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martedì 12 luglio 2011
Luoghi comuni intorno alle attività petrolifere in Basilicata
1 – In Basilicata stiamo facendo dei buchi per terra (ministro Paolo Romani). Vero! Ma é una banalizzazione di un grave problema! In Basilicata si sta perforando la sua superficie per raggiungere anche i 7 km. di profondità. Si sono già realizzati 469 pozzi e ci sono ben 22 permessi di ricerca e 18 istanze di permessi di ricerca che lasciano prevedere, se concesse, la realizzazione di almeno altri 150 pozzi. Le perforazioni sono tra le attività ingegneristiche più invasive del suolo. Oltre ad inquinare le falde, l’immissione necessaria di liquidi tossici (polimeri) o di acque di scarto (tossiche) in profondità, possono determinare terremoti. Lo dice il sito ufficiale della sismologia e geofisica italiano e lo confermano i maggiori sismologi internazionali.
2 - Intorno alle piattaforme marine si pesca bene! Vero, ma è pesce inquinato al mercurio e da altre sostanze tossiche derivate dall’attività mineraria. I pesci, è notorio, non espellono le sostanze tossiche che ingeriscono.
3 – Le trivelle attuali sono moderne e non creano problemi rispetto a quelle di un tempo!
Falso! Le trivelle di un tempo erano solamente a percussione. Oggi si usano invece una ventina di sostanze chimiche tossiche, polimeri, con le quali riescono a raggiungere con più facilità anche i 7 km. di profondità, come accade in Basilicata. Con questi polimeri, utilizzati per facilitare chimicamente la perforazione, realizzano una camicia di fango dentro la quale scorrerà poi il tubo che preleverà il petrolio.
4 – Le sostanze chimiche che si usano nelle perforazioni sono approvate dal Ministero per lo sviluppo economico.
Vero! Ma non vuol dir nulla, perché restano sempre tossiche e non andrebbero utilizzate dove la trivella ha ampie possibilità, come in Basilicata, di incrociare nel suo percorso, bacini idrici di superficie e di profondità. O strati di alta salinità del terreno: l’ambiente salino, per osmosi, facilita la diffusione di questi polimeri nel terreno circostante e nel circuito dell’acqua.
5 – Nelle perforazioni non si usano sostanze cancerogene e radioattive.
Non si sa! La formula delle sostanze utilizzate é spesso indicata come segreto industriale. Si sospetta che per facilitare la capacità perforante delle trivelle, si usino l’americio 241 e il berillio. La Ola e NoScorie Trisaia chiedono che l’Arpab analizzi i fanghi prodotti in Basilicata dalla società minerarie per scongiurare tale rischio.
6 – In Basilicata si perfora in garanzia e non si usano sostanze chimiche
Falso! La Gas Plus italiana – che perfora nel Metapontino – ha ammesso l’uso di una ventina di sostanze chimiche e lo affermano tutti i geologi indipendenti del mondo. La salinità del terreno del Metapontino è elevata e non c’è nessun obbligo per le società minerarie di dichiarare la salinità del terreno dove perforano né obblighi di legge da rispettare in tal senso. Le società minerarie non sono nemmeno tenute ad eseguire test piezometrici preventivi (sapere, prima di perforare, se incrociano o meno falde acquifere). Non esistono piani di emergenza per la popolazione in caso di terremoti lungo le aree estrattive. Nel Metapontino si perfora anche nei pressi del centro Itrec della Trisaia, dove c’è il deposito di scorie radioattive col rischio di determinare una contaminazione di tutte l’area in caso di reazione sismica (subsidenza) da perforazione.
7 – La Regione Basilicata tiene tutto sotto controllo con propri tecnici, l’Arpab e Metapontum Agrobios e presto anche l’Osservatorio Ambientale con sede a Marsico Nuovo
Falso! La Regione Basilicata dovrebbe nominare una commissione indipendente di tecnici esperti cui affidare i piani ingegneristichi di ogni attività mineraria fatta in Basilicata (lo afferma il professor Leonardo Seeber, sismologo internazionale che ha dichiarato la stretta interdipendenza tra attività di reinezione di acque saline in unità profonde e terremoti). A tutt’oggi, i piani ingegneristici sono riservati e in possesso solo delle società minerarie. Le centraline intorno al centro oli di Viggiano e Pisticci, sono inutili: in Italia sono permessi livelli di tolleranza dell’H2S ben 6 mila volte superiori ai limiti dell’Oms (Maria Rita D’Orsogna, Univesità di Santa Monica, California). L’Arpab spesso non ha i mezzi tecnici (ha un buco di bilancio enorme) per fare i rilievi necessari e l’Agrobios è una struttura privata, in piena dipendenza dalla Regione, senza un Comitato etico.L’Osservatorio Ambientale di Marsico Nuovo rischia di diventare un terzo doppione, inutile e costoso, dei primi due organismi.
8 – In caso di danni enormi, le società minerarie sono tenute a ripagare i danni.
Falso! Spesso le società minerarie sono srl, a responsabilità limitata o agiscono tramite delle srl, per cui è difficile pensare che possano risarcire. In Val Basento, area nazionale di bonifica, stanno ancora aspettando da anni che si bonifichino vaste aree inquinate. Manca un neccanismo risarcitorio e/o di Fidejussioni a cui i cittadini possono rivalersi per i risarcimenti dei danni subiti.
9 – Il petrolio porta occupazioni e darà almeno 40 anni di lavoro in Basilicata!
Falso! In 20 di attività mineraria, al centro oli di Viggiano, il più grande d’Europa, ci sono circa 2000 dipendenti, dei quali appena il 10% è lucano. Il resto è fatto di tecnici di altra provenienza! Secondo la Ola e No Scorie, se la Regione concederà il raddoppio delle attività estrattive come sembra voglia fare, in meno di dieci anni avranno svuotato le vene petrolifere.
10- Il petrolio porta ricchezza!
Falso! Se la prende la ricchezza! Per ogni barile di greggio estratto, occorrono circa 8 barili di acqua buona lucana. I barili estratti attualmente sono 80 mila barili al giorno e ogni barile contiene circa 160 litri di acqua. Se per ogni barile di petrolio, ne occorrono 8 di buona acqua lucana, ai petrolieri abbiamo già dato mezza diga del Pertusillo ogni anno. Se raddoppiano le estrazioni, raddoppiano la necessità di acqua.
11-Il petrolio è dei lucani, porta royalties e contribuisce a diminuire la dipendenza dell’Italia dall’estero.
Falso! Il petrolio lucano non contribuisce al disavanzo della dipendenza dall’estero, perché non è lo Stato ad estrarre, ma compagnie private. Anche l’Eni è privata anche se a compartecipazione pubblica. L’unico vantaggio per lo Stato è l’incasso del 30% del 7% di royalties in terraferma e del 45% del 4% in mare, ma ci rimette in danni ambientali enormi, come la stessa Val Basento testimonia. Il petrolio è solo dei petrolieri che al ritmo attuale di 80 mila barili al giorno, incassano 8 milioni di euro al giorno, lasciando 38 milioni all’anno (il ricavato di 4 giorni di estrazione) per la bonus card benzina; circa 100 milioni all’anno a Regione Basilicata e Comuni della Val d’Agri (il ricavato di 12 giorni di estrazione). Nel Metapontino sono stati realizzati ben 269 pozzi, ne hanno una trentina in attività, producono 150 milioni di metri cubi di gas e circa 20 mila tonnellate di petrolio all’anno e ricevono zero euro.
12 – Estrarre petrolio in mare è più inquinante che in terraferma!
Falso! È ugualmente inquinante! Come dice la ricercatrice americana Maria Rita D’Orsogna, l’unica differenza è che gli inquinanti di queste attività te le ritrovi nel pesce, in caso di piattaforme marine, o nelle verdurine, in caso di attività mineraria su terraferma
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3 commenti:
mmmm…su alcune cose secondo me c’è un po’ di confusione..io in internet ho trovato altre informazioni..per esempio i permessi di ricerca sono 12 e non 22..idem per le istanze che sono 15…voi dove avete trovato questi dati?grazie p
DEVI COLLEGARTI AL MINISTERO DELLO SVILUPPO DOVE TROVERAI TUTTE LE NOTIZIE CHE CERCHI - UNMIG - Ufficio Nazionale Minerario Idrocarburi Geotermia
unmig.sviluppoeconomico.gov.it/
BUON LAVORO
e ma infatti io ho guardato lì...in particolare qui http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/titoli/regione.asp?codreg=BA&tipo=IPT®ione=BASILICATA
come è possibile che i dati sono diversi?
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