Dal sito "Sgonfiailbiogas", magistralmente gestito da Michele Corti e fonte inesauribile di notizie sul mondo opaco delle biomasse e del biogas, riprendiamo e pubblichiamo qui di seguito un articolo che riguarda direttamente l'Abruzzo e che tratta di un ottimo studio svolto dall'Università de L'Aquila.
Ci sono spunti molto interessanti anche perchè lo studioso che ha svolto la ricerca non è parte in causa, nè pro nè contro, ma cerca di mettere obiettivamente in evidenza tutte le evidenti falle di questo sistema, e ce ne sono tante.
Ci sono spunti molto interessanti anche perchè lo studioso che ha svolto la ricerca non è parte in causa, nè pro nè contro, ma cerca di mettere obiettivamente in evidenza tutte le evidenti falle di questo sistema, e ce ne sono tante.
Come sempre non è tutto oro quel che luccica...
Centrali a biomasse: emissioni più elevate di quelle dichiarate.
L'Università dell'Aquila, in uno studio scientifico, stabilisce che i livelli di emissioni della centrale autorizzata sono più elevati di quelli dichiarati e tenuti buoni dagli enti
Un raro studio indipendente, ovvero non prodotto da centri universitari dediti alle biomasse, mette in evidenza cone le emissioni inquinanti di una centrale siano più elevate di quelle dichiarate. Succede all'Aquila dove è stata autorizzata una contestatissima centrale a legna e a dire che i dati della società non vanno è l'Università dell'Aquila. Un autore dello studio dice: "Accade questo: quando una ditta propone di fare una centrale di questo tipo, deve procurare - al Comune, alla Regione, all'Arta e a tutte le altre istituzioni - tutti i documenti necessari, tra cui anche una valutazione di impatto ambientale. Quest'ultima, però, è fatta dall'azienda proponente". Una legge "mal fatta" è la conclusione del ricercatore. Anche perché: "la legge stabilisce che bisogna definire solo l'impatto dei fumi di scarico. Non sono contemplate, quindi, tutte le altre forme di emissione, come ad esempio quelle derivanti dall'approvvigionamento, per intenderci i camion che vanno a caricare la biomassa da bruciare". nelle accurate simulazione fatte dall'Università tenendo conto delle condizioni meteo i livelli massimi di legge di biossido d'azoto potrebbero essere superati. Per i dati forniti dall'azienda e tenuti buoni dagli enti, invece tutto andava bene.
L'Università dell'Aquila, in uno studio scientifico, stabilisce che i livelli di emissioni della centrale autorizzata sono più elevati di quelli dichiarati e tenuti buoni dagli enti
Un raro studio indipendente, ovvero non prodotto da centri universitari dediti alle biomasse, mette in evidenza cone le emissioni inquinanti di una centrale siano più elevate di quelle dichiarate. Succede all'Aquila dove è stata autorizzata una contestatissima centrale a legna e a dire che i dati della società non vanno è l'Università dell'Aquila. Un autore dello studio dice: "Accade questo: quando una ditta propone di fare una centrale di questo tipo, deve procurare - al Comune, alla Regione, all'Arta e a tutte le altre istituzioni - tutti i documenti necessari, tra cui anche una valutazione di impatto ambientale. Quest'ultima, però, è fatta dall'azienda proponente". Una legge "mal fatta" è la conclusione del ricercatore. Anche perché: "la legge stabilisce che bisogna definire solo l'impatto dei fumi di scarico. Non sono contemplate, quindi, tutte le altre forme di emissione, come ad esempio quelle derivanti dall'approvvigionamento, per intenderci i camion che vanno a caricare la biomassa da bruciare". nelle accurate simulazione fatte dall'Università tenendo conto delle condizioni meteo i livelli massimi di legge di biossido d'azoto potrebbero essere superati. Per i dati forniti dall'azienda e tenuti buoni dagli enti, invece tutto andava bene.
fonte: http://news-town.it/cronaca/1264-biomasse,-studio-univaq-%E2%80%9Ceffetti-inquinanti-sottostimati%E2%80%9D.html
Centrale a biomasse, studio Univaq: “Effetti inquinanti sottostimati”
di
Roberto Ciuffini
(05.09.2013) L'impatto della centrale a biomasse della Futuris sui livelli di inquinamento locali potrebbe essere molto più alto
di quello indicato dalla stessa azienda nella valutazione presentata
agli enti locali, soprattutto per quel che riguarda le emissioni di diossido d'azoto, un gas che ha effetti nocivi sull'apparato respiratorio.
A dirlo è uno studio realizzato da un'équipe di docenti e ricercatori dell'Università dell'Aquila pubblicato nel 2012 sulla rivista Atmospheric Environment.
“L'effetto del diossido d'azoto” spiega a NewsTown Gabriele Curci,
uno dei ricercatori che ha preso parte al lavoro “è limitato a una zona
circoscritta, dopo un km e mezzo si può dire che diventi quasi
trascurabile. Tuttavia dal nostro studio emerge in maniera abbastanza
chiara come la Futuris abbia sottovalutato l'impatto delle emissioni”
“La centrale a biomasse, in sé, non è un male assoluto” afferma
sempre Curci “Il problema è che sono progetti che andrebbero inseriti in
un contesto più organico. Non possono essere i privati, che hanno
interessi economici ben precisi, a presentare i progetti, devono essere
le istituzioni. Queste ultime dovrebbero fare piani energetici generali
individuando siti ottimali dove impiantare nuovi stabilimenti come
quello di cui stiamo parlando”
Lo studio integrale è disponibile (in inglese) qui tra le pubblicazioni raccolte sotto la voce Journal Papers (ISI) del 2012
I risultati dello studio erano già stati sintetizzati in un articolo comparso sul quotidiano Il Centro il 16 novembre 2012
Dottor Curci, viste le dichiarazioni rilasciate in questi ultimi giorni da politici di varia estrazione e appartenenza, forse gioverebbe ricordare cosa è scritto nel vostro studio Sostanzialmente abbiamo sottoposto a verifica i risultati di valutazione d'impatto pubblicati dalla ditta che costruirà la centrale. La pubblicazione avvenne qualche anno fa tramite un'interazione tra la stessa Futuris e il blog del comitato Collettivo 99. L'azienda rispose ad alcune domande, tra cui, appunto, quella relativa alla valutazione d'impatto dell'impianto. Riguardo quest'ultima, la legge stabilisce che bisogna definire solo l'impatto dei fumi di scarico. Non sono contemplate, quindi, tutte le altre forme di emissione, come ad esempio quelle derivanti dall'approvvigionamento, per intenderci i camion che vanno a caricare la biomassa da bruciare. La Futuris aveva calcolato in che misura i fumi di scarico avrebbero aumentato i livelli di inquinamento nelle zone circostanti il sito della centrale. Noi, usando la stessa metodologia e lo stesso modello ma introducendo una simulazione delle condizioni meteorologiche più accurata, abbiamo verificato i dati forniti dalla Futuris
Cosa è venuto fuori? Che l'impatto della centrale è più significativo rispetto a quello indicato dalla Futuris, soprattutto per quel che riguarda i diossidi di azoto. La Futuris, in sostanza, afferma che l'impianto non comporterebbe nessuna violazione dei limiti di legge mentre a noi risulta che i limiti potrebbero essere sforati
Di che limiti parliamo? La legge stabilisce che il diossido di azoto non deve superare i 200 microgrammi a metro cubo. Dalle nostre simulazioni, invece, viene fuori che in alcuni casi questo potrebbe accadere
A cosa è dovuta la discrepanza dei dati? Noi abbiamo usato un modello spinto fino a una risoluzione di 3 km nel quale abbiamo tenuto conto anche dei dati meteo raccolti da una centralina che si trova a S. Elia. Per studi di questo tipo, infatti, è importante simulare bene le condizioni meteorologiche. Se queste ultime non vengono calcolate e simulate con accuratezza, la valutazione può sottostimare l'effetto delle emissioni ed è quello che è accaduto
Quindi nello studio della Futuris gli effetti della centrale vengono sottostimati? Sì, i risultati a cui siamo giunti contengono valori molto più significativi rispetto a quelli dichiarati dalla Futuris. Questo dato viene fuori in maniera abbastanza chiara
E la valutazione di impatto ambientale della Regione? C'è stata ma hanno tenuto conto solo dei dati forniti dalla ditta. Purtroppo è la legge a essere fatta male. Accade questo: quando una ditta propone di fare una centrale di questo tipo, deve procurare - al Comune, alla Regione, all'Arta e a tutte le altre istituzioni - tutti i documenti necessari, tra cui anche una valutazione di impatto ambientale. Quest'ultima, però, è fatta dall'azienda proponente
Una sorta di autocertificazione... Sì, proprio così. E' vero che, di solito, queste valutazioni vengono affidate a terzi ma sono comunque dei terzi pagati. È un sistema poco trasparente. Sono studi che andrebbero fatti prima di prendere qualsiasi tipo di decisione
Quindi è conveniente o no fare la centrale? La centrale a biomasse in sé non è un male assoluto. Il problema è che sono progetti che vano inseriti in un contesto più organico. Non possono essere i privati, che hanno interessi economici ben precisi, a presentare i progetti, devono essere le istituzioni. Queste ultime dovrebbero fare piani energetici generali individuando siti ottimali dove impiantare nuovi stabilimenti come quello di cui stiamo parlando
Invece con la legge attuale sono i privati a dettare i tempi Le istituzioni corrono dietro ai privati che fanno le richieste. I Comuni devono rispondere ma spesso non hanno nemmeno le competenze tecniche per farlo, per controverificare le valutazioni fatte dai privati. Queste vanno fatte a monte, non a valle. Anche il nostro studio è stato fatto quando ormai le decisioni erano già state prese. Invece nel nostro territorio ci sarebbero tutte le competenze per studiare e controverificare qualunque studio presentato dalle ditte. Soprattutto ci sarebbero tutte le competenze per pianificare le cose in maniera più organica
Quali sono gli effetti del diossido di azoto? E nel raggio di quanti km si irradiano? L'effetto si limita a una zona molto circoscritta, dopo un km e mezzo diventa quasi trascurabile. In base al nostro studio, non si può affermare che la centrale sia particolarmente dannosa. È vero, però, che l'impatto sarebbe maggiore di quello calcolato dalla Futuris
Intorno al sito dove dovrebbe sorgere la centrale, nel raggio di un km ci sono però abitazioni, attività commerciali, addirittura imprese e rivendite agroalimentari. Parliamo di una zona dove probabilmente i limiti vengono già sforati... Questo purtroppo non lo sappiamo perché in quella zona non ci sono centraline di monitoraggio
Se guardiamo sempre ai dati, la biomassa disponibile c'è? In linea di principio ci sarebbe. Il problema, però, è che si dovrebbe andare a raccoglierla e questo non è un problema da poco, visto che in molti casi è localizzata in posti abbastanza impervi, un dettaglio che fa aumentare i costi. Un altro problema è che la biomassa potrebbe, teoricamente, bastare se ci fosse solo una centrale, questa centrale. Il fatto è che, da questo punto di vista, regna la disorganizzazione. Come ho detto, la questione delle centrali a biomasse non è regolamentata in maniera organica. La Regione valuta volta per volta. Dovrebbe accadere il contrario. La Regione dovrebbe prima valutare i suoi bisogni energetici e poi decidere quante centrali autorizzare e dove localizzarle. Oggi esistono circa 15 proposte in tutto l'Abruzzo. Ognuno presenta il proprio progetto facendo finta che non ne esistano altri, quando magari a pochi km di distanza da un sito ce n'è un altro interessato da un'altra proposta. Ma non è che il territorio aumenti perché aumentano le centrali. La biomassa disponibile è limitata. Se in un territorio più o meno circoscritto ci sono troppe centrali, prima o poi qualcuna dovrà iniziare ad acquistare la biomassa altrove oppure a bruciare altro.
I risultati dello studio erano già stati sintetizzati in un articolo comparso sul quotidiano Il Centro il 16 novembre 2012
Dottor Curci, viste le dichiarazioni rilasciate in questi ultimi giorni da politici di varia estrazione e appartenenza, forse gioverebbe ricordare cosa è scritto nel vostro studio Sostanzialmente abbiamo sottoposto a verifica i risultati di valutazione d'impatto pubblicati dalla ditta che costruirà la centrale. La pubblicazione avvenne qualche anno fa tramite un'interazione tra la stessa Futuris e il blog del comitato Collettivo 99. L'azienda rispose ad alcune domande, tra cui, appunto, quella relativa alla valutazione d'impatto dell'impianto. Riguardo quest'ultima, la legge stabilisce che bisogna definire solo l'impatto dei fumi di scarico. Non sono contemplate, quindi, tutte le altre forme di emissione, come ad esempio quelle derivanti dall'approvvigionamento, per intenderci i camion che vanno a caricare la biomassa da bruciare. La Futuris aveva calcolato in che misura i fumi di scarico avrebbero aumentato i livelli di inquinamento nelle zone circostanti il sito della centrale. Noi, usando la stessa metodologia e lo stesso modello ma introducendo una simulazione delle condizioni meteorologiche più accurata, abbiamo verificato i dati forniti dalla Futuris
Cosa è venuto fuori? Che l'impatto della centrale è più significativo rispetto a quello indicato dalla Futuris, soprattutto per quel che riguarda i diossidi di azoto. La Futuris, in sostanza, afferma che l'impianto non comporterebbe nessuna violazione dei limiti di legge mentre a noi risulta che i limiti potrebbero essere sforati
Di che limiti parliamo? La legge stabilisce che il diossido di azoto non deve superare i 200 microgrammi a metro cubo. Dalle nostre simulazioni, invece, viene fuori che in alcuni casi questo potrebbe accadere
A cosa è dovuta la discrepanza dei dati? Noi abbiamo usato un modello spinto fino a una risoluzione di 3 km nel quale abbiamo tenuto conto anche dei dati meteo raccolti da una centralina che si trova a S. Elia. Per studi di questo tipo, infatti, è importante simulare bene le condizioni meteorologiche. Se queste ultime non vengono calcolate e simulate con accuratezza, la valutazione può sottostimare l'effetto delle emissioni ed è quello che è accaduto
Quindi nello studio della Futuris gli effetti della centrale vengono sottostimati? Sì, i risultati a cui siamo giunti contengono valori molto più significativi rispetto a quelli dichiarati dalla Futuris. Questo dato viene fuori in maniera abbastanza chiara
E la valutazione di impatto ambientale della Regione? C'è stata ma hanno tenuto conto solo dei dati forniti dalla ditta. Purtroppo è la legge a essere fatta male. Accade questo: quando una ditta propone di fare una centrale di questo tipo, deve procurare - al Comune, alla Regione, all'Arta e a tutte le altre istituzioni - tutti i documenti necessari, tra cui anche una valutazione di impatto ambientale. Quest'ultima, però, è fatta dall'azienda proponente
Una sorta di autocertificazione... Sì, proprio così. E' vero che, di solito, queste valutazioni vengono affidate a terzi ma sono comunque dei terzi pagati. È un sistema poco trasparente. Sono studi che andrebbero fatti prima di prendere qualsiasi tipo di decisione
Quindi è conveniente o no fare la centrale? La centrale a biomasse in sé non è un male assoluto. Il problema è che sono progetti che vano inseriti in un contesto più organico. Non possono essere i privati, che hanno interessi economici ben precisi, a presentare i progetti, devono essere le istituzioni. Queste ultime dovrebbero fare piani energetici generali individuando siti ottimali dove impiantare nuovi stabilimenti come quello di cui stiamo parlando
Invece con la legge attuale sono i privati a dettare i tempi Le istituzioni corrono dietro ai privati che fanno le richieste. I Comuni devono rispondere ma spesso non hanno nemmeno le competenze tecniche per farlo, per controverificare le valutazioni fatte dai privati. Queste vanno fatte a monte, non a valle. Anche il nostro studio è stato fatto quando ormai le decisioni erano già state prese. Invece nel nostro territorio ci sarebbero tutte le competenze per studiare e controverificare qualunque studio presentato dalle ditte. Soprattutto ci sarebbero tutte le competenze per pianificare le cose in maniera più organica
Quali sono gli effetti del diossido di azoto? E nel raggio di quanti km si irradiano? L'effetto si limita a una zona molto circoscritta, dopo un km e mezzo diventa quasi trascurabile. In base al nostro studio, non si può affermare che la centrale sia particolarmente dannosa. È vero, però, che l'impatto sarebbe maggiore di quello calcolato dalla Futuris
Intorno al sito dove dovrebbe sorgere la centrale, nel raggio di un km ci sono però abitazioni, attività commerciali, addirittura imprese e rivendite agroalimentari. Parliamo di una zona dove probabilmente i limiti vengono già sforati... Questo purtroppo non lo sappiamo perché in quella zona non ci sono centraline di monitoraggio
Se guardiamo sempre ai dati, la biomassa disponibile c'è? In linea di principio ci sarebbe. Il problema, però, è che si dovrebbe andare a raccoglierla e questo non è un problema da poco, visto che in molti casi è localizzata in posti abbastanza impervi, un dettaglio che fa aumentare i costi. Un altro problema è che la biomassa potrebbe, teoricamente, bastare se ci fosse solo una centrale, questa centrale. Il fatto è che, da questo punto di vista, regna la disorganizzazione. Come ho detto, la questione delle centrali a biomasse non è regolamentata in maniera organica. La Regione valuta volta per volta. Dovrebbe accadere il contrario. La Regione dovrebbe prima valutare i suoi bisogni energetici e poi decidere quante centrali autorizzare e dove localizzarle. Oggi esistono circa 15 proposte in tutto l'Abruzzo. Ognuno presenta il proprio progetto facendo finta che non ne esistano altri, quando magari a pochi km di distanza da un sito ce n'è un altro interessato da un'altra proposta. Ma non è che il territorio aumenti perché aumentano le centrali. La biomassa disponibile è limitata. Se in un territorio più o meno circoscritto ci sono troppe centrali, prima o poi qualcuna dovrà iniziare ad acquistare la biomassa altrove oppure a bruciare altro.
3 commenti:
"Light 2013", l'edizione italiana della "Researcher's Night" europea, si terrà il 27 settembre, dalle 17 alla 1 di notte a al Planetario e Museo della Civiltà Romana dell’Eur a Roma e a Napoli alla Città della scienza. Ci vado di sicuro, è molto stimolante e mi incuriosisce sempre.
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