venerdì 10 giugno 2011

LA DEMOCRAZIA DELLA FOREST

Oggi 10 giugno abbiamo letto sui principali giornali locali che la Forest Oil, per voce del suo general manager in Italia, il signor Mazzenga, rivendicherebbe la necessità di un ulteriore confronto, per non aver potuto spiegare le proprie ragioni sul progetto di estrazione e lavorazione del gas nel comune di Bomba, durante il convegno del 5 giugno scorso.
Sarebbe rammaricata perché ai tecnici del progetto non sarebbe stato dato il modo di spiegare la totale sicurezza dell’impianto(?).
Sottolineando la propria disponibilità al dialogo, purchè civile(!).
La protesta popolare avrebbe oscurato la “limpidezza” del progetto e la propria legittimità (!!!).
Per noi, che al convegno c’eravamo, le cose sono andate diversamente.
La proprietà, nonostante le proteste vibranti, ha avuto l’occasione, unica e irripetibile, di blandire l’opinione pubblica con la propria arringa difensiva, tecnicamente ed inesorabilmente smontata dal dottor Colonna, Presidente del Comitato bombese contro la raffineria.
L’aspetto incontrovertibile della vicenda è che di fronte alla domanda “In quale altra parte del mondo esiste un impianto della Forest con le stesse caratteristiche di quello che dovrebbe sorgere a Bomba a poche centinaia di metri in linea d’aria dalle prime case?” la risposta è stata, dopo attimi di penoso silenzio, “In Texas, in pieno deserto” (!!!!!!!!)
Ciò che negli Stati Uniti si può fare nel deserto qui la Forest pretende di farlo “democraticamente” in un’area antropizzata e con il rischio della subsidenza in prossimità di una diga, con 80 milioni di metri cubi d’acqua.
Senza vergogna il signor Mazzenga e crediamo, se i nostri amministratori regionali non vogliono 5.000 persone inferocite a L’Aquila, senza speranza!

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