venerdì 29 luglio 2011

La caccia al petrolio che mette a rischio il mare


Pubblicata da INFORMAZIONE LIBERA il giorno venerdì 29 luglio 2011 alle ore 18.09

Un dossier di Legambiente fotografa la situazione della trivellazione marina nel nostro Paese: nuovi permessi per la ricerca di greggio, compagnie stranieri in prima fila. "Lottizzazione che non risparmia neanche le aree marine protette". E intanto il governo riduce al massimo la tutela ambientale di ANTONIO CIANCIULLO

Vale la pena correre il rischio di giocarsi il mare per sfruttare un potenziale di petrolio che vale al massimo 11 milioni di tonnellate, l'equivalente del consumo di 55 giorni di fabbisogno nazionale? Meglio dedicare 12 chilometri quadrati ai 6 impianti eolici offshore progettati o concedere 30 mila chilometri quadrati di aree marine alla ricerca di idrocarburi? Sono le domande che emergono da un rapporto appena preparato da Legambiente: "Un mare di trivelle". Al 31 maggio 2011 in Italia erano stati rilasciati 117 permessi di ricerca di idrocarburi sul territorio italiano: 92 in terraferma e 25 in mare. Una bella quantità di trivelle pronte a circondare le nostre coste aggiungendosi alle 9 piattaforme attuali con i loro 82 pozzi.

"E' una forsennata ricerca di petrolio nostrano che vede in prima fila soprattutto le compagnie straniere che hanno trovato nell'Italia il nuovo Eldorado viste le condizioni molto vantaggiose che vengono concesse per cercare e estrarre idrocarburi nel nostro paese, secondo l'ammissione delle stesse società interessate", si legge nell'analisi di Legambiente. "Una lottizzazione senza scrupoli che non risparmia neppure le aree marine protette: lo scorso aprile il ministero dell'Ambiente, d'intesa con quello dei Beni culturali, ha approvato la Valutazione d'impatto ambientale per un programma di indagini della Petrolcetic Italia srl vicino alle Tremiti".

Il decreto del ministero dell'Ambiente è stato impugnato da Legambiente al Tar del Lazio.

Anche la Regione Puglia si è schierata ufficialmente contro le trivelle in mare: il 19 luglio scorso il Consiglio regionale ha approvato una proposta di legge sul divieto di prospezione, ricerca e coltivazione d'idrocarburi liquidi. La proposta tende a mettere in salvo non solo le Tremiti ma tutto l'Adriatico "dall'attività estrattiva ritenendo prevalenti la questione ambientale e l'attività turistica".

Da una parte le associazioni ambientaliste e la Puglia, dall'altra il governo che il 7 luglio ha approvato un curioso decreto legislativo. In una norma di attuazione della direttiva sulla tutela penale dell'ambiente è stato inserito un codicillo che riduce la tutela perché riduce i vincoli per le attività di ricerca, prospezione ed estrazione di idrocarburi in mare nel golfo di Taranto: prima il divieto riguardava l'area fino 12 miglia dal limite delle acque territoriali italiane, ora resta protetta solo l'area entro le 5 miglia dalla costa. Di fatto il via libera alle trivelle.
(29 luglio 2011) © Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/ambiente/2011/07/29/news/trivelle_legambiente-19776841/

Inceneritore di Parma: il Pd vota contro l’alternativa. Ma Bersani in piazza lo scorda



Mentre il leader del Pd Pierluigi Bersani si preparava ad arringare i parmensi in piazza contro Vignali, i suoi in consiglio regionale votavano compatti a favore del progetto dell’inceneritore di Uguzzolo. Un progetto targato Iren Spa ed avallato dalla Provincia di Parma, il cui cantiere è fermo da tre settimane per una denuncia per abuso edilizio e sul quale da febbraio è aperta una procedura d’infrazione dell’Unione Europea in quanto l’affidamento diretto ad Iren Spa non avrebbe rispettato le norme comunitarie sugli appalti.

Mercoledì nel tardo pomeriggio, in un aula semideserta con 20 assenti su 50 consiglieri, è stata votata e respinta una risoluzione presentata dal consigliere Giovanni Favia del Movimento 5 Stelle che proponeva una serie d’alternative al contestato progetto e chiedeva che la provincia di Parma adeguasse il proprio piano rifiuti a quel 65% minimo di raccolta differenziata entro il 2012 come chiede la normativa italiana. “Il piano oggi invece prevede il 56% di differenziata a livello provinciale e di bruciare i fanghi di depurazione per incamerare i sussidi dei certificati verdi – ha denunciato Favia nel suo intervento – quando invece l’Europa ed esperienze anche lombarde indicano come i fanghi di depurazione si possono anche non bruciare ma trattare a freddo”.

“Nonostante l’avessimo protocollata otto mesi fa, la risoluzione era ancora attualissima: tutti sappiamo che l’inceneritore di Uguzzolo è stato fermato per sospetto abuso edilizio e che il TAR ha respinto la richiesta di sospensiva d’urgenza dell’atto amministrativo avanzata da Iren Spa. Inoltre sul progetto c’è una inchiesta della Commissione Europea perché l’affido diretto ad Iren Spa dell’opera non rispetterebbe le norme europee: il rischio di una multa minima di 9 milioni di euro”. Quello di Favia è stato l’unico intervento in aula: “Un assordante silenzio, come novelli Ponzio Pilato, quelli che dovrebbero tutelare la salute degli emiliano-romagnoli se ne sono lavati le mani, abdicando dal proprio ruolo di rappresentanti dei cittadini. È l’assordante silenzio dei difensori degli inceneritori. Una vergogna e i cittadini devono sapere”.

La risoluzione proposta dal consigliere, elaborata con l’aiuto di alcuni tecnici europei, proponeva alternative all’inceneritore per consentire al piano della Provincia di raggiungere l’obiettivo di una raccolta differenziata minima al 65%, con soluzioni alternative all’incenerimento: “Parliamo di moderni impianti di trattamento meccanico biologico e di centri riciclo totale come quello di Vedelago, che eliminano la produzione di combustibile da rifiuti, facendo diventare quel materiale invece sabbie sintetiche per edilizia e industria plastica”.

Tre i consiglieri a favore: i due rappresentanti del Movimento 5 Stelle Favia e Defranceschi, e Gabriella Meo dei Verdi. Dieci gli astenuti: Enrico Aimi, Gianguido Bazzoni, Andrea Leoni, Andrea Pollastri e Alberto Vecchi tutti Pdl, oltre a Stefano Cavalli e Mauro Manfredini della Lega Nord, Franco Grillini dell’ Idv, Silvia Noè dell’ Udc e Gian Guido Naldi di Sel.

Il Partito Democratico si è schierato in maniera compatta pro inceneritore: hanno votato contro la risoluzione Tiziano Alessandrini, Marco Barbieri, Thomas Casadei, Maurizio Cevenini, Palma Costi, Paola Marani, Mario Mazzotti, Marco Monari, Roberto Montanari, Roberta Mori, Rita Moriconi, Antonio Mumolo, Beppe Pagani, Anna Pariani il parmense Gabriele Ferrari e Luciano Vecchi, mentre Matteo Richetti ha scelto di non votare.

Intanto a Parma, mentre Bersani parlava dal palco, una ventina di attivisti dei comitati per la Corretta Gestione Rifiuti, in maniera silenziosa lo hanno contestato con bandiere (“Sì rifiuti zero, no inceneritore”) ed uno striscione che ricordava la polemica del 2006, quando l’Ordine dei medici dell’Emilia Romagna aveva chiesto una moratoria nella costruzione di nuovi inceneritori (la Regione ne ha già 8) e l’attuale segretario del Pd allora ministro dello sviluppo economico aveva minacciato di denunciare i medici. “Ci sono diecimila firme di cittadini di Parma contro questo progetto e per le alternative depositate presso la Provincia, diecimila cittadini che aspettano una risposta ed un dialogo che non c’è stato fino ad oggi” hanno denunciato gli attivisti del Comitato. Nessun accenno alla vicenda dell’inceneritore da parte del leader del Pd.

“Ci hanno già pensato i suoi votando di nuovo in maniera compatta a favore di un progetto assurdo e costoso – ha commentato Francesco Barbieri, uno dei promotori del comitato – la nostra presenza pacifica e silenziosa in piazza è stato un modo per ricordargli che noi non ci siamo dimenticati delle gravi parole di Bersani contro i medici dell’Emilia Romagna nel 2006. Ma il loro silenzio non ci fermerà, il cantiere è stato fermato ed il Tar ha respinto la richiesta di sospensiva di Iren Spa. Fino a metà settembre tutto è fermo e ci sono le inchieste europee. La mancata approvazione di quella risoluzione è una occasione mancata per tutti”.

Dal IL FATTO QUOTIDIANO DEL 28/07/2011
Francesco Cicchini NSC Val di Sangro

mercoledì 27 luglio 2011

LAVORIAMO INSIEME AL FUTURO



Parco e territorio, la strada dello sviluppo: venerdì convegno/dibattito a Fossacesia
Rete per il Parco dei trabocchi – LAVORIAMO INSIEME AL FUTURO
CONVEGNO DIBATTITO
Parco e territorio, la strada dello sviluppo
VENERDI 29 LUGLIO
Baia verde – Fossacesia (CH)
Lungomare sud
Ore 19,00
e-mail: reteparcotrabocchi@gmail.com

PROGRAMMA

Moderatore
Rossano Orlando
Giornalista – Il Centro

Gli amministratori al servizio dello sviluppo sostenibile del territorio
Sindaci della costa teatina

Aree protette, Parchi nazionali, sviluppo locale: teorie ed esperienze internazionali
Armando Montanari
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

Il Progetto Europeo (FP7) SECOA (Solutions for Environmental Contrasts in Coastal Areas. Global ch’ange, Human Mobilità and Sustainable Urban Development), conflitti ambientali e aree costiere: il Parco della Costa Teatina
Barbara Staniscia
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

Una versione territoriale del metodo Shang per la delimitazione dei confini del Parco della Costa Teatina
Simone Di Zio
Università “G. d’Annunzio”, Chieti-Pescara

Proiezione video
Un progetto che vale 100 anni
A cura di Federparchi

LE BUONE PRATICHE

Il Parco nazionale del Gargano

Il Parco come risorsa per l’agricoltura
Matteo Fusilli
Past-president Parco nazionale del Gargano
Past-president Federparchi

Leonardo Santucci
Imprenditore agricolo nel Parco nazionale del Gargano

Area marina protetta Torre del Cerrano

La tutela del mare
Benigno d’Orazio
Presidente Area marina protetta Torre del Cerrano

Il Parco Sirente Velino

Dentro o fuori dal Parco: limite o opportunità per le attività agricole
Luigi Logiudice
Responsabile agricoltura e foreste del Parco Regionale Sirente Velino

Adriana Tronca
Imprenditrice vitivinicola nel Parco Regionale Sirente Velino

INTERVENTI

Gianfranco Giuliante
Assessore ai Parchi – Regione Abruzzo

Camillo D’Alessandro
Capogruppo PD – Regione Abruzzo

DIBATTITO
Su prenotazione all’inizio del convegno

CONCLUSIONI

Lavoriamo insieme per il futuro: la “rete” per il Parco dei Trabocchi
Giovanni Legnini
Senatore della Repubblica

Proiezione documentario
Quel vecchio tracciato in riva al mare
di Matteo Simone

Nel corso del convegno sarà proposto l’applicazione del Metodo Shang che prevede una serie di round e si prefigge lo scopo di ottenere una convergenza di opinioni sul problema oggetto di studio. Esso è un derivato del metodo Delphi e, come questo, si avvale del parere di esperti. Sarà applicato al caso del Parco della Costa Teatina al fine di supportare i decisori pubblici nel compito di delimitarne i confini.

mercoledì 20 luglio 2011

INCENERITORI NO - BUONA POLITICA SI




La prima foto in alto è stata realizzata dagli agenti della squadra mobile nel 2009 all'esterno di un famoso ristorante di Roma. L'ex assessore regionale Stati (Pdl), l'imprenditore Di Zio, il Senatore Di Stefano (Pdl) e Ezio Stati siedono allo stesso tavolo. Menù del giorno? Cattiva politica, interessi privati e termovalorizzatori.
www.facebook.com/giamp. riccardo

I rifiuti solidi urbani (RSU) devono essere ridotti alla fonte.
Perché ciò avvenga occorre:
1. ridurre gli imballaggi,
2. ridurre l'utilizzo di prodotti usa e getta,
3. eliminare le confezioni inutili.
Il riuso dei materiali deve essere incentivato promuovendo l'utilizzo di prodotti alla spina (detersivi, olio, vino, acqua, e tutto il cibo secco, pasta, legumi, ecc..) proprio come ha fatto la Regione Piemonte con una promozione nei supermercati (www.youtube.com + detersivi alla spina).
Deve essere incentivato il vuoto-a-rendere, come avviene in molte città del nord Italia e d'Europa, non solo per il vetro ma per materiali di genere più ampio.
Il rifiuto più facilmente smaltibile è quello che non è prodotto.

Molti rifiuti possono essere trattati, così da evitare che vadano in discarica.
Le parti di rifiuto umido (che rappresentano da sole il 30-40% dei rifiuti totali) possono essere trattate attraverso il COMPOSTAGGIO che ne permette la trasformazione biologica in ottimo concime riutilizzabile nell'agricoltura.
I restanti rifiuti secchi che vengono comunque prodotti devono essere RICICLATI attraverso il PORTA a PORTA che in altre città italiane (vedi Treviso) unito al compostaggio, ha portato in pochi mesi ad un riciclo totale dei rifiuti dell'80%.

Meglio il Trattamento Meccanico Biologico
La parte non riciclata – che può variare dal 20% al 30% - può essere trattata con il TMB (Trattamento Meccanico Biologico) a freddo.
Questo trattamento è composto da due fasi distinte. Nella prima, attraverso un procedimento meccanico i rifiuti vengono ulteriormente differenziati, viene estratta la parte secca che ancora si trova nel rifiuto residuo, depurando la frazione organica da sostanze estranee alla sua stessa natura prima di avviarla alla seconda fase.
Quest’ultima, la fase biologica, ha lo scopo di stabilizzare la frazione organica e renderla impiegabile per usi non agricoli (compost di seconda qualità), o come materiale per recupero paesaggistico di aree degradate, riempimento dei manti stradali o delle vecchie cave.
Lo scopo finale è quello di rendere inerti i materiali organici attivi in modo da ridurre del 90% il loro impatto ambientale e renderli sabbie riutilizzabili nell'industria.

Se si realizzassero queste azioni gli inceneritori finalizzati alla produzione di energia, sempre dannosi per la salute umana, non troverebbero nessun privato disponibile a costruirli perché diventerebbero diseconomici.
Rimarrebbero da bruciare rifiuti poco capaci di produrre energia.

In effetti, ai fini della produzione di energia gli inceneritori potrebbero bruciare solo il 35% dei rifiuti totali Oltre al rifiuto urbano indifferenziato ed alcune frazioni secche, il combustibile “preferito” dagli inceneritori è il così detto CDR (Combustibile derivato da rifiuti) che è costituito per lo più da plastica, gomma, carta e legno. Ovvero bruciano proprio una parte dei materiali più altamente RICICLABILI !
Se non differenziassimo la plastica, il legno, la carta, si troverebbero in mezzo agli scarti alimentari che hanno basso potere calorico e quindi andrebbero separati a posteriori per essere bruciati.
Con l'incenerimento la raccolta differenziata fallisce! Non si differenzia per riutilizzare, risparmiando sui costi di produzione e le materie prime, risparmiando sull'energia necessaria a costruire da zero ogni nuovo oggetto: si differenzia per facilitare l'incenerimento!

ATTENZIONE
L’inceneritore che intende produrre energia può essere vantaggioso sul piano economico a due condizioni:
1. che continui a beneficare dei contributi statali (CIP6, contributi CONAI, certificati verdi),
2. che la raccolta differenziata sia finalizzata all’incenerimento e non al riciclaggio, ovvero che la raccolta differenziata sia finalizzata alla produzione di CDR.
Senza sostegno pubblico e senza una raccolta differenziata finalizzata alla comustione nessun imprenditore investirebbe negli inceneritori per produrre e vendere energia.

A MENO CHE …
Per il privato potrebbe essere vantaggioso bruciare ogni tipo di rifiuto se il conferimento fosse particolarmente remunerante: se gli si dessero molti soldi solo per brucare a prescindere dall’energia che produce. Se lo si pagasse non per gestire un “termovalorizzatore” bensì se lo si pagasse per tenere in funzione un inceneritore.

Anche in questo caso il privato potrebbe arricchirsi.
Ma la popolazione ne trarrebbe vantaggio?
Assolutamente no: perché l’incenerimento è sempre molto dannoso per la salute.

Tra i peggiori composti inquinanti emessi da un inceneritore troviamo le nano-particelle o nano polveri, che sono particelle delle dimensioni del milionesimo di millimetro (divise in diverse tipologie a seconda delle loro dimensioni: PM 10; PM 2,5; PM 0,1...).
I filtri di ultimissima generazione posti nei camini degli inceneritori, riescono a fermare solamente le PM 10, che sono le stesse emesse nei gas di scarico delle automobili, ma che non sono tra le più nocive per la salute umana.
Più è sofisticata la tecnologia degli impianti, più è alta la temperatura di combustione che viene generata, più piccole sono le nano-polveri prodotte nel processo di incenerimento. Così accade che dalla combustione alle temperature di questi impianti, escano nano-particelle più piccole delle PM 10.
Ma cosa fanno queste particelle? Queste particelle come altri degli inquinanti emessi, sono noti per essere persistenti, cioè resistenti ai processi di degradazione naturale; bioaccumulabili perché si accumulano nei tessuti degli animali viventi trasferendosi da un organismo all'altro lungo la catena alimentare; tossiche in quanto sono patologiche per la salute degli organismi con cui entrano in contatto fino a provocarne la morte e altamente cancerogene in grado quindi di generare tumori!
In altre parole, queste particelle, una volta immesse in atmosfera non scompaiono più dalla circolazione, si depositano sulle piante che mangiamo noi e gli animali, vengono respirate da adulti e bambini ed in un modo o nell'altro si depositano nel nostro organismo all'interno del quale possono generare un cancro! (per dettagli medici si veda www.nanodiagnostic.it).
Tra le altre sostanze inquinanti emesse ci sono cloro, diossine, furani, policloronaftalene e clorobenzene, IPA (idrocarburi policiclici aromatici), VOC (composti organici volatili) e metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio ecc.), polveri, acido cloridrico, ossidi di azoto, ossidi di zolfo e ossidi di carbonio. Tutte sostanze altamente inquinanti e altamente tossiche per gli organismi viventi.
Inoltre, le ceneri prodotte dall'incenerimento sono altamente tossiche e vanno smaltite in discariche speciali, bruciando i rifiuti quindi non si elimina il problema delle discariche, ma se ne creano di nuove.
Le ceneri prodotte dall'incenerimento sono pari al 30% di quanto si è bruciato.

L'incenerimento serve solo a far guadagnare i costruttori, i proprietari degli impianti, le aziende coinvolte ed i politici che ne permettono la realizzazione, senza risolvere il “problema rifiuti”.

PERCHE' NO
1- L'incenerimento dei rifiuti produce nano polveri, diossine, furani ed altre sostanze tossiche. Queste sostanze se inalate o mangiate (attraverso gli alimenti contaminati), raggiungono tutti gli organi in poche ore attraverso il sangue. Le patologie derivanti sono cancro, malformazioni fetali, Parkinson, Alzheimer, infarto e ictus. Lo comprovano migliaia di studi scientifici.
2- L'incenerimento di norma brucia solo il 35% dei rifiuti totali.
I restanti rifiuti non bruciati finiscono COMUNQUE in discarica.
3. Le ceneri prodotte dall'incenerimento sono altamente tossiche e vanno smaltite in discariche speciali, bruciando i rifiuti quindi non si elimina il problema delle discariche, ma se ne creano di nuove.
4- I rifiuti maggiormente riciclabili vanno a costituire il CDR, l'incenerimento è in contrasto con la raccolta differenziata.
Quest'ultima corre direttamente contro l'interesse di chi guadagna bruciando rifiuti: incenerimento e differenziata sono incompatibili.
5- Gli inceneritori vengono finanziati da ingenti fondi PUBBLICI (CIP6, contributi CONAI, certificati verdi) attraverso un aumento del 7% sulla bolletta ENEL.
6- L'incenerimento necessita di consumare grandi quantità di acqua (ad Albano 42mila litri l'ora) che verrà sottratta dalle falde acquifere del territorio.
I vari processi in atto inquinano acque che successivamente “dovrebbero” essere depurate
7- L'incenerimento è solo un sistema di smaltimento dei rifiuti che fa guadagnare i costruttori, i proprietari degli impianti, le aziende coinvolte ed i politici che ne permettono la realizzazione, senza risolvere il “problema rifiuti”.
ALTERNATIVE
1- Ridurre i rifiuti alla fonte, eliminando imballaggi superflui, evitando l'utilizzo di materiali non riciclabili.
2- Riuso dei materiali, con l'incentivo del vuoto a rendere per il vetro, il PET ed altri materiali, valorizzando a livello economico le aziende ed i privati che lo fanno.
3- Raccolta differenziata porta a porta con una educazione al riciclaggio ed una maggiore selezione dei materiali. Costruzione di impianti specifici per il tipo di raccolta compiuta.
4- Compostaggio domestico ed industriale, che permette di trasformare la frazione umida in compost per usi agricoli. Costruire impianti di compostaggio in grado di valorizzare
gli scarti umidi e destinarli ad altri usi.
5- Trattare il residuo non riciclato (che va dal 30 al 20%) con impianti di TMB a freddo che comprendono la bioessicazione. Con questi impianti il residuo viene ulteriormente differenziato, l'umido è destinato a compost di seconda generazione ed il secco attraverso processi meccanici e di bioessicazione viene trasformato in sabbie utilizzabili nell'industria.
M. Marino

NON ESSERE INDIFFERENTI A VOLTE PUO' SALVARCI LA VITA...

lunedì 18 luglio 2011

BOMBA O NON BOMBA ARRIVEREMO A L'AQUILA...

Oggi gli scienziati ritengono che si stia consumando una nuova estinzione di massa, la sesta, l’unica causata da una sola specie vivente: l’homo sapiens sapiens. È stato valutato che il tasso di estinzione determinato dall’impatto antropico (le modifiche che l’uomo genera all’ambiente) sia addirittura 1000 volte superiore al tasso naturale di estinzione. L’accesso insufficiente all’acqua non solo è la causa principale della perdita dei mezzi di sussistenza, ma spesso e volentieri è fonte di tensioni e conflitti.
Bene, noi abitanti della Valle del Sangro non avremo di questi problemi grazie alla Forest Oil…
Ne avremo in abbondanza di acqua… Oh se ne avremo!!!...se crolla la diga di Bomba…!!!
Un evento tragico che potrebbe verificarsi a causa del fenomeno della SUBSIDENZA cioè dell’abbassamento del terreno in seguito alle estrazioni. Nel sottosuolo si trovano circa ottanta milioni di metri cubi di GAS PESSIMO e PUZZOLENTE CONTENENTE IDROGENO SOLFORATO, ALTAMENTE TOSSICO PER L’UOMO E L’AMBIENTE.
Circa la metà di questo gas è collocato sotto il lago e l’altra metà, passando sotto la diga di terra esistente, si estende verso valle: perciò è altamente probabile che di pari passo con lo svuotamento del giacimento si venga a determinare un fenomeno di subsidenza, che si rifletterebbe inevitabilmente sulla diga.
Per questo motivo nel passato l’AGIP aveva rinunciato alle trivellazioni. Il rischio Vaiont era troppo grande. La Valle del Sangro conta circa 15.000 abitanti e circa 13.000 operai che lavorano nelle varie fabbriche. Un rischio troppo alto. Che non ha prezzo.
COSI’ COME NON HA PREZZO L’INQUINAMENTO E I DANNI PER LA SALUTE CHE LA FOREST OIL CI REGALERA’ PER DIVERSE DECINE DI CHILOMETRI IN LINEA D’ARIA PER TANTISSIMI ANNI. NULLA SARA’ PIU’ COME PRIMA.
L'unico impianto simile a quello che la Forest vuole fare a Bomba si trova in Texas nel DESERTO!!! Lontano centinaia di miglia dalle abitazioni, dighe, frane, e luoghi di villeggiatura…
Da ragazzino mio padre mi raccontava della diga e degli anni in cui aveva lavorato alla sua costruzione. Turni massacranti con un gigantesco camion per poche lire al giorno.
Me ne parlava con orgoglio ed io in quegli anni ho imparato ad ammirarlo e ad amare il mio lago che pure causò enormi disagi e sacrifici alle popolazioni e ai territori.
Da quei lontani anni abbiamo dato tanto e tanto stiamo dando come energia idroelettrica.
A Bomba quanti posti di lavoro si creeranno con una raffineria e un inceneritore (2 torri alte 41 metri…), 10?, 20? Ne vale la pena? E quante persone perderanno il lavoro nel settore del turismo, chi comprerà case in queste zone e chi comprerà i prodotti della nostra agricoltura? E CON QUANTE MALATTIE DOVREMO PAGARE tutto questo?
Ricordo l’intervista ad un signore in Basilicata nel dvd “Il ritorno di Attila” che dopo anni e anni di sacrifici all’estero era tornato per comprarsi un pezzetto di terra nella Val D’Agri in un luogo che era considerato quanto di meglio si potesse desiderare. Definiva quella zona “il salotto” della vallata. Dopo la costruzione della raffineria era diventata “Il CESSO” della Val D’Agri.
Non mi piacerebbe che la Valle del Sangro torni ad essere la Valle della morte anche se per motivi diversi da quelli di 50 anni fa.
Non accettiamo di barattare la nostra salute e il nostro ambiente (LE NOSTRE VERE RICCHEZZE) in nome di un progresso che progresso non è e di false necessità.
Non barattiamo la nostra salute ed il nostro ambiente per un pugno di posti di lavoro. Quando ci si ammala si finisce anche per perdere inevitabilmente il lavoro come ci insegnano nel triangolo della morte a Siracusa.
È possibile anche uno sviluppo ecosostenibile come accade in Germania dove negli ultimi 10 anni sono stati creati DUECENTOMILA posti di lavoro con l’eolico ed il solare.
Battiamoci per questo. Non siamo indifferenti. Gli indiani d’America si preoccupavano di preservare l’ambiente per sette generazioni. Un esempio magnifico di “senso civico”.
Facciamoci sentire. Manifestiamo il nostro dissenso.
Facciamo come gli abitanti di Bomba: scriviamo il nostro NO ALLA RAFFINERIA DI BOMBA su un telo bianco e attacchiamolo ai nostri balconi e alle nostre finestre e parliamone con più gente possibile.
Uniti ce la faremo.

Franco Cicchini
















sabato 16 luglio 2011

POTEVA MANCARE A LANCIANO UNA CENTRALE A BIOMASSE?


Teleriscaldamento? nemmeno a pensarlo.
Energia elettrica a basso costo per i residenti? chi l'ha visto.
Ecoristoro? si ma al ristorante.
Molti guadagni per la proprietà? E CI MANCHEREBBE!!!
E chi dovrebbe tutelare la salute dei cittadini dove sono? Villa Pasquini è in campagna e non riescono a trovare il sito, quando vorranno trovarlo sarà troppo tardi.
Amen

martedì 12 luglio 2011

Luoghi comuni intorno alle attività petrolifere in Basilicata



1 – In Basilicata stiamo facendo dei buchi per terra (ministro Paolo Romani). Vero! Ma é una banalizzazione di un grave problema! In Basilicata si sta perforando la sua superficie per raggiungere anche i 7 km. di profondità. Si sono già realizzati 469 pozzi e ci sono ben 22 permessi di ricerca e 18 istanze di permessi di ricerca che lasciano prevedere, se concesse, la realizzazione di almeno altri 150 pozzi. Le perforazioni sono tra le attività ingegneristiche più invasive del suolo. Oltre ad inquinare le falde, l’immissione necessaria di liquidi tossici (polimeri) o di acque di scarto (tossiche) in profondità, possono determinare terremoti. Lo dice il sito ufficiale della sismologia e geofisica italiano e lo confermano i maggiori sismologi internazionali.

2 - Intorno alle piattaforme marine si pesca bene! Vero, ma è pesce inquinato al mercurio e da altre sostanze tossiche derivate dall’attività mineraria. I pesci, è notorio, non espellono le sostanze tossiche che ingeriscono.

3 – Le trivelle attuali sono moderne e non creano problemi rispetto a quelle di un tempo!
Falso! Le trivelle di un tempo erano solamente a percussione. Oggi si usano invece una ventina di sostanze chimiche tossiche, polimeri, con le quali riescono a raggiungere con più facilità anche i 7 km. di profondità, come accade in Basilicata. Con questi polimeri, utilizzati per facilitare chimicamente la perforazione, realizzano una camicia di fango dentro la quale scorrerà poi il tubo che preleverà il petrolio.

4 – Le sostanze chimiche che si usano nelle perforazioni sono approvate dal Ministero per lo sviluppo economico.
Vero! Ma non vuol dir nulla, perché restano sempre tossiche e non andrebbero utilizzate dove la trivella ha ampie possibilità, come in Basilicata, di incrociare nel suo percorso, bacini idrici di superficie e di profondità. O strati di alta salinità del terreno: l’ambiente salino, per osmosi, facilita la diffusione di questi polimeri nel terreno circostante e nel circuito dell’acqua.

5 – Nelle perforazioni non si usano sostanze cancerogene e radioattive.
Non si sa! La formula delle sostanze utilizzate é spesso indicata come segreto industriale. Si sospetta che per facilitare la capacità perforante delle trivelle, si usino l’americio 241 e il berillio. La Ola e NoScorie Trisaia chiedono che l’Arpab analizzi i fanghi prodotti in Basilicata dalla società minerarie per scongiurare tale rischio.

6 – In Basilicata si perfora in garanzia e non si usano sostanze chimiche
Falso! La Gas Plus italiana – che perfora nel Metapontino – ha ammesso l’uso di una ventina di sostanze chimiche e lo affermano tutti i geologi indipendenti del mondo. La salinità del terreno del Metapontino è elevata e non c’è nessun obbligo per le società minerarie di dichiarare la salinità del terreno dove perforano né obblighi di legge da rispettare in tal senso. Le società minerarie non sono nemmeno tenute ad eseguire test piezometrici preventivi (sapere, prima di perforare, se incrociano o meno falde acquifere). Non esistono piani di emergenza per la popolazione in caso di terremoti lungo le aree estrattive. Nel Metapontino si perfora anche nei pressi del centro Itrec della Trisaia, dove c’è il deposito di scorie radioattive col rischio di determinare una contaminazione di tutte l’area in caso di reazione sismica (subsidenza) da perforazione.

7 – La Regione Basilicata tiene tutto sotto controllo con propri tecnici, l’Arpab e Metapontum Agrobios e presto anche l’Osservatorio Ambientale con sede a Marsico Nuovo
Falso! La Regione Basilicata dovrebbe nominare una commissione indipendente di tecnici esperti cui affidare i piani ingegneristichi di ogni attività mineraria fatta in Basilicata (lo afferma il professor Leonardo Seeber, sismologo internazionale che ha dichiarato la stretta interdipendenza tra attività di reinezione di acque saline in unità profonde e terremoti). A tutt’oggi, i piani ingegneristici sono riservati e in possesso solo delle società minerarie. Le centraline intorno al centro oli di Viggiano e Pisticci, sono inutili: in Italia sono permessi livelli di tolleranza dell’H2S ben 6 mila volte superiori ai limiti dell’Oms (Maria Rita D’Orsogna, Univesità di Santa Monica, California). L’Arpab spesso non ha i mezzi tecnici (ha un buco di bilancio enorme) per fare i rilievi necessari e l’Agrobios è una struttura privata, in piena dipendenza dalla Regione, senza un Comitato etico.L’Osservatorio Ambientale di Marsico Nuovo rischia di diventare un terzo doppione, inutile e costoso, dei primi due organismi.

8 – In caso di danni enormi, le società minerarie sono tenute a ripagare i danni.
Falso! Spesso le società minerarie sono srl, a responsabilità limitata o agiscono tramite delle srl, per cui è difficile pensare che possano risarcire. In Val Basento, area nazionale di bonifica, stanno ancora aspettando da anni che si bonifichino vaste aree inquinate. Manca un neccanismo risarcitorio e/o di Fidejussioni a cui i cittadini possono rivalersi per i risarcimenti dei danni subiti.

9 – Il petrolio porta occupazioni e darà almeno 40 anni di lavoro in Basilicata!
Falso! In 20 di attività mineraria, al centro oli di Viggiano, il più grande d’Europa, ci sono circa 2000 dipendenti, dei quali appena il 10% è lucano. Il resto è fatto di tecnici di altra provenienza! Secondo la Ola e No Scorie, se la Regione concederà il raddoppio delle attività estrattive come sembra voglia fare, in meno di dieci anni avranno svuotato le vene petrolifere.

10- Il petrolio porta ricchezza!
Falso! Se la prende la ricchezza! Per ogni barile di greggio estratto, occorrono circa 8 barili di acqua buona lucana. I barili estratti attualmente sono 80 mila barili al giorno e ogni barile contiene circa 160 litri di acqua. Se per ogni barile di petrolio, ne occorrono 8 di buona acqua lucana, ai petrolieri abbiamo già dato mezza diga del Pertusillo ogni anno. Se raddoppiano le estrazioni, raddoppiano la necessità di acqua.

11-Il petrolio è dei lucani, porta royalties e contribuisce a diminuire la dipendenza dell’Italia dall’estero.
Falso! Il petrolio lucano non contribuisce al disavanzo della dipendenza dall’estero, perché non è lo Stato ad estrarre, ma compagnie private. Anche l’Eni è privata anche se a compartecipazione pubblica. L’unico vantaggio per lo Stato è l’incasso del 30% del 7% di royalties in terraferma e del 45% del 4% in mare, ma ci rimette in danni ambientali enormi, come la stessa Val Basento testimonia. Il petrolio è solo dei petrolieri che al ritmo attuale di 80 mila barili al giorno, incassano 8 milioni di euro al giorno, lasciando 38 milioni all’anno (il ricavato di 4 giorni di estrazione) per la bonus card benzina; circa 100 milioni all’anno a Regione Basilicata e Comuni della Val d’Agri (il ricavato di 12 giorni di estrazione). Nel Metapontino sono stati realizzati ben 269 pozzi, ne hanno una trentina in attività, producono 150 milioni di metri cubi di gas e circa 20 mila tonnellate di petrolio all’anno e ricevono zero euro.

12 – Estrarre petrolio in mare è più inquinante che in terraferma!
Falso! È ugualmente inquinante! Come dice la ricercatrice americana Maria Rita D’Orsogna, l’unica differenza è che gli inquinanti di queste attività te le ritrovi nel pesce, in caso di piattaforme marine, o nelle verdurine, in caso di attività mineraria su terraferma

sabato 9 luglio 2011

IL SINDACO DI TREGLIO CONTRO I CITTADINI?


SOPRA PANORAMA TREGLIESE








Il sindaco Doris al posto di preoccuparsi delle richieste dei suoi concittadini, che quotidianamente gli sollecitano interventi risolutivi in merito ai 2 inceneritori di Treglio, (Sansifici Vecere con un inceneritore da 3,5 MWT e l'inceneritore per biomassa da 1 MW),sta pensando di far rimuovere tutti gli striscioni di dissenso verso gli impianti in questione che quotidianamente normali cittadini appongono davanti le loro case.
Aumentano anche gli "inviti" e "consigli"da parte di alcuni, a chiedere di rimuovere gli striscioni, del tipo non conviene mettersi contro il potere consolidato.

Il Sindaco forse si preoccupa più dell'irritabilità dei proprietari degli impianti e meno della salute dei suoi concittadini che lo hanno eletto a loro rappresentanza.

I cittadini di Treglio e di tutta la frentania non passeranno più sopra a qualsiasi iniziativa imprenditoriale o politica che possono pregiudicare la salute e l'economia del territorio.

Il Sindaco deve porre fine a questa "querelle", essendo autorità sanitaria, a lui spetta l'ultima parola.
I nostri esperti hanno fornito tutti gli estremi di leggi a finché il Sindaco potesse risolvere la questione.
I cittadini non accettano più scuse e sono pronti a scendere in strada per manifestare il proprio dissenso, e se necessario, chiedere le dimissioni di chi dovesse rappresentare solo interessi di parte e non quelli collettivi.


DI SEGUITO RIPORTIAMO L'ULTIMA NOSTRA MISSIVA INVIATA AL SINDACO DI TREGLIO

Lanciano, 23 giugno 2011

Oggetto: Riscontro alla lettera del Sindaco di Treglio – Impianto per la produzione di energia elettrica da biomassa-sansa di oliva disoleata e cippato di legna in Comune di Treglio. Richiesta di diniego autorizzazione unica n. 28 del 22.12.2008 (Determinazione n. DN2/ 276 22.12.2008)
Vostro Protocollo n. 2791

Signor Sindaco,
Nuovo Senso Civico condivide il Suo richiamo alle leggi che attribuiscono al Sindaco “ampia potestà di valutazione della tollerabilità o meno delle industrie insalubri”, sulla base “di un concreto accertamento di una effettiva situazione di pericolo o danno per la saluta pubblica”.
Tuttavia mi siano consentite due osservazioni: 1) Ella dimentica che c’è anche una normativa europea recepita dall’Italia e pertanto vigente e cogente, che impone di non peggiorare la qualità dell’aria; 2) sarebbe giusto consentire a Nuovo Senso Civico, che ha sollevato il problema, di nominare un suo perito, che partecipi a tutte le operazioni peritali, onde eliminare ogni possibile sospetto di parzialità.
Voglio ricordarLe che nel 1976, quando non ancora c’era la legislazione europea sopra ricordata, il Sindaco di Atessa, Prof. Angelo Staniscia, divenuto in seguito Senatore della Repubblica, NEGÒ L’AUTORIZZAZIONE ALL’ESERCIZIO alla ROHM AND HAAS, una industria statunitense di veleni per l’agricoltura, già costruita, pronta per entrare in funzione e che aveva già assunto 35 operai: quella Compagnia fu così costretta a smontare pezzo per pezzo le opere e le installazioni realizzate e ad andare via. Ho inteso rammentare tale vicenda al fine di sottolineare che il Sindaco, nell’ambito delle sue competenze, ha, per così dire, poteri sovrani.
Voglio da ultimo porre in rilievo che ella si assume maggiori responsabilità a concedere l'autorizzazione all'esercizio di una industria insalubre, anziché a negarla.
Di seguito riporto l’art. 1 del DECRETO LEGISLATIVO 13 agosto 2010, n. 155 Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente.
1. Il presente decreto recepisce la direttiva 2008/50/CE e sostituisce le disposizioni di attuazione della direttiva 2004/107/CE, istituendo un quadro normativo unitario in materia di valutazione e di gestione della qualità dell'aria ambiente finalizzato a: a) individuare obiettivi di qualità dell'aria ambiente volti a evitare, prevenire o ridurre effetti nocivi per la salute umana e per l'ambiente nel suo complesso; b) valutare la qualità dell'aria ambiente sulla base di metodi e criteri comuni su tutto il territorio nazionale; c) ottenere informazioni sulla qualità dell'aria ambiente come base per individuare le misure da adottare per contrastare l'inquinamento e gli effetti nocivi dell'inquinamento sulla salute umana e sull'ambiente e per monitorare le tendenze a lungo termine, nonché i miglioramenti dovuti alle misure adottate; d) mantenere buona la qualità dell'aria ambiente, laddove già lo sia, e migliorarla negli altri casi; e) garantire al pubblico le informazioni sulla qualità dell'aria ambiente; f) realizzare una migliore cooperazione tra gli Stati dell'Unione europea in materia di inquinamento atmosferico.

La violazione di una norma ambientale configura già di per sé un danno ambientale anche se solo potenziale e quindi perseguibile in sede penale.

Questo è quanto.

In attesa di riscontro, porgo i più distinti ossequi.

Alessandro Lanci
Pres. di Nuovo Senso Civico

martedì 5 luglio 2011

IL NOSTRO BLOG E' DI NUOVO AL VOSTRO SERVIZIO

CI SCUSIAMO PER L'INTERRUZIONE CHE ORMAI DURAVA DAL 17 GIUGNO, MA ABBIAMO AVUTO DEI PROBLEMI TECNICI, ADESSO RISOLTI GRAZIE AL CONTRIBUTO E ALLA RESPONSABILITA' DEL NOSTRO STAFF E NON SOLO.
GRAZIE A TUTTI.

lunedì 4 luglio 2011

CHI SONO I VERI ECOTERRORISTI?

QUALI SONO I SINDACI CONTRARI AL PARCO? SONO 2 SU 8,I SINDACI DI SAN. VITO E ROCCA S. GIOVANNI, C'E' ANCHE IL SINDACO DI VILLA ALFONSINE, NON SI CAPISCE A QUALE TITOLO, VISTO CHE IL SUO COMUNE NON RIENTRA NEL PARCO, FORSE PER FARSI UN PO' DI PUBBLICITA' (BELLA PUBBLICITA...').
PRENDIAMO DUE ARGOMENTI A CASO: LA PESCA E L'AGRICOLTURA.
DAGLI INTERVENTI DI IERI E' EMERSO CHE LA PESCA SAREBBE A RISCHIO CON IL PARCCO. BUGIA, SI TRATTA DI UN PARCO TERRESTRE CHE NON HA NESSUNA COMPETENZA SUL MARE.
IN UN ALTRO INTERVENTO, QUESTO E' VERAMENTE INCREDIBILE, HANNO DICHIARATO CHE TUTTI GLI AGRICOLTORI, LE CUI ATTIVITA' RICADONO NEL PARCO, DOVRANNO CAMBIARE I LORO TRATTORI CON NUOVI MODELLI EURO 5. NON DI BUGIA SI TRATTA, MA IDIOZIA PURA.
PER I TRATTORI NON ESISTONO NE GLI EURO 5 NE GLI EURO 1, ESSENDO APPUNTO MEZZI AGRICOLI NON RIENTRANO NELLE NORMATIVE SULLE EMISSIONI.
POTREMMO CONTINUARE A LUNGO, MA PENSIAMO CHE AVETE CAPITO DA UN PEZZO DI COSA STIAMO PARLANDO.
I DUE SINDACI E MEZZO IN QUESTIONE, SOSTENUTI DAL SENATORE DI STEFANO E DALL'ASSESSORE FEBBO, DICONO DI ESSERE CONTRARI AL PARCO PERCHE' DAREBBE ORIGINE AD UN'ALTRO CARROZZONE POLITICO COME QUELLI CHE GIA' ESISTONO IN ABRUZZO IN MERITO ALLE AREE PROTETTE.
QUESTO POTREBBE ESSERE ANCHE VERO, MA SE COSI' FOSSE, DOVREBBERO RASSEGNARE LE LORO DIMISSIONI, IN QUANTO ARTEFICI DI QUEI CARROZZONI E DEL LORO FALLIMENTO, COME SI EVINCE ANCHE DALL'ARTICOLO DI DARIA DE LAURENTIS DI SEGUITO RIPORTATO.
QUESTI POLITICI OFFENDONO LA NOSTRA, SEPPUR MINIMA, INTELLIGENZA.

FOSSACESIA. All’indomani della manifestazione contro il Parco nazionale della Costa teatina si accende la discussione tra favorevoli e contrari al progetto.
E’ del sindaco di Rocca San Giovanni, Gianni Di Rito (Udc), la proposta di un decreto abrogativo che cancelli la legge istitutiva del parco, la numero 93 del 2001. “Il nostro territorio – spiega – non è idoneo a diventare un parco nazionale e non è mai stato fatto uno studio serio sulle biodiversità della flora e della fauna da proteggere”.

Ma a preoccupare maggiormente i sindaci contrari al Parco sarebbe la costituzione non tanto di un’area protetta, quanto di un ente parco che, a loro giudizio, sovrasterebbe tutte le decisioni dei sindaci e di conseguenza dei cittadini. Di qui la proposta di cancellare la legge una volta per tutte, magari anche attraverso il ricorso alla consultazione popolare, una sorta di referendum per chiedere, una volta per tutte, cosa ne pensano i cittadini del Parco della costa teatina.

Intanto gli ambientalisti cercano di dare risposte ad alcune delle tante domande uscite dalla manifestazione di ieri contro il Parco. “E’ vero che in alcuni casi i parchi sono stati gestiti male – interviene Fabrizia Arduini, del WWF e della costituente del Parco della costa teatina – ma è vero anche che si può costruire insieme il futuro del territorio e fare in modo che l’ente sia un prodotto della scelta dei sindaci e dei cittadini”.

E riguardo ai parchi nazionali abruzzesi torna attuale uno studio recente del WWF e della Cgil. Tra i parchi nazionali, Parco Abruzzo, Lazio e Molise, Parco della Majella e Parco Gran Sasso Monti della Laga, solo il primo presenta una situazione positiva con un presidente, un consiglio direttivo e un direttore, anche se quest’ultimo ha recentemente presentato le dimissioni.

Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, come evidenzia il documento a cura di Dante Caserta, consigliere nazionale WWF Italia e di Mimì D’Aurora, responsabile ambiente Cgil Abruzzo, è stato commissariato dal 2006 fino al 2010. “In questo periodo si sono alternatiti ben 3 commissari. Il 7 luglio 2010 l’ultimo commissario, Arturo Diaconale, giornalista, non aveva alcuna competenza in materia di gestione di aree naturali protette. E’ stato nominato Presidente, ma da allora non è stato ancora nominato il Consiglio direttivo: permane quindi anche per questo Parco una forma gestionale anomala (volendo fare dei paragoni è come se un comune fosse gestito da un Sindaco senza Consiglio Comunale). Dal 2004 il Parco è privo di un direttore nominato secondo quanto prevede la legge: le funzioni di direttore vengono così svolte da un coordinatore tecnico-amministrativo con contratto a termine rinnovato annualmente non iscritto nell’albo nazionale dei direttori”.

“Il Parco Nazionale della Majella – continua lo studio - è privo del Consiglio direttivo dal 4 novembre 2007. Per quasi due anni è stato governato solo dal Presidente Giuliante il cui mandato è scaduto il 31 dicembre 2009. La norma non prevede che il Presidente assuma a sé anche le competenze proprie dei Consigli Direttivi. Giuliante è stato successivamente nominato Commissario, carica che ha conservato anche quando è stato eletto consigliere regionale. Oggi, dopo la sua nomina ad assessore regionale all’ambiente, è stato sostituito da un altro commissario, Franco Iezzi, direttore del Consorzio Industriale di Sulmona, che non risulta abbia mai avuto competenze su questioni ambientali e men che meno su conservazione della natura. Il direttore, nominato dal 1997, senza l’individuazione di una terna di nomi, è stato riconfermato con successive proroghe”.

“Il Parco Regionale del Sirente-Velino, privo di Presidente e di Consiglio direttivo, è commissariato dal febbraio del 2010 senza alcuna motivazione. L’attuale direttore non è iscritto all’Albo nazionale dei direttori degli Enti Parchi”.

Quello che il documento di WWF e Cgil vuole evidenziare è che “è la politica ad impadronirsi degli enti parco, senza neppure riuscire a nominare gli organi di gestione. Si preferisce affidarli a singoli uomini, spesso senza alcun legame con il territorio e con le attività più caratteristiche delle aree protette, lasciandoli al comando di enti che richiederebbero invece gestioni democratiche e partecipate come prevede la legge”.
Daria De Laurentiis