La
riforma dell’art. 117 della Costituzione nasconde un pericolo mortale.
Il governo ha presentato
un disegno di legge di modifica costituzionale in cui, tra l’altro, in riforma
dell’art. 117 della nostra Costituzione, si stabilisce che alcune materie
finora sottoposte alla potestà concorrente della Stato e delle Regioni, sono
riservate esclusivamente allo Stato. Tra
queste materie c’è quella che attiene alla produzione, al trasporto e alla
distribuzione dell’energia. Ove questa riforma fosse approvata, il governo non
avrebbe più l’imbarazzo di dover fare i conti con le istituzioni territoriali.
Così i petrolieri, ad esempio, non avrebbero più alcun serio ostacolo
all’attuazione dei loro programmi di moltiplicazione dissennata delle
trivellazioni in terra e in mare. Ora è ben vero che l’approvazione di questa
riforma richiede tempi non brevi e un doppio passaggio alla Camera e al Senato e
tuttavia non bisogna dimenticare che questa proposta giunge con un tempismo
perfetto, in un momento di crisi gravissima dell’istituto regionale, messo in
discussione dagli scandali e dalla giusta indignazione dei cittadini. E’ anche
vero che finora le Regioni di rado sono state d’ostacolo alla realizzazione di
progetti devastanti. Anzi, ci sono Regioni
che per anni hanno rinunciato ad usare i loro poteri, manifestando il più
assoluto disinteresse verso la salvaguardia del territorio e consentendo che
fossero portate avanti iniziative inaccettabili. E tuttavia le Regioni sono i naturali
interlocutori dei Comuni, delle associazioni e in generale dei movimenti
popolari e anche quando i governi regionali sono stati favorevoli ai progetti
più indigesti, essi hanno dovuto fare i conti con i Comuni e con vasti
movimenti popolari e qualche volta sono stati costretti a fare retromarcia. In
questa maniera sono state impedite, per limitarci all’Abruzzo, alcune scelte fortemente impattanti con il
territorio, oltreché chiaramente speculative: dalla Sangro Chimica al Centro Oli ad Ortona, dalla centrale
termoelettrica (che doveva funzionare bruciando i residui della Sangro Chimica
e che perciò ne ha seguito la sorte) nei pressi di Punta Aderci in Vasto alla
turbogas in Val Di Sangro, ed ora forse saranno impedite le trivellazioni a
Scerni e a Bomba, a S. Vito Chietino e nei pressi delle isole Tremiti e in generale
nell’Adriatico. Mentre al contrario, quando lo Stato ha avuto mano libera ed ha
dato il consenso a qualsiasi iniziativa industriale, senza alcun vaglio
preventivo né alcun controllo successivo, sono state innescate autentiche bombe
ecologiche, come a Bussi, o a Taranto, o a Seveso, o a Casale Monferrato con
l’eternit, o a Porto Marghera, o come è avvenuto in cento altri posti, con
effetti distruttivi per il territorio e per la salute della gente. Occorre far
comprendere al molto intelligente ministro Corrado Passera - il quale, unico
caso nelle democrazie europee, non si degna di rispondere alle lettere dei
cittadini, pur corrette e documentate, e che ha sponsorizzato, approfittando
della sua irresponsabilità politica di membro di un governo tecnico, i progetti
più folli dei petrolieri – che la strada imboccata sarà impervia come neppure
immagina. Poiché il popolo italiano non accetterà di consegnare il territorio
del nostro Paese ai petrolieri e agli speculatori di ogni risma. E se, come
sembra, egli ha qualche ambizione politica, se ne può scordare, perché fin
d’ora si sta facendo largo tra la gente l’opinione che egli costituisca un
pericolo per la salvaguardia del territorio. Ed anche se, prevedibilmente, ci
potranno essere gruppi consiliari regionali che guardano con malcelata
soddisfazione a quella riforma che, togliendo loro il potere sul territorio,
scaricherà ogni tensione sul governo, nasceranno movimenti popolari in grado di
bloccare quella innovazione costituzionale e di spazzare via gli uomini che la
sostengono.
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