sabato 25 maggio 2013

LE MILLE BALLE BLU



                                   
   Paolo Primavera, Presidente della Confindustria teatina, in molte occasioni si è speso  per magnificare il progetto di Ombrina Mare 2, piattaforma per l’estrazione di idrocarburi che la Compagnia inglese Medoil vorrebbe realizzare a circa 6 km dalla Costa dei Trabocchi e che sarebbe affiancata da una nave gigantesca per lo stoccaggio e la prima raffinazione degli idrocarburi estratti.  Anzi c’è una gara tra il Primavera e il rappresentante della Medoil a chi le spara più grosse in materia dei vantaggi  che ne ricaverebbe il Paese in termini di nuovi posti di lavoro, di investimenti, di stimoli all’economia attraverso l’indotto. 

Va al riguardo considerato che le Compagnie, come tutte le altre numerose società straniere che estraggono petrolio dal nostro mare,  pagano royalties irrisorie, di appena il 7%. Ma la gran parte delle compagnie non paga nulla in virtù del fatto che sono loro stesse ad autocertificare la quantità di petrolio estratto senza che lo Stato eserciti alcun controllo. Esse inoltre godono di un regime piuttosto generoso di esenzioni durante il periodo di prova (anche per tale motivo molte compagnie cambiano spesso ragione sociale), di franchigie e deduzioni dei costi. Il risultato è che l’intero incasso per tutti pozzi esistenti in Italia è stato nel 2012 di appena euro 276.529.819, e per l’Abruzzo nel 2011 di appena euro 254.899,33 e nel 2012 di euro 314.415,10. Poiché queste Compagnie poi mettono sul mercato il  prodotto raffinato ai prezzi correnti, non si vede come, con queste concessioni, il governo possa ridurre la bolletta energetica del nostro Paese. Infine la manodopera è costituita da pochissime unità, per lo più specializzatissime, ad onta delle balle spudorate che la Medoil e i suoi corifei vanno spacciando: insomma a noi resta solo l’inquinamento e la devastazione di coste di alto pregio paesaggistico. 

Ma veniamo alla Medoil: essa ha in Italia 2 permessi di ricerca in terraferma (per 65,33 kmq), 2 in mare (tra cui Ombrina; in totale per 286,51 kmq); è titolare unico o unico rappresentante in 12 concessioni di coltivazione in terraferma (631,70 kmq), tra cui 4 in Abruzzzo (compresa la recentissima “Civita” a Cupello) ed è contitolare di altre 5 concessioni (tra queste, 1 in Abruzzo); è titolare di  2 concessioni di coltivazione in mare (per 48,23 kmq); è in joint-venture in 7 titoli con la Edison (tutti a terra), in 5 con  Eni (3 in mare), in 9 la Gas Plus Italiana (tutti a terra), in 5 con PetroRepItaliana, in 3 con Sviluppo Risorse Naturali e in 1 con Total E&P Italia (a terra). Orbene, il Ministero espone i dati delle royalties dal 2008: da essi non risulta che dal 2008 la Medoil abbia mai versato un euro nelle casse pubbliche ! Dal bilancio della Medoil si può arguire, considerando la spesa per gli addetti italiani, che essa corrisponde a meno di 20 posti di lavoro in tutto. Se poi si considerano le società di servizio (Halliburton, Slumberger, Weatherford, Becker.. tutte con sede in Abruzzo tra Ortona e Pescara) gli abruzzesi che vi lavorano sono 2 o 3 ! Chi, come la senatrice Federica Chiavaroli, ha dei dubbi, può andare a consultare il sito del competente Ministero. 

La verità è che trasformare l’Abruzzo e il suo mare in distretto petrolifero sarebbe una vera sciagura, ed oltre ad avere effetti devastanti sul territorio e sulla salute della gente, di certo ci farebbe perdere molte migliaia di posti di lavoro nell’agricoltura, soprattutto quella dedita ai prodotti d’eccellenza, nella pesca e nel turismo e non creerebbe condizioni favorevoli allo sviluppo dell’industria manifatturiera.  

                    Enrico Graziani, già senatore della Repubblica

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