CONSULTA LE PAGINE DI NSC
- Home page
- LA NOSTRA IDEA DI LANCIANO
- PER UNA MOBILITA' PIU' SANA A LANCIANO
- CENTRALI A BIOMASSE IN ABRUZZO
- BIOGAS & AFFARI IN ABRUZZO
- IMPIANTI A RISCHIO IN ABRUZZO
- IL PETROLIO IN ABRUZZO
- DIFENDILMARE
- VERSO RIFIUTI ZERO
- NSC E L'ENERGIA
- SCRIVI AI PARLAMENTARI ABRUZZESI
- ELIPORTO? NO GRAZIE!
- Note Stonate
- LE IMMAGINI DEL 23 MAGGIO
- TUTTO SU "OMBRINA MARE"
- I CANDIDATI (?) DI NSC
- IL PROGRAMMA DI NSC PER LE COMUNALI 2016
martedì 27 marzo 2012
venerdì 23 marzo 2012
No alle biomasse, il 31 marzo corteo per le strade della città
No alle biomasse, il 31 marzo corteo per le strade della città

VASTO - Un corteo che
partirà dal quartiere San Paolo e si snoderà lungo l’asse principale
della viabilità cittadina per giungere in pieno centro. E’ lì che si
concluderà la manifestazione del 31 marzo prossimo.
E’ il giorno in cui associazioni, ambientalisti e semplici cittadini incroceranno le braccia per dire no alle centrali a biomasse e agli altri insediamenti inquinanti a poche centinaia di metri dalla riserva naturale di Punta Aderci.
Il Comitato cittadino per la tutela del territorio organizza il corteo. Lo ha deciso l’assemblea in cui erano rappresentate associazione Porta Nuova, Arci, Wwf, Avast’, Amici di Punta Aderci, Movimento 5 Stelle, Cobas, La Nuova Terra, un gruppo di imprenditori di Punta Penna, Consorzio Via Adriatica e semplici cittadini.
I Cobas, rappresentati dal segretario provinciale Domenico Ranieri, hanno “proposto una giornata di manifestazione unitaria per il 31 marzo 2012, alla quale tutte le sigle hanno dichiarato consenso e adesione”, racconta il leader del sindacato, che annuncia “la proclamazione di uno sciopero regionale di tutte le scuole di ogni ordine e grado e un convegno dibattito nel pomeriggio.
Una iniziativa di sensibilizzazione nelle scuole vastesi alla partecipazione è stato annunciato da un nostro comunicato che verrà oggi stesso e nei giorni seguenti distribuito davanti agli istituti scolastici.
La manifestazione del 31 marzo, forte della presenza di movimenti, associazioni, studenti, avrà carattere dinamico nel senso di non presidiare solo i siti sui quali si vorrebbero realizzare le centrali a biomasse, ma si snoderanno attraverso la città e le strade cittadine diffondendo un messaggio alla partecipazione collettiva. Questa iniziativa di lotta si sposa finalmente con le associazioni civiche, ambientaliste, produttive della città in un momento delicatissimo economico e sociale per la riconquista di un bene comune di grande pregio naturalistico come l’area di Punta Penna”.
E’ il giorno in cui associazioni, ambientalisti e semplici cittadini incroceranno le braccia per dire no alle centrali a biomasse e agli altri insediamenti inquinanti a poche centinaia di metri dalla riserva naturale di Punta Aderci.
Il Comitato cittadino per la tutela del territorio organizza il corteo. Lo ha deciso l’assemblea in cui erano rappresentate associazione Porta Nuova, Arci, Wwf, Avast’, Amici di Punta Aderci, Movimento 5 Stelle, Cobas, La Nuova Terra, un gruppo di imprenditori di Punta Penna, Consorzio Via Adriatica e semplici cittadini.
I Cobas, rappresentati dal segretario provinciale Domenico Ranieri, hanno “proposto una giornata di manifestazione unitaria per il 31 marzo 2012, alla quale tutte le sigle hanno dichiarato consenso e adesione”, racconta il leader del sindacato, che annuncia “la proclamazione di uno sciopero regionale di tutte le scuole di ogni ordine e grado e un convegno dibattito nel pomeriggio.
Una iniziativa di sensibilizzazione nelle scuole vastesi alla partecipazione è stato annunciato da un nostro comunicato che verrà oggi stesso e nei giorni seguenti distribuito davanti agli istituti scolastici.
La manifestazione del 31 marzo, forte della presenza di movimenti, associazioni, studenti, avrà carattere dinamico nel senso di non presidiare solo i siti sui quali si vorrebbero realizzare le centrali a biomasse, ma si snoderanno attraverso la città e le strade cittadine diffondendo un messaggio alla partecipazione collettiva. Questa iniziativa di lotta si sposa finalmente con le associazioni civiche, ambientaliste, produttive della città in un momento delicatissimo economico e sociale per la riconquista di un bene comune di grande pregio naturalistico come l’area di Punta Penna”.
sabato 17 marzo 2012
A PROPOSITO DI BIOMASSE E "NIMBY": se le cose vengono fatte per migliorare nell'interesse di tutti NON SIAMO CERTO QUELLI DEL "NO".
Cerchiamo
di fare chiarezza con i nostri interlocutori sia all’esterno che all’interno
del crescente movimento che in Abruzzo si batte contro il proliferare fuori
controllo di impianti “sgraditi” in quanto dannosi e non necessari ma
contrabbandati come veicoli di progresso e sviluppo.
Nuovo
Senso Civico, e con esso
tante altre persone, gruppi e organizzazioni, si spende per difendere il
primo valore universale che è la SALUTE sia del Pianeta che di tutte le
persone che lo abitano, opponendosi ad ogni intromissione che ne degradi la
qualità della VITA.
E’
quindi del tutto evidente che non possiamo essere etichettati come “NIMBY”
perché se qualcosa nuoce alla salute dell’ambiente e per di più è inutile non
la vogliamo né nel nostro giardino né in quello del vicino, né altrove in
Italia o nel Mondo.
Se
al contrario ci vengono proposte operazioni che come risultato finale
garantiscono un miglioramento delle condizioni di vita come ad esempio la riduzione
dell’inquinamento complessivo allora siamo certamente favorevoli e pronti a
dire “SI’”. Ma purtroppo
questo non è il caso degli interventi che sono in ballo.
Entriamo
nello specifico partendo dall’inizio.
A)
IL
FABBISOGNO DI ENERGIA
Con i dati del gestore TERNA alla mano
rileviamo che in Italia c’è un’offerta di energia elettrica molto
superiore al fabbisogno giornaliero il che significa in prima battuta: non
abbiamo bisogno di altra energia.
Se però vogliamo liberarci com’è giusto dalla
dipendenza prevalente dal PETROLIO e dai combustibili fossili in genere
dobbiamo percorrere una strada dal doppio binario che comporta:
1.
la
drastica riduzione degli sprechi energetici attraverso politiche di risparmio e modifica
degli stili di vita e di consumo (non sono più accettabili 100 televisori
accesi nei supermercati o l’uso dell’automobile per andare dietro l’angolo);
2.
lo
spostamento delle risorse verso le fonti davvero rinnovabili (eolico, solare-fotovoltaico, geotermico,
ecc.) con l’avvertenza però che siano adottate nel miglior modo possibile e non
come spesso accade in Italia dove anche le cose buone vengono fatte male (i
pannelli solari invece di sfrattare i vigneti vadano a sostituire le coperture
in amianto dei capannoni come già propongono alcune aziende innovative).
In questa prospettiva può esserci un uso
virtuoso anche delle biomasse come ha dimostrato nelle sue conferenze
uno dei massimi esperti dell’argomento, il Prof. Federico Valerio
dell’Istituto Ricerca sul cancro di Genova. Uso virtuoso che, guardacaso, non è
presente nemmeno in uno dei progetti di nostra conoscenza già realizzati o in
cantiere nella nostra regione.
B) LA COMBUSTIONE DELLE BIOMASSE (legna e derivati, olii vegetali,sansa,
mais, ecc)
Riassumiamo qui di seguito alcuni PRINCIPI
INDISCUTIBILI che si basano su autorevoli studi scientifici internazionali
(francesi e soprattutto svedesi) e sulle ricerche condotte in Italia dallo
stesso Prof. Valerio.
1. le centrali a biomasse a combustione
diretta hanno bassa efficienza energetica e inquinano circa 30 volte più di
quelle a metano e il doppio perfino rispetto alle centrali a carbone
causando un netto peggioramento della qualità dell’aria, del suolo e dell’intero
habitat circostante;
2. la combustione delle biomasse
sviluppa inevitabilmente e in grandi quantità numerosi inquinanti
(polveri sottili e ultrasottili, ossidi di azoto e di carbonio, furani, metalli
pesanti, ozono, ecc) tra i quali 4 sicuri cancerogeni: benzene,
formaldeide, diossine e idrocarburi policiclici aromatici. La
pericolosità di questi composti non è dovuta solo alla loro concentrazione
nell’aria inalata ma anche alla loro deposizione sul suolo ed all’accumulo
crescente nella catena alimentare con effetti negativi sulla salute umana;
3. un ulteriore elemento di
inquinamento è rappresentato dal trasporto in quanto nella maggioranza
dei casi le biomasse da bruciare provengono da molto lontano se non addirittura
dall’estero (Africa, Asia) come nel caso dell’olio di palma dall’Indonesia. In
questo caso le conseguenze negative derivano anche dalla deforestazione in
atto in quelle zone per sostituire le piantagioni tradizionali con quelle
da esportazione sottraendo così ossigeno all’intero pianeta.
4. c’è infine il problema delle CENERI
prodotte dalla combustione delle biomasse che sono a tutti gli effetti un
rifiuto tossico che va
trattato come tale con tutte le controindicazioni del caso incluso il surplus
di inquinamento derivante dal trasporto alla loro destinazione finale.
Passiamo
adesso all’auspicabile alternativa.
C)
L’USO VIRTUOSO DELLE BIOMASSE
L’alternativa si chiama TMB Trattamento
Meccanico Biologico che avviene in impianti dove si produce davvero energia
verde rinnovabile perché le biomasse non vengono bruciate (combustione)
ma trasformate a freddo attraverso l’utilizzo di micro-organismi (digestione
anaerobica) senza emissione di sostanze tossiche e addirittura con la
depurazione degli elementi inquinanti.
Da questi impianti si ottiene, oltre ad un COMPOST
di qualità, il BIOMETANO che ha le stesse funzioni del metano e può
essere immesso direttamente nella rete metanifera nazionale per usi domestici oppure utilizzato per
autotrazione e produzione di elettricità e calore.
Riassumiamo sinteticamente:
D) LE CONDIZIONI IRRINUNCIABILI PER
ACCETTARE UN IMPIANTO A BIOMASSE
1. Filiera
corta: le biomasse utilizzate
devono provenire da scarti agricoli e da allevamenti locali consentendo
così di risolvere un problema di smaltimento ed evitando l’inquinamento dal
trasporto delle stesse su lunghe distanze;
2.
Produzione
di biometano (differente
dal biogas) attraverso la digestione anaerobica a freddo delle biomasse: il biogas non può essere immesso nella rete
metanifera perché “sporco” ma attraverso un processo di depurazione può essere
trasformato in BIOMETANO. In questo modo si andrebbe anche a ridurre la nostra
dipendenza da fonti estere come il gas siberiano o libico. Ci spingiamo anche
un po’ oltre affermando che se necessario in questi impianti, fermo restando
tutte le altre condizioni, si potrebbe trattare anche la frazione umida dei
rifiuti urbani, naturalmente solo dopo l’adozione di politiche di riduzione a
monte dei rifiuti e di raccolta differenziata spinta porta a porta.
3. Teleriscaldamento: ossia il sistema per raggiungere attraverso
una rete di collegamento le abitazioni, gli edifici pubblici e le imprese
circostanti offrendo loro il riscaldamento necessario, permettendo lo
spegnimento di tante piccole caldaie private meno efficienti ed ottenendo
così una riduzione dell’inquinamento complessivo. Senza il
teleriscaldamento non solo si inquina ma si manda letteralmente in fumo il
60/70% dell’energia prodotta mentre con la sua adozione se ne perde solo il 2%.
Se si adottasse tutto questo saremmo i primi a dire di sì a tali
impianti senza sentirci
truffati per quel 7% che attraverso il meccanismo distorto dei “certificati
verdi” ci viene sottratto dalla bolletta elettrica per finanziare queste
centrali e in definitiva il nostro avvelenamento.
Purtroppo
la realtà è ben diversa e nessuna delle condizioni virtuose sopra
enunciate è prevista negli impianti a biomasse o biogas dei quali ci stiamo
occupando.
FILIERA
CORTA? Macchè! Il materiale da bruciare proviene da centinaia e addirittura
migliaia di km. dalla centrale!
TELERISCALDAMENTO?
Nenache a pensarci nonostante le false promesse per abbindolare gli ingenui
cittadini.
BIOMETANO?
Bio…che??
Speriamo
che adesso sia chiaro perché ci battiamo tenacemente contro questi imbrogli
legalizzati che vengono inflitti alla nostra terra: RAPPRESENTANO UN
COSPICUO E CONCRETO INTERESSE SOLO PER CHI LI PROGETTA, LI REALIZZA E LI
GESTISCE (in qualche caso forse anche per chi li autorizza) FACENDO FACILI
AFFARI SULLA PELLE DELLA POPOLAZIONE CHE NE PAGA TUTTE LE NEFASTE CONSEGUENZE
SOTTO FORMA DI AUMENTO DELL’INQUINAMENTO E DELLE MALATTIE SPESSO MORTALI,
PEGGIORAMNETO DELLA QUALITA’ DELLA VITA E DELLE CONDIZIONI ECONOMICHE, non
essendoci alcun vantaggio neanche di carattere occupazionale.
Così
subendo ci metteremo in casa un killer silenzioso e invisibile che agirà
indisturbato nello spargimento di sostanze tossiche ed i cui effetti deleteri
saranno del tutto evidenti magari solo tra 15 anni quando l’impianto avrà
concluso il suo ciclo produttivo ed i proprietari se ne saranno già andati con
il portafoglio gonfio lasciandosi alle spalle senza alcun rimorso la loro
pesante eredità di veleni.
Non
aspettiamo che il killer cominci a sparare con il silenziatore: togliamogli
subito la pistola dalle mani e se vuole, per il bene di tutti, possiamo
sostituirgliela con una bella chitarra.
venerdì 16 marzo 2012
EVVIVA IL CENTRO OLI SI FARA', FORSE, SE I CITTADINI LO PERMETTERANNO
Ortona. Contrada Feudo diventa “zona industriale”: torna lo spettro del Centro oli
I 10 voti favorevoli anche quelli di Fratino e Di Martino
ORTONA. E’ bastato un correttivo di una
cartografia per adeguarsi al Prg per scatenare il principio della
prossima bufera ad Ortona.
E’ successo nell’ultimo Consiglio utile prima delle elezioni, quello di ieri, ed è bastato poco. In pochissimi si sono resi conto dell’accaduto e molti ancora non riescono a spiegarsi come sia potuto accadere. Sta di fatto che ad oggi contrada Feudo non è più zona agricola ma zona industriale. Contrada Feudo è anche quella dove anni fa l’Eni voleva costruire il Centro oli, una mini raffineria in mezzo al Montepulciano.
E’ bastato questo per fare due più due ed è tornato lo spettro più temuto in zona ma anche quello più animatamente avversato da un movimento popolare che di fatto ne ha bloccato la realizzazione.
Tecnicamente il Consiglio comunale, tra l’altro, ha semplicemente preso atto degli adeguamenti inerenti gli elaborati tecnici in merito all'attuazione del PRG. Uno di questi elaborati è un correttivo che recepisce l'indicazione del PRG per trasformare la zona in contrada Feudo (l’area dove dovrebbe sorgere il Centro Oli), da agricola a industriale.
Il Consiglio ha votato a favore, con parte della maggioranza e il consigliere Franco Musa della opposizione (10 favorevoli Paolo Cieri, Massimo Paolucci, Felice Talone, Rosalia Tucci, Nicola Pace, Remo Di Martino, Roberto Di Campli, Nicola Fratino, Alfonso Piccinnino, Franco Musa- e 9 contrari). L’area di contrada Feudo diviene industriale dunque per un voto solo.
«Oggi più che mai», tuona subito il Wwf, «suona sinistro l'improvviso annuncio del 30 ottobre scorso, del dirigente Eni Roberto Petri. Una dichiarazione di pochi minuti, attraverso il telegiornale regionale della Rai, dove il membro del Consiglio d’amministrazione dell'Eni ribadiva l'intenzione di perseguire la realizzazione di un imprecisato centro a carattere industriale, voluto da indefiniti enti locali».
L’area di coltivazione denominata “Miglianico”, oggi facente capo all'Adriatica Idrocarburi di proprietà Eni, non è soggetta ad alcuna istanza di rinuncia presso il Ministero preposto. Una istanza che doveva essere un atto dovuto dopo le dichiarazioni.
La Regione Abruzzo ritiene che con la Legge Regionale n. 48 del 2010 è possibile impedire la realizzazione del Centro Oli. Ma il Wwf non ci crede.
«Questa legge infatti», dice Fabrizia Arduini, «prevede soltanto limiti per l’ installazione di impianti di trattamento idrocarburi liquidi e gassosi in zone di pregio, a vario titolo. Via libera totale, dunque, nelle zone industriali per detti impianti.
Ora tutto è chiaro: dopo la turbogas, la discarica di amianto, il deposito di pet-coke, mancava solo la raffineria che emetterà ogni giorno una tonnellata di fumi da combustione, in particolare l'idrogeno solforato – sostanza la cui tossicità è equiparata al cianuro - per mostrare il vero intento di chi vuole che Ortona e il suo porto diventino un polo minerario a tutti gli effetti».
L’Associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina ha già formalizzato la richiesta di accesso agli atti, al fine di esaminare tutta la documentazione e valutare le misure necessarie ad impedire questa prospettiva, che renderebbe Ortona, invece che capofila del Parco Nazionale della Costa Teatina, la “prima della classe in impianti insalubri di prima classe”. Una bella differenza, sia dal punto di vista ambientale che occupazionale.
«Nel caso in cui si dovesse riaprire la procedura del Centro Oli in contrada Feudo», commenta Gabriele Di Clerico, presidente No Petrolio, «siamo disposti a cominciare nuovamente la protesta». E c’è chi assicura che sarà ancora più forte del 2007, 2008 e 2009.
Da: Prima da Noi
E’ successo nell’ultimo Consiglio utile prima delle elezioni, quello di ieri, ed è bastato poco. In pochissimi si sono resi conto dell’accaduto e molti ancora non riescono a spiegarsi come sia potuto accadere. Sta di fatto che ad oggi contrada Feudo non è più zona agricola ma zona industriale. Contrada Feudo è anche quella dove anni fa l’Eni voleva costruire il Centro oli, una mini raffineria in mezzo al Montepulciano.
E’ bastato questo per fare due più due ed è tornato lo spettro più temuto in zona ma anche quello più animatamente avversato da un movimento popolare che di fatto ne ha bloccato la realizzazione.
Tecnicamente il Consiglio comunale, tra l’altro, ha semplicemente preso atto degli adeguamenti inerenti gli elaborati tecnici in merito all'attuazione del PRG. Uno di questi elaborati è un correttivo che recepisce l'indicazione del PRG per trasformare la zona in contrada Feudo (l’area dove dovrebbe sorgere il Centro Oli), da agricola a industriale.
Il Consiglio ha votato a favore, con parte della maggioranza e il consigliere Franco Musa della opposizione (10 favorevoli Paolo Cieri, Massimo Paolucci, Felice Talone, Rosalia Tucci, Nicola Pace, Remo Di Martino, Roberto Di Campli, Nicola Fratino, Alfonso Piccinnino, Franco Musa- e 9 contrari). L’area di contrada Feudo diviene industriale dunque per un voto solo.
«Oggi più che mai», tuona subito il Wwf, «suona sinistro l'improvviso annuncio del 30 ottobre scorso, del dirigente Eni Roberto Petri. Una dichiarazione di pochi minuti, attraverso il telegiornale regionale della Rai, dove il membro del Consiglio d’amministrazione dell'Eni ribadiva l'intenzione di perseguire la realizzazione di un imprecisato centro a carattere industriale, voluto da indefiniti enti locali».
L’area di coltivazione denominata “Miglianico”, oggi facente capo all'Adriatica Idrocarburi di proprietà Eni, non è soggetta ad alcuna istanza di rinuncia presso il Ministero preposto. Una istanza che doveva essere un atto dovuto dopo le dichiarazioni.
La Regione Abruzzo ritiene che con la Legge Regionale n. 48 del 2010 è possibile impedire la realizzazione del Centro Oli. Ma il Wwf non ci crede.
«Questa legge infatti», dice Fabrizia Arduini, «prevede soltanto limiti per l’ installazione di impianti di trattamento idrocarburi liquidi e gassosi in zone di pregio, a vario titolo. Via libera totale, dunque, nelle zone industriali per detti impianti.
Ora tutto è chiaro: dopo la turbogas, la discarica di amianto, il deposito di pet-coke, mancava solo la raffineria che emetterà ogni giorno una tonnellata di fumi da combustione, in particolare l'idrogeno solforato – sostanza la cui tossicità è equiparata al cianuro - per mostrare il vero intento di chi vuole che Ortona e il suo porto diventino un polo minerario a tutti gli effetti».
L’Associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina ha già formalizzato la richiesta di accesso agli atti, al fine di esaminare tutta la documentazione e valutare le misure necessarie ad impedire questa prospettiva, che renderebbe Ortona, invece che capofila del Parco Nazionale della Costa Teatina, la “prima della classe in impianti insalubri di prima classe”. Una bella differenza, sia dal punto di vista ambientale che occupazionale.
«Nel caso in cui si dovesse riaprire la procedura del Centro Oli in contrada Feudo», commenta Gabriele Di Clerico, presidente No Petrolio, «siamo disposti a cominciare nuovamente la protesta». E c’è chi assicura che sarà ancora più forte del 2007, 2008 e 2009.
Da: Prima da Noi
giovedì 15 marzo 2012
Biomasse, presunte minacce agli imprenditori: scatta l'inchiesta
Biomasse, presunte minacce agli imprenditori: scatta l'inchiesta

Il Commissariato di Vasto
VASTO - Scatta
l'inchiesta sulla vicenda centrali a biomasse. La Procura di Vasto ha
aperto un fascicolo d'indagine sull'esposto presentato da Stefano
Moretti (Aia, osservatorio antimafia d'inchiesta) e Riccardo Alinovi
(associazione Codici).
Nel documento i due firmatari chiedevano alla magistratura vastese, alla Direzione distrettuale antimafia e alla guardia di finanza di accertare se alcuni imprenditori locali che hanno detto no alle centrali a biomasse siano stati fatti oggetto di pressioni e minacce e, nel caso in cui questi fatti fossero confermati, indentificare i responsabili.
La Procura di via Bachelet, che coordina l'inchiesta, ha delegato alla polizia lo svolgimento dell'indagine. Oggi è stato ascoltato Alinovi, ieri in Commissariato era stato convocato Moretti: "Sono stato ascoltato dall'ispettore Angelo Torzi, capo della squadra anticrimine", conferma il referente dell'Aia. "Ho presentato due denunce. La prima insieme a Riccardo Alinovi sulle presunte pressioni ricevute dagli imprenditori che sostengono il no alle centrali a biomasse, che sarebbero stati invitati, per così dire, a non prendere parte alle riunioni del Comitato per la tutela del territorio. Il secondo esposto è di qualche giorno fa e prende spunto dalle rivelazioni di Mario Della Porta", consigliere comunale di centrodestra, che aveva accusato l'amministrazione comunale di Vasto di aver trasmesso alla Regione con quasi 50 giorni di ritardo le delibere con cui il Consiglio comunale esprimeva dubbi sulle biomasse.
"Le nostre iniziative legali - afferma Moretti - rappresentano un invito ad accertare la verità, visto che i progetti relativi alle centrali termoelettriche a biomasse godono di ingenti finanziamenti pubblici e a Vasto attualmente non esiste la possibilità di creare la cosiddetta filiera corta per convogliare gli scarti delle produzioni agricole alle centrali progettate: non sarebbero sufficienti ad alimentarle completamente. Per questo, temiamo che le biomasse da bruciare possano arrivare da molto lontano. Più lunga è la filiera, più è difficile controllare. A Vasto la qualità dell'aria è scadente", afferma il referente locale dell'Aia. "Mi auguro che la magistratura verifichi se la qualità dell'aria è strettamente connessa con l'incidenza delle malattie tumorali, che in città è superiore alla media nazionale. E ora a Cupello vogliono fare anche il termovalorizzatore".
"La situazione è molto delicata", sostiene Alinovi. "Alla luce di quello che abbiamo sentito nell'assemblea del 22 febbraio scorso, quando alcuni imprenditori hanno confidato di aver subito pressioni, non potevamo far finta di niente. Siamo preoccupati quando dei cittadini dicono di non poter esprimere liberamente la loro opinione. Ho il timore che attorno a questa vicenda ruotino troppi interessi politici".
micheledannunzio@vastoweb.com
Nel documento i due firmatari chiedevano alla magistratura vastese, alla Direzione distrettuale antimafia e alla guardia di finanza di accertare se alcuni imprenditori locali che hanno detto no alle centrali a biomasse siano stati fatti oggetto di pressioni e minacce e, nel caso in cui questi fatti fossero confermati, indentificare i responsabili.
La Procura di via Bachelet, che coordina l'inchiesta, ha delegato alla polizia lo svolgimento dell'indagine. Oggi è stato ascoltato Alinovi, ieri in Commissariato era stato convocato Moretti: "Sono stato ascoltato dall'ispettore Angelo Torzi, capo della squadra anticrimine", conferma il referente dell'Aia. "Ho presentato due denunce. La prima insieme a Riccardo Alinovi sulle presunte pressioni ricevute dagli imprenditori che sostengono il no alle centrali a biomasse, che sarebbero stati invitati, per così dire, a non prendere parte alle riunioni del Comitato per la tutela del territorio. Il secondo esposto è di qualche giorno fa e prende spunto dalle rivelazioni di Mario Della Porta", consigliere comunale di centrodestra, che aveva accusato l'amministrazione comunale di Vasto di aver trasmesso alla Regione con quasi 50 giorni di ritardo le delibere con cui il Consiglio comunale esprimeva dubbi sulle biomasse.
"Le nostre iniziative legali - afferma Moretti - rappresentano un invito ad accertare la verità, visto che i progetti relativi alle centrali termoelettriche a biomasse godono di ingenti finanziamenti pubblici e a Vasto attualmente non esiste la possibilità di creare la cosiddetta filiera corta per convogliare gli scarti delle produzioni agricole alle centrali progettate: non sarebbero sufficienti ad alimentarle completamente. Per questo, temiamo che le biomasse da bruciare possano arrivare da molto lontano. Più lunga è la filiera, più è difficile controllare. A Vasto la qualità dell'aria è scadente", afferma il referente locale dell'Aia. "Mi auguro che la magistratura verifichi se la qualità dell'aria è strettamente connessa con l'incidenza delle malattie tumorali, che in città è superiore alla media nazionale. E ora a Cupello vogliono fare anche il termovalorizzatore".
"La situazione è molto delicata", sostiene Alinovi. "Alla luce di quello che abbiamo sentito nell'assemblea del 22 febbraio scorso, quando alcuni imprenditori hanno confidato di aver subito pressioni, non potevamo far finta di niente. Siamo preoccupati quando dei cittadini dicono di non poter esprimere liberamente la loro opinione. Ho il timore che attorno a questa vicenda ruotino troppi interessi politici".
micheledannunzio@vastoweb.com
domenica 11 marzo 2012
UN IMPEGNO SOLENNE


Per il momento ci preme segnalare due cose: la prima è l’alto
livello degli interventi e del dibattito da parte innanzitutto dei relatori “tecnici”
quali l’ormai conosciuto Prof. Federico
Valerio che ha spiegato ancora una volta in maniera chiara e completa tutto
l’affare (spesso l’imbroglio) delle biomasse e poi il Prof. Giulio Lucchetta con un intervento di taglio morale molto
apprezzato sull’uso dissennato che facciamo delle risorse naturali compresa la
persona umana nella forma di “forza-lavoro” e poi, cosa non scontata, anche da
parte dei politici ufficiali oltre che dai rappresentanti di comitati e
associazioni come il nostro Alessandro Lanci.
Ma la seconda cosa da evidenziare è probabilmente la più
importante e rappresenta il primo grande
successo delle nostre battaglie: l’ultimo a prendere la parola quasi in
zona “recupero” per usare un termine calcistico è stato il Vice-Sindaco di Lanciano Pino
Valente che, in assenza del Sindaco Mario Pupillo e a questo punto crediamo
in sua vece, si è solennemente impegnato
a nome dell’Amministrazione Comunale di Lanciano a rifiutare qualsiasi progetto di centrali
a biomasse che venisse presentato al nostro Comune ed in qualsiasi forma sia
palese che “mascherata” da altre finalità, oltre che a continuare a seguire
da vicino la questione spinosa della centrale a biogas di Villa Pasquini per
risolverla nel miglior modo possibile per la comunità.
E’ stata una dichiarazione netta e senza possibiltà di
equivoci della quale diamo atto a
Pino Valente e che naturalmente registriamo con grande
soddisfazione, ben
consapevoli che naturalmente occorrerà mantenere sempre la guardia alta perché mille
altri saranno i tentativi di sabotaggio e la battaglia dovrà continuare negli
altri comuni della nostra zona e dell’intera regione Abruzzo.
Per tutti noi e per tutti quelli che credono in un futuro
pulito e di giustizia, l’incontro pubblico odierno è stata una tappa
fondamentale e di arricchimento consapevole.
Da oggi in poi
nessuno, amministratori pubblici e politici in testa, potrà dire “io non sapevo”.
martedì 6 marzo 2012
DOMENICA 11 MARZO UN ALTRO APPUNTAMENTO IMPERDIBILE PER SVELARE L'INGANNO DELLE BIOMASSE
L’installazione
delle centrali a biomasse, biogas e simili è un affare solo per i loro
proprietari:
abbiamo dimostrato che in Abruzzo, dove le richieste di autorizzazione sono al
momento oltre 40, non esiste alcun
vantaggio per le popolazioni locali né in termini economici e occupazionali né
di qualità della vita ma anzi
comportano gravi danni alla salute come fonti aggiuntive di inquinamento.
Uno dei relatori, il Prof. Federico Valerio
dell’Istituto tumori di Genova, è uno dei maggiori esperti nazionali
dell’argomento ed è stato già ospite del nostro convegno svoltosi nel marzo
2011.
Invitiamo
caldamente alla partecipazione non solo le persone più vicine agli impianti di
Villa Pasquini a Lanciano
e di Treglio ma tutta la popolazione dell’area frentana perché, come abbiamo
documentato scientificamente, le polveri e le sostanze nocive in uscita dalle
ciminiere possono percorrere centinaia di chilometri trascinate dai venti e
soprattutto siamo a conoscenza di ulteriori impianti in progetto nella nostra
zona.
Dobbiamo fermare questa deriva e per questo occorre un impegno serio e deciso da parte
degli amministratori pubblici che hanno tutti gli strumenti per bloccare questo
fenomeno ma che spesso non ne hanno le conoscenze aggiornate: ecco
un’ottima occasione per informarsi e capirci di più!
Al convegno naturalmente interverrà anche Nuovo Senso Civico che tra l’altro ha prodotto sul tema
un voluminoso testo di carattere scientifico intitolato “DOSSIER BIOMASSE” che è
possibile scaricare dal nostro sito.
CONVEGNO “Biomasse:
prima che sia troppo tardi”
DOMENICA 11
MARZO ore 10
Palazzo degli
Studi - Lanciano
domenica 4 marzo 2012
I CENTO NIENTE CHE UCCISERO L'ASINO (ovvero il tutto è maggiore della somma delle sue parti)
Quando
per imporgli qualcosa gli ripetevano “Non
ti preoccupare, è niente, non ti fa niente” il mio compianto suocero
Eustachio ribatteva così: “Cende gnènte
accìse l’asene” (perdonate la trascrizione improvvisata) ossia “Cento
niente hanno ucciso l’asino”. Più chiaro di mille trattati.
La
saggezza popolare ci viene in soccorso anche per le nostre vicissitudini legate
all’inquinamento e alla qualità della vita perché ci dice papale papale che il dato decisivo è la sommatoria dei
singoli fattori (nel nostro caso nocivi e inquinanti) rispetto alle parti
isolate tra di loro. Il tutto è appunto maggiore e molto spesso peggiore della
somma delle sue parti.
Questa dev’essere la
linea-guida principale per qualsiasi comportamento individuale ma soprattutto
per le scelte delle amministrazioni pubbliche. Va da sé che ci rivolgiamo come al solito al
nostro Sindaco invitando chiunque a fare altrettanto per il proprio Comune di
appartenenza: bisogna avere una visione
globale dei vari fattori inquinanti (dal traffico agli impianti di tutti i
tipi, dai rifiuti alle discariche, dai ripetitori alle coperture in amianto e
via discorrendo) per avere un quadro
organico della situazione e procedere decisamente ad una progressiva ma
drastica riduzione dei rischi.
Non
possiamo accettare nuove fonti nocive alla salute solo perché inquinano “entro
i limiti di legge” come nel caso della centrale a biogas di Villa Pasquini. Anche perché, lo ricordiamo a chi ha la
vista corta, nei dintorni di Villa Pasquini ci sono già la discarica di Cerratina in
piena attività, l’ex discarica di Serre con la sua preoccupante eredità, la
zona industriale in Val di Sangro, ecc. ecc.
Di
più un’amministrazione comunale ha il diritto/dovere di fare pressione su
quelle vicine che accettano l’installazione sul proprio territorio di impianti
inquinanti (vedi centrale a biomasse e sansificio a Treglio oppure turbogas
a Ortona e via discorrendo) perché l’aria non ha confini e le polveri nocive
trasportate dal vento possono percorrere centinaia di chilometri.
Riepilogando:
se mangio cento porzioni normali di alimenti diversi alla fine creperò di
indigestione come se ne avessi ingurgitato uno solo in enormi proporzioni. Questo
è un risultato ormai acquisito in medicina e nelle scienze in generale ma che
ha enormi difficoltà ad affermarsi in altri ambiti come la politica, al cui
interno spesso prevalgono ragionamenti e interessi molto meno lungimiranti.
Ebbene
è giunto il momento di dire basta ai tentennamenti ed alle scelte fatte
letteralmente sulla pelle delle persone: Sindaco
Pupillo e Assessore Tascione, da amministratori e conoscitori della cultura
abruzzese ma soprattutto da uomini di scienza quali siete, ci aspettiamo che
sappiate interpretare al meglio il detto popolare di cui sopra.
Tutti
gli asini, ma prima di tutto le donne e gli uomini della nostra terra ve ne
saranno riconoscenti per sempre.
Franco Mastrangelo
giovedì 1 marzo 2012
LUCIO DALLA...ONORE ALL'UOMO CHE AMAVA IL MARE
Speciale Angeli e... Angeli - Lucio Dalla from GENIO TV on Vimeo.
Riproponiamo l'intervista che ci rilasciò con la consueta disponibilità l'estate scorsa nelle sue adorate Isole Tremiti il giorno della manifestazione-concerto in difesa del mare dallo scempio delle trivellazioni petrolifere.
Lo salutiamo così, con il rispetto che gli si deve e con la promessa di proseguire anche per lui lungo questo difficile cammino a salvaguardia della vita e della bellezza che tanto amava.
"Bisogna imparare a sognare per essere liberi" (Lucio Dalla)
Iscriviti a:
Post (Atom)