sabato 22 settembre 2012

Al Ministero dello Sviluppo Economico Dipartimento dell’Energia ROMA - Raffineria nel comune di Bomba conferenza dei servizi del 1 ottobre 2012




Racc.a.r.
Al Ministero dello Sviluppo Economico
Dipartimento dell’Energia
Struttura DG-RIME
Via Molise, 2
00187  ROMA

Al Presidente della Regione Abruzzo
Dott. Gianni Chiodi
Via Leonardo da Vinci, 6
6100 L’AQUILA

Al Presidente della Provincia di Chieti
Enrico Di Giuseppantonio

                                                                                        REGIONE ABRUZZO
Assessorato Sviluppo del Turismo, Ambiente, Energia e Politiche Legislative
Via Leonardo da Vinci, 6
67100 L’AQUILA

REGIONE ABRUZZO
Direzione Affari della Presidenza, Politiche Legislative e Comunitarie, Programmazione, Parchi, Territorio, Valutazione Ambientali, Energia
Via Leonardo da Vinci, 6
67100 L’AQUILA

REGIONE ABRUZZO
Assessorato Sviluppo Economico, Innovazione Tecnologica e Informatica
Via Leonardo da Vinci,6
67100 L’AQUILA

REGIONE ABRUZZO
Direzione Attività Estrattive
Via Passolanciano, 75
65100 PESCARA

PROVINCIA DI CHIETI
Settore 7 –Energia e Sviluppo Sostenibile –
Servizio Tecnico Ambiente
P.zza Monsignor Venturi, 4
66100 CHIETI

SOPRINTENDENZA PER I BENI
ARCHEOLOGICI DELL’ABRUZZO
Via degli Agostiniani, 14
66100 CHIETI


SOPRINTENDENZA PER I BENI
ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI DELL’ABRUZZO
Via  B. Croce – Castello Cinquecentesco
(provvisoriamente nel Convento Agostiniano
S. Amico Via San Basilio  2/a
67100 L’AQUILA

SOPRINTENDENZA PER I BENI STORICI, ARTISTICI ED ETNOANTROPOLOGICI
DELL’ABRUZZO
Via San  Basilio 2/a
67100 L’AQUILA
                                                                                       
AI GRUPPI POLITICI DEL CONSIGLIO  REGIONALE

A TUTTI I PARLAMENTARI ABRUZZESI

A TUTTI I SEGRETARI REGIONALI DEI PARTITI

IL sottoscritto Alessandro Lanci, nella sua qualità di presidente dell’Associazione Nuovo Senso Civico,  premette:
il Ministero della Sviluppo Economico, Dipartimento per l’energia, Struttura DG-RIME, con lettera Prot. N. 0017787 datata 12.09.2012, ha indetto per 1° ottobre prossimo, alle ore 11,30, in Roma, presso il il citato ufficio ministeriale una Conferenza dei servizi sul progetto della Forest Oil per la realizzazione di un impianto per l’estrazione e la raffinazione del gas poco a valle della diga di Bomba (CH). La convocazione di questa Conferenza è intervenuta mentre era ancora in corso l’esame di VIA alla Regione Abruzzo.
Ed infatti: il 10 aprile 2012 il Comitato VIA della Regione Abruzzo aveva esaminato e bocciato all’unanimità il progetto della Forest Oil, che a questo punto, oltre a proporre ricorso al TAR di Pescara, ha presentato altri documenti chiedendo un riesame al Comitato per la VIA. Quest’ultimo ha riconvocato gli interessati per il 3 luglio u.s. ma poi ha insistito per rinviare l’esame dei nuovi documenti, dicendo ai sindaci e alle associazioni intervenute che era meglio tenersi il no già ottenuto. Il 27 luglio il TAR ha emesso una ordinanza in cui, in buona sostanza, previa sospensiva della determinazione del Comitato VIA, si faceva obbligo a quest’ultima di fornire un parere sulla base di un esame più congruo. Sennonché la Regione non ha finora ottemperato all’ordinanza del TAR al fine evidente di scaricare ogni responsabilità sulla Conferenza convocata dal Ministero, nella speranza di potersi liberare da quella che costituisce una sua competenza specifica, e cioè la Valutazione di Impatto Ambientale sul progetto della Forest Oil.
 INSOMMA DELLE MENTI RAFFINATE, O CHE SI CREDONO TALI, SI SONO POSTE IL PROBLEMA DI COME LA BOCCIATURA UNANIME IN SEDE DI VIA DEL PROGETTO FOREST OIL POTESSE ESSERE SUPERATA. E poiché non si aveva il coraggio né di confermare né di rovesciare il NO convinto già dato, si è ritenuto di ritardare il riesame da parte del Comitato VIA in modo da dare spazio all’intervento del Ministero competente, al quale è opportuno ricordare che NON HA UN POTERE SOSTITUTIVO NEI CONFRONTI DELLA V.I.A., CHE E’ UNA COMPETENZA SPECIFICA DELLA REGIONE. Insomma, siamo in presenza di un gioco delle parti o, per dirla meno elegantemente, di un indecente scaricabarile.
Ma mentre si consumano queste furbizie, cresce l’allarme in Val di Sangro e in tutta la provincia di Chieti, LA CUI  OPINIONE PUBBLICA, SIATENE CERTI, NON TOLLERERA’ FURBIZIE DI SORTA, NE’ SOTTOVALUTAZIONI.
 Ma ripercorriamo le tappe di questa vicenda:  a suo tempo l’AGIP S.p.a., aveva fatto nell’area in questione delle ricerche e pur avendo trovato il gas, nel 1992 rinunciò al suo programma di coltura ed estrazione “per motivi di sicurezza”, a causa di vaste aree franose e in  presenza di un invaso artificiale chiuso da una diga. Nel 1996 è subentrata nell’attività di ricerca di idrocarburi la Forest Oil CMI s.p.a., società petrolifera con sede a Denver (Colorado), ed oggi chiede di poter sfruttare il giacimento con impianti per l’estrazione del gas e per la sua  raffinazione, per depurarlo dall’idrogeno solforato. Tra le tante ragioni che sconsigliano l’approvazione del progetto, ne indichiamo soprattutto due:

1.      Come hanno scritto 21 sindaci della Val Di Sangro, il progetto presenta una ELEVATISSIMA
CRITICITÀ  CIRCA L’ASSETTO IDROGEOLOGICO DELL’AREA. Ed infatti, in ordine alla
compatibilità dell’intervento con le dinamiche geostrutturali dei versanti, registrate nell’area individuata e descritte nel Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico “Fenomeni Gravitativi e Processi Erosivi”/Bacino del Sangro, approvato con deliberazione G.R.A. n.103/5 del 27/05/2008, si evince che la Forest ha omesso di esaminare gli scenari ad alto rischio derivanti dalla presenza di un invaso artificiale e da una diga, in un’area investita continuamente da frane. Per tenere conto solo degli ultimi due secoli vanno ricordate le più grandi frane registrate nel Comune di Bomba a partire da quella del 1819, che travolse metà  paese. Ci fu poi quella del 1929 ed ancora una volta mezzo paese fu trascinato a valle: fu allora che costruirono i tre ordini di arconi che continuano a sostenere l’abitato. Nel 1973 una frana travolse il comune di Colledimezzo e costrinse l’Impresa INCISA, che stava realizzando il tratto di strada di Fondovalle Sangro, a rifare il progetto scavando una lunga galleria da Bomba a Colledimezzo.
  In quell’anno era stato terminato un imponente viadotto sulla superstrada e che aveva le fondamenta in un’area detta Lago Maurino. In questa occasione i contadini della zona avevano detto ai costruttori che era una follia poggiare sul quel terreno, pieno di torrenti sotterranei, gli imponenti piloni del viadotto, ma gli ingegneri avevano risposto che sulla base delle analisi fatte il  terreno di posa risultava sicuro. Appena l’opera fu terminata, una frana sotterranea spezzò uno dei piloni centrali del viadotto che, successivamente fu fatto crollare. Sul posto restano le macerie di un viadotto spezzato in due parti. Questi resti si trovano a poche centinaia di metri dall’area Forest.  Allora bisognò fare una grande curva per baipassare il viadotto e la strada è rimasta così ormai a 40 anni dal disastroso evento. Tra il 1974 e 1975 ci fu una ennesima grande frana da Buonanotte (oggi Montebello sul Sangro) a Pennadomo che spezzò e travolse la strada di collegamento tra Pennadomo e Villa S. Maria. La strada non si è mai potuta aggiustare perché la frana è sempre in movimento. Un’ultima frana, nel 1992, ha di nuovo investito a monte il paese di Bomba e solo per l’intervento immediato,  con numerosi mezzi meccanici, si è riusciti a circoscrivere il fenomeno franoso che aveva già lambito le prime abitazioni.  La strada di accesso alla diga è del tutto dissestata. Anche la strada  ricostruita nel 2009 sul lungolago tra Bomba e Colledimezzo, per i Giochi del Mediterraneo, è per larghi tratti già franata. Poiché la subsidenza si è verificata ovunque  sono state fatte delle estrazioni – nel Polesine ad esempio il suolo si è abbassato di tre metri – è altamente probabile che, non appena si procederà ad estrarre gas, toccando così il precarissimo equilibrio dell’area con frane sempre attive, si possano innescare frane catastrofiche capaci perfino di destabilizzare la diga, dietro la quale ci sono 80 milioni di metri cubi di acqua, mentre nel sottosuolo c’è un campo metanifero esteso 44 volte più del lago. Né hanno alcun valore le rassicurazioni della Forest che promette di monitorare la subsidenza con una sistema di sensori. Poiché se inizia un processo di destabilizzazione della diga, ci si troverà di fronte ad un problema insormontabile, quello di svuotare in tempi brevi il lago della sua enorme massa d’acqua. Va tenuto presente che a valle c’è l’epicentro industriale dell’Abruzzo, con circa 15 mila abitanti e fabbriche per circa 13 mila operai.
INSOMMA, LA CATASTROFE CHE SI POTREBBE PRODURRE FAREBBE IMPALLIDERE QUELLA DEL VAJONT!
    E’ FORSE UN DESTINO INELUTTABILE CHE IL NOSTRO SIA IL PAESE DELLE CATASTROFI ANNUNCIATE ?

2.      CRITICITA’ PER LE  INADEGUATE TECNOLOGIE  USATE,  FONTI  CERTE DI GRAVE INQUINAMENTO
L'impianto di trattamento del gas presentato dalla Forest CMI S.p.A. consta di tre fasi principali ed in nessuna di esse è stato previsto l'impiego di una delle migliori tecnologie disponibili.
L'obbligo di utilizzare le migliori tecnologie disponibili è sancito dal D. Lgs. 4 agosto 1999, n. 372 (Recepimento della Direttiva IPPC) e per il trattamento del gas naturale sono definite dalla Commissione Europea nel documento "IPPC - Reference Document on Best Available Techniques for Mineral Oil and Gas Refineries" del febbraio 2003.
Un impianto industriale che non prevede l'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili non fornisce alcuna garanzia di tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini e non può essere autorizzato perché sprovvisto dei requisiti minimi per il rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.).
Che senso ha autorizzare un simile progetto per poi scoprire che è inquinante per l'ambiente e per la salute? Perché verificare gli effetti negativi se sono prevedibili già in fase progettuale? E perché le regole per la salvaguardia dell’ambiente e per la tutela della salute dei cittadini, che valgono in tutta l'Europa,  non valgono più a Bomba ? Va considerato che ci sono molte abitazioni a poche centinaia di metri dagli impianti.

Considerato da ultimo che le direttive comunitarie del trattato di Aarhus, recepite anche dall’Italia, affermano che la popolazione ha il diritto di esprimere la propria opinione e che la volonta’ popolare deve essere vincolante; 
CHIEDIAMO
LA SOSPENSIONE  DELLA CONFERENZA DEI SERVIZI,  IN ATTESA CHE LA REGIONE  DIA UNA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE DEFINITIVA SUL PROGETTO DELLA FOREST OIL, NEI CONFRONTI DEL QUALE, IN OGNI CASO, ESPRIMIAMO NETTA CONRARIETA’.
   Nel contempo CHIEDIAMO  A TUTTE LE FORZE POLITICHE, AGLI ELETTI ALLA REGIONE,  E ALLE ISTITUZIONI DI NON GIRARSI DALL’ALTRA PARTE E DI IMPEGNARSI PER EVITARE ALL’ABRUZZO QUESTA SCIAGURA.

Lanciano, 21 settembre 2012
                                                                       N.S.C. Il Presidente
                                                                         Alessandro Lanci

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