Cerchiamo
di fare chiarezza con i nostri interlocutori sia all’esterno che all’interno
del crescente movimento che in Abruzzo si batte contro il proliferare fuori
controllo di impianti “sgraditi” in quanto dannosi e non necessari ma
contrabbandati come veicoli di progresso e sviluppo.
Nuovo
Senso Civico, e con esso
tante altre persone, gruppi e organizzazioni, si spende per difendere il
primo valore universale che è la SALUTE sia del Pianeta che di tutte le
persone che lo abitano, opponendosi ad ogni intromissione che ne degradi la
qualità della VITA.
E’
quindi del tutto evidente che non possiamo essere etichettati come “NIMBY”
perché se qualcosa nuoce alla salute dell’ambiente e per di più è inutile non
la vogliamo né nel nostro giardino né in quello del vicino, né altrove in
Italia o nel Mondo.
Se
al contrario ci vengono proposte operazioni che come risultato finale
garantiscono un miglioramento delle condizioni di vita come ad esempio la riduzione
dell’inquinamento complessivo allora siamo certamente favorevoli e pronti a
dire “SI’”. Ma purtroppo
questo non è il caso degli interventi che sono in ballo.
Entriamo
nello specifico partendo dall’inizio.
A)
IL
FABBISOGNO DI ENERGIA
Con i dati del gestore TERNA alla mano
rileviamo che in Italia c’è un’offerta di energia elettrica molto
superiore al fabbisogno giornaliero il che significa in prima battuta: non
abbiamo bisogno di altra energia.
Se però vogliamo liberarci com’è giusto dalla
dipendenza prevalente dal PETROLIO e dai combustibili fossili in genere
dobbiamo percorrere una strada dal doppio binario che comporta:
1.
la
drastica riduzione degli sprechi energetici attraverso politiche di risparmio e modifica
degli stili di vita e di consumo (non sono più accettabili 100 televisori
accesi nei supermercati o l’uso dell’automobile per andare dietro l’angolo);
2.
lo
spostamento delle risorse verso le fonti davvero rinnovabili (eolico, solare-fotovoltaico, geotermico,
ecc.) con l’avvertenza però che siano adottate nel miglior modo possibile e non
come spesso accade in Italia dove anche le cose buone vengono fatte male (i
pannelli solari invece di sfrattare i vigneti vadano a sostituire le coperture
in amianto dei capannoni come già propongono alcune aziende innovative).
In questa prospettiva può esserci un uso
virtuoso anche delle biomasse come ha dimostrato nelle sue conferenze
uno dei massimi esperti dell’argomento, il Prof. Federico Valerio
dell’Istituto Ricerca sul cancro di Genova. Uso virtuoso che, guardacaso, non è
presente nemmeno in uno dei progetti di nostra conoscenza già realizzati o in
cantiere nella nostra regione.
B) LA COMBUSTIONE DELLE BIOMASSE (legna e derivati, olii vegetali,sansa,
mais, ecc)
Riassumiamo qui di seguito alcuni PRINCIPI
INDISCUTIBILI che si basano su autorevoli studi scientifici internazionali
(francesi e soprattutto svedesi) e sulle ricerche condotte in Italia dallo
stesso Prof. Valerio.
1. le centrali a biomasse a combustione
diretta hanno bassa efficienza energetica e inquinano circa 30 volte più di
quelle a metano e il doppio perfino rispetto alle centrali a carbone
causando un netto peggioramento della qualità dell’aria, del suolo e dell’intero
habitat circostante;
2. la combustione delle biomasse
sviluppa inevitabilmente e in grandi quantità numerosi inquinanti
(polveri sottili e ultrasottili, ossidi di azoto e di carbonio, furani, metalli
pesanti, ozono, ecc) tra i quali 4 sicuri cancerogeni: benzene,
formaldeide, diossine e idrocarburi policiclici aromatici. La
pericolosità di questi composti non è dovuta solo alla loro concentrazione
nell’aria inalata ma anche alla loro deposizione sul suolo ed all’accumulo
crescente nella catena alimentare con effetti negativi sulla salute umana;
3. un ulteriore elemento di
inquinamento è rappresentato dal trasporto in quanto nella maggioranza
dei casi le biomasse da bruciare provengono da molto lontano se non addirittura
dall’estero (Africa, Asia) come nel caso dell’olio di palma dall’Indonesia. In
questo caso le conseguenze negative derivano anche dalla deforestazione in
atto in quelle zone per sostituire le piantagioni tradizionali con quelle
da esportazione sottraendo così ossigeno all’intero pianeta.
4. c’è infine il problema delle CENERI
prodotte dalla combustione delle biomasse che sono a tutti gli effetti un
rifiuto tossico che va
trattato come tale con tutte le controindicazioni del caso incluso il surplus
di inquinamento derivante dal trasporto alla loro destinazione finale.
Passiamo
adesso all’auspicabile alternativa.
C)
L’USO VIRTUOSO DELLE BIOMASSE
L’alternativa si chiama TMB Trattamento
Meccanico Biologico che avviene in impianti dove si produce davvero energia
verde rinnovabile perché le biomasse non vengono bruciate (combustione)
ma trasformate a freddo attraverso l’utilizzo di micro-organismi (digestione
anaerobica) senza emissione di sostanze tossiche e addirittura con la
depurazione degli elementi inquinanti.
Da questi impianti si ottiene, oltre ad un COMPOST
di qualità, il BIOMETANO che ha le stesse funzioni del metano e può
essere immesso direttamente nella rete metanifera nazionale per usi domestici oppure utilizzato per
autotrazione e produzione di elettricità e calore.
Riassumiamo sinteticamente:
D) LE CONDIZIONI IRRINUNCIABILI PER
ACCETTARE UN IMPIANTO A BIOMASSE
1. Filiera
corta: le biomasse utilizzate
devono provenire da scarti agricoli e da allevamenti locali consentendo
così di risolvere un problema di smaltimento ed evitando l’inquinamento dal
trasporto delle stesse su lunghe distanze;
2.
Produzione
di biometano (differente
dal biogas) attraverso la digestione anaerobica a freddo delle biomasse: il biogas non può essere immesso nella rete
metanifera perché “sporco” ma attraverso un processo di depurazione può essere
trasformato in BIOMETANO. In questo modo si andrebbe anche a ridurre la nostra
dipendenza da fonti estere come il gas siberiano o libico. Ci spingiamo anche
un po’ oltre affermando che se necessario in questi impianti, fermo restando
tutte le altre condizioni, si potrebbe trattare anche la frazione umida dei
rifiuti urbani, naturalmente solo dopo l’adozione di politiche di riduzione a
monte dei rifiuti e di raccolta differenziata spinta porta a porta.
3. Teleriscaldamento: ossia il sistema per raggiungere attraverso
una rete di collegamento le abitazioni, gli edifici pubblici e le imprese
circostanti offrendo loro il riscaldamento necessario, permettendo lo
spegnimento di tante piccole caldaie private meno efficienti ed ottenendo
così una riduzione dell’inquinamento complessivo. Senza il
teleriscaldamento non solo si inquina ma si manda letteralmente in fumo il
60/70% dell’energia prodotta mentre con la sua adozione se ne perde solo il 2%.
Se si adottasse tutto questo saremmo i primi a dire di sì a tali
impianti senza sentirci
truffati per quel 7% che attraverso il meccanismo distorto dei “certificati
verdi” ci viene sottratto dalla bolletta elettrica per finanziare queste
centrali e in definitiva il nostro avvelenamento.
Purtroppo
la realtà è ben diversa e nessuna delle condizioni virtuose sopra
enunciate è prevista negli impianti a biomasse o biogas dei quali ci stiamo
occupando.
FILIERA
CORTA? Macchè! Il materiale da bruciare proviene da centinaia e addirittura
migliaia di km. dalla centrale!
TELERISCALDAMENTO?
Nenache a pensarci nonostante le false promesse per abbindolare gli ingenui
cittadini.
BIOMETANO?
Bio…che??
Speriamo
che adesso sia chiaro perché ci battiamo tenacemente contro questi imbrogli
legalizzati che vengono inflitti alla nostra terra: RAPPRESENTANO UN
COSPICUO E CONCRETO INTERESSE SOLO PER CHI LI PROGETTA, LI REALIZZA E LI
GESTISCE (in qualche caso forse anche per chi li autorizza) FACENDO FACILI
AFFARI SULLA PELLE DELLA POPOLAZIONE CHE NE PAGA TUTTE LE NEFASTE CONSEGUENZE
SOTTO FORMA DI AUMENTO DELL’INQUINAMENTO E DELLE MALATTIE SPESSO MORTALI,
PEGGIORAMNETO DELLA QUALITA’ DELLA VITA E DELLE CONDIZIONI ECONOMICHE, non
essendoci alcun vantaggio neanche di carattere occupazionale.
Così
subendo ci metteremo in casa un killer silenzioso e invisibile che agirà
indisturbato nello spargimento di sostanze tossiche ed i cui effetti deleteri
saranno del tutto evidenti magari solo tra 15 anni quando l’impianto avrà
concluso il suo ciclo produttivo ed i proprietari se ne saranno già andati con
il portafoglio gonfio lasciandosi alle spalle senza alcun rimorso la loro
pesante eredità di veleni.
Non
aspettiamo che il killer cominci a sparare con il silenziatore: togliamogli
subito la pistola dalle mani e se vuole, per il bene di tutti, possiamo
sostituirgliela con una bella chitarra.
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