giovedì 27 maggio 2010

BOMBA COME IL VAIONT?


La Forest ha presentato uno studio in base al quale la zona è
investita da un naturale fenomeno di subsidenza con una trascurabile oscillazione stagionale di pochi millimetri. Tale studio non tiene però conto della storia geologica delle zona investita da molte frane, spesso mascherate dal lago artificiale realizzato a monte. Inoltre il giacimento del metano che si vuole estrarre, per circa la metà è collocato sotto il lago e per l’altra metà, passando sotto la diga di terra ivi esistente, si estende verso valle: perciò è altamente probabile che di pari passo con lo svuotamento del giacimento si venga a determinare un fenomeno di subsidenza, che si rifletterebbe inevitabilmente sulla diga. Giova ricordare che tale diga è fatta di terra, la cui resistenza ha dei limiti seri: E’ pertanto altamente probabile che tale struttura possa avere dei cedimenti. Tali cedimenti possono non essere uniformi ma differenziali in relazione alla composizione del terreno ed alla solidità e resistenza di ciascuna spalla della diga. E’ noto che sul lato sinistro, e cioè dalla parte di Pennadomo, quella struttura si appoggia ad una formazione rocciosa, mentre sul lato destro si appoggia ad un terreno meno solido e meno stabile. Insomma sul corpo della diga, in seguito al verificarsi di un fenomeno di subsidenza causato dalle estrazioni, potrebbero aversi delle linee di frattura, nelle quali si infiltrerebbe l’acqua: ciò potrebbe destabilizzare l’intera struttura.
E’ bene ricordare che dietro quella diga ci sono ottanta milioni di metri cubi di acqua. E poiché non si può escludere un suo cedimento catastrofico, è bene ricordare che nel Vaiont sono bastati venti milioni di metri cubi di acqua per determinare la tragedia che tutti conosciamo. E’ altresì opportuno considerare che nella vale c’è una sorta di conurbazione che conta circa 15.000 abitanti stabili e che nella fabbriche del Sangro ci sono circa 13.000 operai: su questa gente verrebbe a pendere questa spada di Damocle.
Proprio sulla base della gravità dei rischi cui si andava incontro, l’AGIP, che a suo tempo aveva fatto degli studi per valutare la possibilità di estrarre metano in quell’area, vi ha poi rinunciato.
Si chiede pertanto che la Regione esprima un giudizio negativo circa la compatibilità ambientale del progetto in questione.

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