della nostra Regione in un distretto petrolifero.
Questa idea della bandiera comune sarebbe, a nostro avviso, la chiave vincente per dare forma e forza ad una lotta che a prima vista sembrerebbe impari.
Da una parte un colosso finanziario ed industriale in grado di sfamare un intero esercito di politici e faccendieri e dall'altra semplici cittadini dotati di quel minimo di dignità e di senso civico indispensabile per andare oltre il basilare concetto della vita vegetativa.

Uniti e rafforzati da un progetto comune questi cittadini potrebbero cambiare le sorti del confronto

Purtroppo questa sigla, che potrebbe dare voce e forza a tanta energia civica latente, in realtà rappresenta solo se stessa e le ambizioni di coloro che la gestiscono e da cui traggono (poca) visibilità. Visibilità sempre fine a se stessa.

La somma degli aderenti alle sessanta sigle (ma chi le ha mai elencate e contate?) che costituirebbero la struttura regionale di questa unione è molto meno della metà degli aderenti al più attivo movimento teramano, ultimo nato circa otto mesi fa!

Proprio per questo motivo nelle riunioni non si può pensare di mettere ai voti le mozioni e non si possono contare le tessere delle varie associazioni e comitati che di fatto vi aderiscono.
E' un grande salotto virtuale ed inconcludente, più orientato ad un no-global di maniera che al radical chic di sessantottesca memoria.

Insomma è una pseudo struttura alimentata da una grande vocazione minoritaria.

Se veramente vogliamo creare un baluardo contro la deriva politica e morale della nostra regione (deriva da cui nascono tutti i problemi ambientali, petrolio in testa) è indispensabile dare a questa sigla una una struttura giuridica ed una credibilità democratica per poter sviluppare e sostenere un programma che sia veramente comune, condiviso e soprattutto sostenuto da numerose adesioni formali. Adesioni formali che sono poi rappresentate da tessere e contributi concreti, esattamente l'opposto di certi atteggiamenti filosofeggianti di comitati e associazioni di singoli individui, obnubilati dall'ottusità del dogma ideologico ed inscatolati in schemi e pregiudizi.

Non rendersi conto di questo fatto significa candidare l'Abruzzo ad una sconfitta sul piano civile ancor prima che sul piano ambientale, confermando così la vocazione minoritaria di chi vive di atteggiamenti settari e cerca di disegnarsi un ruolo a prescindere dai risultati.

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