L’Abruzzo è oggetto di un attacco senza precedenti al suo territorio di
mare e di terra, alle sue vocazioni naturali, al suo tessuto economico e
sociale ed alla salute dei suoi cittadini attuali e futuri.
Basta
scorrere a fine articolo l’elenco delle attività insalubri e inquinanti presenti
nell’area sud della Provincia di Chieti che denotano un quadro di vera e
propria emergenza ambientale: si tratta di una micidiale bomba ad
orologeria resa ancora più pericolosa dal cumulo delle fonti in un’area piccola
e densamente popolata che dobbiamo in ogni modo cercare di disinnescare al più
presto. Un approfondito studio del Consorzio Mario Negri Sud del 2010
ha evidenziato la fascia costiera della provincia di Chieti come altamente
inquinata, con due aree particolarmente critiche a Lanciano e nel vastese a
Pollutri. Questo studio ci dice che non possiamo permetterci di aggiungere
ulteriori fonti di inquinamento ad una situazione già deteriorata ma dobbiamo
intervenire a norma di legge per migliorare la situazione ambientale e
dell’aria in particolare.
I
fronti sono molteplici: si va dal rinnovato impulso alla petrolizzazione dovuto
al miope e disinformato interventismo del ministro Passera al pullulare di inceneritori
(centrali) a biomasse e biogas, passando per un’emergenza rifiuti sempre alle
porte che, nell’assenza totale di sane politiche alternative, porta anch’essa
dritto dritto ad altri inceneritori e discariche da riempire, con tutte le
nefande conseguenze del caso.
Per
ognuno dei settori interessati e sulla base di dati ufficiali, autorevoli studi
scientifici nazionali ed internazionali ed atti di convegni abbiamo messo in
evidenza le innumerevoli negatività di questi interventi da ogni punto di
vista: sanitario e ambientale, economico e occupazionale, storico, culturale e
delle vocazioni territoriali.
PETROLIO, RAFFINERIE E TRIVELLAZIONI
L’Abruzzo ha già contribuito pesantemente alla storia
nazionale del petrolio: dei 5424 pozzi perforati a terra in Italia fino al 2010
ben 554 hanno riguardato l’Abruzzo (quarta regione dopo Emilia Romagna,
Lombardia e Sicilia), 136 in mare. Attualmente oltre il 50% del territorio
regionale è interessato da attività legate alla ricerca, estrazione e
stoccaggio di idrocarburi che coinvolgono il 75% dei comuni e più dell’80%
della popolazione totale. Vanno poi aggiunti i quasi 6000 km quadrati di mare
interessati da permessi di ricerca, concessioni ed estrazioni di idrocarburi.
Sono dati oggettivamente sconvolgenti.
Non c’è una sola buona ragione per accettare il disegno
devastante di trasformare definitivamente l’Abruzzo, regione verde
d’Europa, in distretto petrolchimico.
In termini di salute innumerevoli studi scientifici basati su esperienze
analoghe dimostrano che il risultato sarà un pesante inquinamento diffuso con
la contaminazione delle coltivazioni, degli alimenti (ortaggi, bestiame, pesci)
e delle falde acquifere ed il conseguente sviluppo di gravi malattie e tumori soprattutto nei bambini, ben al di
sopra delle medie nazionali che sono già le più alte d’Europa. In termini
economici non ci sarà alcun risparmio su carburanti, riscaldamento o
energia elettrica e i risvolti occupazionali saranno ridicoli (per il Centro Oli
di Ortona l’ENI ha dichiarato 29 assunti a regime) a fronte di una perdita
certa di migliaia di posti di lavoro in settori vitali della nostra economia quali
l’agricoltura, l’enogastronomia, la pesca, il turismo o l’industria
tradizionale, per non parlare poi della perdita di valore di immobili e
terreni. Ed infine l’alto rischio di incidenti che le piccole società straniere intestatarie delle concessioni non
sarebbero in grado di fronteggiare viste le scarse risorse finanziarie e tecniche
a disposizione. A loro i soldi, a noi il danno e la beffa.
Non sono ipotesi ma la cruda realtà che si
può verificare in tutti i luoghi dove è già stato imposto questo oltraggio,
come in Basilicata che con la raffineria più grande d’Europa (Viggiano) resta
una delle zone più depresse dell’intero continente. Negli altri Paesi del mondo le raffinerie si
fanno nei deserti o lontano centinaia di chilometri dai centri abitati, da noi
ce le mettono dentro casa; negli USA le piattaforme in mare devono stare a 160
km. dalla costa, da noi a due passi dalle spiagge.
Il
caso poi della raffineria proposta dalla Forrest ai margini del lago di Bomba è
eclatante: oltre ai considerevoli rischi di inquinamento ed al danno economico
per una zona che ha scelto tutt’altra strada di sviluppo c’è il fondato
pericolo di un cedimento della diga a seguito dell’estrazione di gas sotto il
lago con conseguenze che sarebbero a dir poco disastrose.
E’
ora insomma di cambiare drasticamente prospettiva nella direzione di fonti
energetiche molto meno rischiose e inquinanti se davvero teniamo al futuro
delle nuove generazioni. L’Abruzzo ha scelto da anni una direzione ben diversa
legata alle sue bellezze naturali ed alla sua produzione di qualità: un lavoro del genere impegnativo e faticoso non può essere cancellato così sfacciatamente.
INCENERITORI (CENTRALI) A BIOMASSE E BIOGAS
E’
la nuova tendenza del momento perché, attraverso un sistema di incentivi
statali pagati profumatamente da tutti i contribuenti, c’è la corsa a costruire
questi impianti a combustione per la produzione di energia elettrica che, nelle
versioni fin qui presentate in Abruzzo, portano vantaggi solo a coloro che li
realizzano e gestiscono a scapito delle comunità locali ospitanti.
Abbiamo
dimostrato che si tratta di impianti inutili perché non vanno a risolvere un problema
locale pre-esistente di scarti o eccedenze da smaltire e perché in Italia
l’offerta di energia elettrica prodotta è più della metà di quanta ne viene
utilizzata quotidianamente. Soprattutto in tempi di crisi non abbiamo bisogno
di ulteriori disponibilità come vogliono farci credere ingannevolmente.
Anche
in questo caso autorevoli studi nazionali ed internazionali hanno dimostrato
che la combustione delle biomasse produce sostanze altamente nocive tra
le quali 4 ufficialmente classificate cancerogene dall’Organizzazione Mondiale
della Sanità (benzene, formaldeide, diossine e idrocarburi policiclici
aromatici). Le centrali a biomasse inquinano decine di volte più delle
centrali a metano e perfino di quelle a carbone ed anche in questo settore
non ci sono benefici economici per i cittadini in termini di riduzione della
bolletta elettrica ma solo un netto peggioramento della qualità della vita.
RIFIUTI, DISCARICHE E INCENERITORI
L’emergenza
rifiuti è sempre più alle porte in Abruzzo grazie all’incapacità e negligenza
di intere generazioni di politici ed amministratori pubblici che non hanno
saputo o voluto trovare soluzioni alternative a discariche e inceneritori
attraverso serie politiche di riduzione dei rifiuti, raccolte differenziate
spinte, riuso e valorizzazione che possono trasformare i rifiuti in risorse a
beneficio dell’intera comunità in termini economici e di salute (come dimostrano
tante realtà virtuose nel Nord ma anche nel meridione d’Italia).
La
scelta prevalente nella nostra regione è invece l’esatto contrario sulla spinta
di poderosi e ristretti interessi economici: discariche sempre più grandi e
costruzione di inceneritori che significheranno, come altre esperienze tristemente
insegnano, sempre maggiore inquinamento, malattie, disincentivo a qualsiasi tipo
di raccolta differenziata, aggravi economici per i cittadini e, non ultimo,
problemi di criminalità e disgregazione del tessuto sociale.
CONCLUSIONI CON APPELLO FINALE
Il
faro che guida l’azione di Nuovo Senso Civico e di tanti altri gruppi e cittadini
abruzzesi è la difesa della salute che si traduce immediatamente in DIFESA
DELLA VITA di tutti gli esseri viventi e dell’ambiente in cui vivono,
un valore universale che accomuna indistintamente tutte le persone di buona
volontà al di là delle differenze di pensiero.
Questo
comporta il contrasto di qualsiasi scelta che la danneggi e la proposta ed il
sostegno deciso a tutte le possibil alternative che esaltando il bene comune
avvantaggino cittadini e future generazioni nel campo della salute, della
qualità della vita, della convivenza civile e del sano progresso economico.
Nuovo
Senso Civico insieme ad altri movimenti è stata ed è tuttora protagonista di
queste battaglie civili, vantando la raccolta record di 50.150 firme alla
petizione per fermare la deriva petrolifera in regione presentata a tutte le
istituzioni nazionali ed alla Comunità Europea e collaborando costantemente con
docenti universitari, scienziati ed esperti di riconosciuta fama per sostenere
le proprie tesi con dettagliate argomentazioni tecniche e scientifiche e non
con semplici slogan.
L’appello finale è proprio quello di unire tutte le forze nel comune
obiettivo di respingere questo attacco insensato e riportare l’Abruzzo nella giusta e
sana direzione: coloro che verranno dopo di noi ce ne saranno grati per sempre.
ALCUNE DELLE ATTIVITA’ INSALUBRI E INQUINANTI NELLA PROVINCIA DI CHIETI
/SUD (dalla
Marrucina a san Salvo).
Impianti attivi:
Pozzi petroliferi e di gas in mare e a terra tra i quali “Rospo Mare” a Vasto
con annessa attività di desolforazione sulla piattaforma; Inceneritore di
rifiuti tossici e nocivi “Laterlite” a Lentella; Centrale con inceneritore per
biomasse a Treglio; Sansificio Vecere a Treglio; Centrale a biogas di Lanciano
(Villa Pasquini); Stoccaggio di Pet coke (scarti di lavorazione del petrolio) a
Ortona; Stabilimento di conglomerati bituminosi “Pavimental” a Ortona; Turbogas
di Ortona (105 MW); Turbogas di Gissi (850 MW); Turbogas Sevel (100 MW);
Discarica di rifiuti tossici e nocivi di Rocca San Giovanni; Discarica di
rifiuti tossici e nocivi Bosco Mottille a San Salvo; Ex discarica di Serre a
Lanciano; Discarica di Cerratina a Lanciano; Discarica abusiva di rifiuti
tossici e pericolosi della camorra a Tollo; Discarica di amianto a Ortona; Distilleria
“D’Auria” a Caldari di Ortona; Conceria Akea a Orsogna; Trattamento rifiuti “CIAF
Ambiente” ad Atessa; Discarica rifiuti
speciali “Semataf” in Val di Sangro.
Impianti in fase di autorizzazione, costruzione o progettazione; Raffineria e pozzi di gas “Forest” a
Bomba; Raffineria (“Centro Oli”) a Ortona; Raffineria (“Centro oli
galleggiante”) a San Vito Chietino; Trivellazioni petrolifere (ultima richiesta
a Scerne); 4 inceneritori per biomasse a Lanciano (loc. S.Onofrio);
2 inceneritore per biomasse a Villa Caldari e Ortona; Inceneritore per
biomasse a Guardiagrele; Inceneritore per biomasse a Monteodorisio; 2
inceneritori per biomasse a Vasto; Inceneritore per biomasse a Villa Alfonsina;
Inceneritore per biomasse a Fallo; Inceneritore per biomasse a
Torricella Peligna; Elettrodotto “Terna” Villanova-Gissi-Montenegro; Impianto
“Recogen” di rigenerazione acido cloridrico a Punta Penna di Vasto;
Rigassificatore Poggiofiorito; Rigassificatore Cupello.
(se ci è sfuggito qualcosa fatecelo sapere).
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