Racc.a.r.
Al Ministero dello Sviluppo
Economico
Dipartimento dell’Energia
Struttura DG-RIME
Via Molise, 2
00187
ROMA
Al
Presidente della Regione Abruzzo
Dott. Gianni Chiodi
Via
Leonardo da Vinci, 6
6100
L’AQUILA
Al
Presidente della Provincia di Chieti
Enrico
Di Giuseppantonio
REGIONE ABRUZZO
Assessorato
Sviluppo del Turismo, Ambiente, Energia e Politiche Legislative
Via
Leonardo da Vinci, 6
67100
L’AQUILA
REGIONE
ABRUZZO
Direzione
Affari della Presidenza, Politiche Legislative e Comunitarie, Programmazione,
Parchi, Territorio, Valutazione Ambientali, Energia
Via
Leonardo da Vinci, 6
67100
L’AQUILA
REGIONE
ABRUZZO
Assessorato
Sviluppo Economico, Innovazione Tecnologica e Informatica
Via
Leonardo da Vinci,6
67100
L’AQUILA
REGIONE
ABRUZZO
Direzione
Attività Estrattive
Via
Passolanciano, 75
65100
PESCARA
PROVINCIA
DI CHIETI
Settore
7 –Energia e Sviluppo Sostenibile –
Servizio
Tecnico Ambiente
P.zza
Monsignor Venturi, 4
66100
CHIETI
SOPRINTENDENZA
PER I BENI
ARCHEOLOGICI
DELL’ABRUZZO
Via
degli Agostiniani, 14
66100
CHIETI
SOPRINTENDENZA
PER I BENI
ARCHITETTONICI
E PAESAGGISTICI DELL’ABRUZZO
Via B. Croce – Castello Cinquecentesco
(provvisoriamente
nel Convento Agostiniano
S.
Amico Via San Basilio 2/a
67100
L’AQUILA
SOPRINTENDENZA
PER I BENI STORICI, ARTISTICI ED ETNOANTROPOLOGICI
DELL’ABRUZZO
Via
San Basilio 2/a
67100
L’AQUILA
AI GRUPPI POLITICI DEL CONSIGLIO REGIONALE
A TUTTI I SEGRETARI REGIONALI DEI PARTITI
IL sottoscritto Alessandro Lanci, nella
sua qualità di presidente dell’Associazione Nuovo Senso Civico, premette:
il Ministero della Sviluppo Economico,
Dipartimento per l’energia, Struttura DG-RIME, con lettera Prot. N. 0017787
datata 12.09.2012, ha indetto per 1° ottobre prossimo, alle ore 11,30, in Roma,
presso il il citato ufficio ministeriale una Conferenza dei servizi sul progetto
della Forest Oil per la realizzazione di un impianto per l’estrazione e la
raffinazione del gas poco a valle della diga di Bomba (CH). La convocazione di
questa Conferenza è intervenuta mentre era ancora in corso l’esame di VIA alla
Regione Abruzzo.
Ed infatti: il 10 aprile 2012 il Comitato VIA della Regione Abruzzo aveva
esaminato e bocciato all’unanimità il progetto della Forest Oil, che a
questo punto, oltre a proporre ricorso al TAR di Pescara, ha presentato altri
documenti chiedendo un riesame al Comitato per la VIA. Quest’ultimo ha
riconvocato gli interessati per il 3 luglio u.s. ma poi ha insistito per
rinviare l’esame dei nuovi documenti, dicendo ai sindaci e alle associazioni
intervenute che era meglio tenersi il no già ottenuto. Il 27 luglio il TAR ha
emesso una ordinanza in cui, in buona sostanza, previa sospensiva della
determinazione del Comitato VIA, si faceva obbligo a quest’ultima di fornire un
parere sulla base di un esame più congruo. Sennonché la Regione non ha finora ottemperato all’ordinanza del TAR al fine
evidente di scaricare ogni responsabilità sulla Conferenza convocata dal
Ministero, nella speranza di potersi liberare da quella che costituisce una sua
competenza specifica, e cioè la Valutazione di Impatto Ambientale sul progetto
della Forest Oil.
INSOMMA DELLE MENTI RAFFINATE, O CHE SI
CREDONO TALI, SI SONO POSTE IL PROBLEMA DI COME LA BOCCIATURA UNANIME IN SEDE
DI VIA DEL PROGETTO FOREST OIL POTESSE ESSERE SUPERATA. E poiché non si
aveva il coraggio né di confermare né di rovesciare il NO convinto già dato, si
è ritenuto di ritardare il riesame da parte del Comitato VIA in modo da dare
spazio all’intervento del Ministero competente, al quale è opportuno ricordare
che NON HA UN POTERE SOSTITUTIVO NEI
CONFRONTI DELLA V.I.A., CHE E’ UNA COMPETENZA SPECIFICA DELLA REGIONE. Insomma,
siamo in presenza di un gioco delle parti o, per dirla meno elegantemente,
di un indecente scaricabarile.
Ma
mentre si consumano queste furbizie, cresce l’allarme in Val di Sangro e in
tutta la provincia di Chieti, LA CUI
OPINIONE PUBBLICA, SIATENE CERTI, NON TOLLERERA’ FURBIZIE DI SORTA, NE’
SOTTOVALUTAZIONI.
Ma ripercorriamo le tappe di questa
vicenda: a suo tempo l’AGIP S.p.a.,
aveva fatto nell’area in questione delle ricerche e pur avendo trovato il gas,
nel 1992 rinunciò al suo programma di coltura ed estrazione “per motivi di sicurezza”, a causa di
vaste aree franose e in presenza di un
invaso artificiale chiuso da una diga. Nel 1996 è subentrata nell’attività di
ricerca di idrocarburi la Forest Oil CMI s.p.a., società petrolifera con sede a
Denver (Colorado), ed oggi chiede di poter sfruttare il giacimento con impianti
per l’estrazione del gas e per la sua
raffinazione, per depurarlo dall’idrogeno solforato. Tra le tante
ragioni che sconsigliano l’approvazione del progetto, ne indichiamo soprattutto
due:
1.
Come
hanno scritto 21 sindaci della Val Di Sangro, il progetto presenta una ELEVATISSIMA
CRITICITÀ CIRCA L’ASSETTO IDROGEOLOGICO DELL’AREA. Ed infatti, in
ordine alla
compatibilità dell’intervento con le
dinamiche geostrutturali dei versanti, registrate nell’area individuata e
descritte nel Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico “Fenomeni
Gravitativi e Processi Erosivi”/Bacino del Sangro, approvato con deliberazione
G.R.A. n.103/5 del 27/05/2008, si evince che la Forest ha omesso di esaminare
gli scenari ad alto rischio derivanti dalla presenza di un invaso artificiale e
da una diga, in un’area investita continuamente da frane. Per tenere conto solo
degli ultimi due secoli vanno ricordate le più grandi frane registrate nel
Comune di Bomba a partire da quella del 1819, che travolse metà paese. Ci fu poi quella del 1929 ed ancora
una volta mezzo paese fu trascinato a valle: fu allora che costruirono i tre
ordini di arconi che continuano a sostenere l’abitato. Nel 1973 una frana
travolse il comune di Colledimezzo e costrinse l’Impresa INCISA, che stava
realizzando il tratto di strada di Fondovalle Sangro, a rifare il progetto
scavando una lunga galleria da Bomba a Colledimezzo.
In quell’anno era stato terminato un
imponente viadotto sulla superstrada e che aveva le fondamenta in un’area
detta Lago Maurino. In questa occasione i contadini della zona avevano detto ai
costruttori che era una follia poggiare sul quel terreno, pieno di torrenti
sotterranei, gli imponenti piloni del viadotto, ma gli ingegneri avevano
risposto che sulla base delle analisi fatte il
terreno di posa risultava sicuro. Appena l’opera fu terminata, una frana
sotterranea spezzò uno dei piloni centrali del viadotto che, successivamente fu
fatto crollare. Sul posto restano le macerie di un viadotto spezzato in due
parti. Questi resti si trovano a poche centinaia di metri dall’area
Forest. Allora bisognò fare una grande
curva per baipassare il viadotto e la strada è rimasta così ormai a 40 anni dal
disastroso evento. Tra il 1974 e 1975 ci fu una ennesima grande frana da
Buonanotte (oggi Montebello sul Sangro) a Pennadomo che spezzò e travolse la
strada di collegamento tra Pennadomo e Villa S. Maria. La strada non si è mai
potuta aggiustare perché la frana è
sempre in movimento. Un’ultima frana, nel 1992, ha di nuovo investito a
monte il paese di Bomba e solo per l’intervento immediato, con numerosi mezzi meccanici, si è riusciti a
circoscrivere il fenomeno franoso che aveva già lambito le prime
abitazioni. La strada di accesso alla
diga è del tutto dissestata. Anche la strada
ricostruita nel 2009 sul lungolago tra Bomba e Colledimezzo, per i
Giochi del Mediterraneo, è per larghi tratti già franata. Poiché la subsidenza
si è verificata ovunque sono state fatte
delle estrazioni – nel Polesine ad esempio il suolo si è abbassato di tre metri
– è altamente probabile che, non appena
si procederà ad estrarre gas, toccando così il precarissimo equilibrio
dell’area con frane sempre attive, si possano innescare frane catastrofiche
capaci perfino di destabilizzare la diga, dietro la quale ci sono 80 milioni di
metri cubi di acqua, mentre nel sottosuolo c’è un campo metanifero esteso 44
volte più del lago. Né hanno alcun valore le rassicurazioni della Forest che
promette di monitorare la subsidenza con una sistema di sensori. Poiché se
inizia un processo di destabilizzazione della diga, ci si troverà di fronte ad
un problema insormontabile, quello di svuotare in tempi brevi il lago della sua
enorme massa d’acqua. Va tenuto presente che a valle c’è l’epicentro
industriale dell’Abruzzo, con circa 15 mila abitanti e fabbriche per circa 13
mila operai.
INSOMMA,
LA CATASTROFE CHE SI POTREBBE PRODURRE FAREBBE IMPALLIDERE QUELLA DEL VAJONT!
E’ FORSE UN DESTINO INELUTTABILE CHE IL
NOSTRO SIA IL PAESE DELLE CATASTROFI ANNUNCIATE ?
2. CRITICITA’ PER LE INADEGUATE TECNOLOGIE USATE,
FONTI CERTE DI GRAVE INQUINAMENTO
L'impianto di trattamento del gas presentato dalla Forest CMI
S.p.A. consta di tre fasi principali ed in nessuna di esse è stato previsto
l'impiego di una delle migliori tecnologie disponibili.
L'obbligo di utilizzare le migliori tecnologie disponibili è
sancito dal D. Lgs. 4 agosto 1999, n. 372 (Recepimento della Direttiva IPPC) e
per il trattamento del gas naturale sono definite dalla Commissione Europea nel
documento "IPPC - Reference Document on Best Available Techniques for
Mineral Oil and Gas Refineries" del febbraio 2003.
Un impianto industriale che non prevede l'utilizzo delle migliori
tecnologie disponibili non fornisce alcuna garanzia di tutela dell'ambiente e
della salute dei cittadini e non può essere autorizzato perché sprovvisto dei
requisiti minimi per il rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.).
Che senso ha autorizzare un
simile progetto per poi scoprire che è inquinante per l'ambiente e per la
salute? Perché verificare gli effetti negativi se sono prevedibili già in fase
progettuale? E perché le regole per la
salvaguardia dell’ambiente e per la tutela della salute dei cittadini, che
valgono in tutta l'Europa, non valgono
più a Bomba ? Va considerato che ci sono molte abitazioni a poche centinaia
di metri dagli impianti.
Considerato da ultimo che le direttive
comunitarie del trattato di Aarhus, recepite anche dall’Italia, affermano che
la popolazione ha il diritto di esprimere la propria opinione e che la volonta’
popolare deve essere vincolante;
CHIEDIAMO
LA SOSPENSIONE
DELLA CONFERENZA DEI SERVIZI, IN
ATTESA CHE LA REGIONE DIA UNA VALUTAZIONE
DI IMPATTO AMBIENTALE DEFINITIVA SUL PROGETTO DELLA FOREST OIL, NEI CONFRONTI
DEL QUALE, IN OGNI CASO, ESPRIMIAMO NETTA CONRARIETA’.
Nel
contempo CHIEDIAMO A TUTTE LE FORZE
POLITICHE, AGLI ELETTI ALLA REGIONE, E
ALLE ISTITUZIONI DI NON GIRARSI DALL’ALTRA PARTE E DI IMPEGNARSI PER EVITARE
ALL’ABRUZZO QUESTA SCIAGURA.
Lanciano, 21 settembre 2012
N.S.C. Il Presidente
Alessandro Lanci
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