domenica 22 gennaio 2012

UN PO' DI CHIAREZZA SULLA CENTRALE A BIOGAS DI VILLA PASQUINI: LA DISINFORMAZIONE, COME DICE LA PROPRIETA', E' SEMPRE MOLTO PERICOLOSA


   PRIMA DI TUTTO RIBADIAMO LA DISPONIBILITA’ DI NUOVO SENSO CIVICO AD UN CONFRONTO PUBBLICO CON TUTTE LE PARTI ED IN PRESENZA DELLA STAMPA PER FARE CHIAREZZA SULL’ARGOMENTO. Abbiamo la disponibilità ad intervenire anche da parte del Prof. Federico Valerio dell’Istituto Nazionale di Ricerca sul cancro di Genova le cui dichiarazioni sono state citate in maniera parziale, incompleta e non corretta dai rappresentanti della proprietà della centrale dopo una sbrigativa lettura del nostro “DOSSIER BIOMASSE” che tutti possono scaricare dal sito e che nel loro caso è servito da supporto ad una offensiva mediatica alla quale sono stati costretti dalle nostre pressioni ed argomentazioni. Diversamente non crediamo che ci sarebbe stata da parte loro una qualche attività volontaria di spiegazione o illustrazione del progetto.

   La proprietà certo fa il suo mestiere ma c’è modo e modo di farlo come dimostra la scandalosa vicenda della fidejussione fasulla sulla centrale garantita da una società, la COFIART, dichiarata fallita nel luglio 2010 dal Tribunale di Roma e pluriinquisita per reati vari tra cui la bancarotta fraudolenta. Citiamo da un articolo di Roberto Rossi su “l’UNITA’” del 20 settembre 2010: “A garanzia del debito presentano fideiussioni. Prestate da una società che si chiama Cofiart. Ma sono fittizie. Cofiart non ha il patrimonio per garantirle come prevede il testo unico bancario. La società fa capo all’imprenditore romano Dino Patrizio Cozzi. Quando i magistrati ne chiedono l’arresto scoprono che è già sotto indagine per associazione a delinquere, riciclaggio internazionale, bancarotta, creazione fittizia di capitale. Da tempo Cofiart offriva garanzie bancarie a società o enti locali che ne facevano richiesta per far fronte, appunto, a fideiussioni. In qualche mese, secondo la Finanza, la società avrebbe emesso 5mila polizze fideiussorie raccogliendo premi per oltre 11 milioni di euro a fronte di un capitale garantito che supera i 750 milioni di euro. Tutte false. Le fideiussioni fasulle sono in voga in Italia. “
Perché la proprietà non ha avvisato tempestivamente gli enti pubblici interessati (Regione Abruzzo e Comune di Lanciano) o sostituito la vecchia fidejussione con una nuova? Che rapporto di fiducia può esserci con chi nasconde le carte o nella migliore delle ipotesi non è in grado di controllare al proprio interno? Sono questi che controlleranno il funzionamento dell’impianto e ne garantiranno la perfetta efficienza? Già questo da solo ci sembra un ottimo motivo per annullare l’iter autorizzativo, ma lasciamo alle autorità competenti il compito di stabilirlo.

   Per conto nostro ci rivolgiamo direttamente al Sindaco di Lanciano Pupillo ed all’Amministrazione Comunale tutta perché sono loro che devono garantire il bene dell’intera collettività ed hanno gli strumenti per farlo sciogliendo tutti i nodi sul tappeto che andiamo ad affrontare qui di seguito:

1.    La proprietà parla di “digestione anaerobica senza combustione” nell’impianto ma questa è solo la prima fase perché il gas che deriva da questo processo non verrà immesso nella rete metanifera nazionale a vantaggio delle abitazioni locali (teleriscaldamento) ma verrà bruciato come in una normale centrale termica per attivare un “motore endotermico” che produrrà energia elettrica. Quindi esiste un’attività di combustione ed ogni combustione comporta effetti inquinanti più o meno grandi. Certo, potranno essere minori rispetto ad altri tipi di combustione ma ci saranno ugualmente: sarà pure come dichiara la proprietà corrispondente ad un camion alimentato a metano che inquina poco ma danneggerà lo stesso l'ambiente essendo acceso 365 giorni l’anno, 24 ore su 24. Lo stesso Tommaso Pagliani, responsabile del Centro Scienze Ambientali del Consorzio Mario Negri Sud ha posto in evidenza come la centrale a biogas di Villa Pasquini brucerà il gas prodotto dalla fermentazione anearobica del mais, o comunque di una biomassa, rinchiusa in grandi contenitori e sarà il gas bruciato a far girare la turbina che poi produrrà energia”.
 La prima conclusione è dunque che LE CENTRALI A BIOGAS SONO INQUINANTI anche se rientrano nei termini di legge. Citiamo a questo proposito testualmente ed integralmente il Prof. Federico Valerio che afferma: “Ci sembra opportuno sottolineare il fatto che la combustione di un combustibile gassoso come il metano, a parità di energia elettrica e calore prodotto, produce molto meno inquinanti primari e secondari rispetto alle biomasse solide.” [vedi Dossier Biomasse pag.9]. Meno, non zero, mentre noi non solo non possiamo permetterci il meno ma dobbiamo subito intervenire per avvicinarci allo zero. 

2.    La proprietà dichiara nelle interviste che le biomasse vegetali utilizzate (insilati di mais, sorgo, sulla, favino, tritigale, ecc.) saranno coltivate sui terreni dei 300 produttori associati alla ATA Società Cooperativa, però attenzione perché questi coltivatori non sono tutti abruzzesi ma anzi molti si trovano in Veneto, Umbria, Lazio e Campania. Alla faccia della “filiera corta” e con un ulteriore ed evidente impatto inquinante derivato dal trasporto su camion per decine di migliaia di km.!       Fate attenzione quando citate il Prof. Valerio perché lui auspica proprio questa filiera corta ed espressamente per risolvere un problema di trattamento degli scarti agricoli o di allevamento locali, mentre qui si introduce da lontano o anche da molto lontano.   D’altronde fino ad oggi non abbiamo visto nessuna planimetria che indichi i terreni agricoli della Val di Sangro che saranno dedicati alle coltivazioni necessarie per questa centrale (secondo la proprietà 250 ettari di terreno e 17 mila tonnellate di insilato vegetale l’anno solo per questo impianto) né ci risultano contratti stipulati con gli agricoltori locali per sostituire le nuove coltivazioni a quelle attuali.  Diciamo anche che se venissero riconvertiti tutti i terreni a questo scopo, alla luce anche delle decine di richieste di apertura di impianti in tutto l’Abruzzo, avremmo necessità di estensioni così grandi tali da stravolgere le colture tradizionali e tipiche locali a svantaggio ulteriore dei consumatori.  La seconda conclusione è quindi che NON ESISTE UN VANTAGGIO CONCRETO PER I PRODUTTORI LOCALI NE’ PER I CONSUMATORI.


3.    Premesso che in Italia non abbiamo bisogno di ulteriore energia perché il fabbisogno giornaliero è di gran lunga inferiore all’offerta [dati del gestore TERNA: vedi Dossier Biomasse pagg.69-71] e che tutti i nuovi impianti di questo genere nascono solo per interessi economici privati generosamente favoriti dal perverso meccanismo dei “certificati verdi” che paghiamo tutti noi attraverso la bolletta elettrica, guardacaso anche nella centrale di Villa Pasquini, come in quella di Treglio, non è previsto il teleriscaldamento per le abitazioni o le attività circostanti che sarebbe l’unico elemento positivo di tutto il processo.  La proprietà afferma che “l’impianto consentirà di produrre energia elettrica per le procedure di essiccazione, in un capannone, del tabacco che sarà conferito dalle aziende associate, che poi sarà commercializzato.”    Ma come, non avevate fatto tutto questo perché la produzione di tabacco è in crisi ed andrà a scomparire dalle nostre zone? E così l’energia prodotta che fine farà?   Solo attraverso il teleriscaldamento si potrebbero spegnere tante singole caldaie domestiche utilizzando il metano prodotto in loco in sostituzione del gas proveniente magari dall’estero: avremo sì in questo caso un saldo positivo con la riduzione dell’inquinamento totale. Possiamo concludere questo punto affermando che NON ESISTE UN VANTAGGIO CONCRETO PER LE POPOLAZIONI LOCALI.

4.    Ultimo argomento, decisivo, la qualità dell’aria. E’ in corso su tutto il territorio comunale un monitoraggio dell’aria per approfondire quello precedentemente condotto dal Mario Negri Sud con un procedimento all’avanguardia detto “biomonitoraggio”. Quello attuale basato su rilevatori strumentali definiti “radielli” anche se di livello inferiore e con stazioni di rilevamento a nostro avviso troppo lontane l’una dall’altra potrà comunque indicarci le fonti dell’inquinamento ma non potrà purtroppo cancellarlo visti i pessimi risultati dello studio precedente.  Avremo così a disposizione una mappa più dettagliata per poter modulare gli interventi nelle singole zone ma sempre nell’ottica del mantenimento della qualità ambientale dov’è già buona e del progressivo miglioramento dove non è buona, in ottemperanza alla direttiva 96/62/CE della Comunità Europea in materia.  Così se ad esempio nell’area di Villa Pasquini risulterà una situazione dell’aria migliore rispetto a quella generale questo non potrà significare in alcun modo il via libera ad un suo peggioramento autorizzando interventi sicuramente inquinanti.  In ogni caso se la proprietà della centrale a biogas di Villa Pasquini ci dimostrerà con dati e studi propri (senza saccheggiare sconsideratamente quelli altrui) che l’apertura dell’impianto porterà ad un miglioramento della qualità dell’aria e dell’ambiente  saremo noi stessi a proporre la realizzazione di altri simili in tutta la città in modo da risolvere definitivamente i nostri gravi problemi di inquinamento.

   Fuor di provocazione, caro Sindaco Pupillo e cari Amministratori pubblici, non è possibile o quantomeno non è corretto chiedere solo all’oste se il vino è buono. Basterebbe rivolgersi a chi quello stesso vino, magari in un’altra osteria, lo ha già bevuto e gli è andato di traverso.

   L’intera comunità locale attende risposte chiare e rapide. Noi, come sempre, faremo fino in fondo la nostra parte, alla luce del sole (che ci piace tanto anche come fornitore di energia) e senza interessi particolari o secondari perché non abbiamo nulla da nascondere.



1 commento:

nico ha detto...

Prima di tutto un chiarimento d'obbligo. Il teleriscaldamento lo si effettua producendo calore riscaldando l'acqua attraverso uno scambiatore posto sul circuito di raffreddamento dei motori o sul circuito di espulsione dei fumi prodotti dai motori; perciò il teleriscaldamento non si può effettuare immettendo sulla rete metanifera biogas. Né si potrebbe mai fare perchè le caratteristiche del biogas (che contiene solo una percentuale di metano, circa il 60-65%) non consentono un miscelamento con il gas della rete che ne contiene oltre il 90%.
Ma non è qui la radice del problema, ma altrove.
Le centrali a biomassa possono contribuire all'aumento della produzione energetica da fonti rinnovabili, solo se inserite in un contesto a Km 0, altrimenti diventa una normale centrale termoelettrica che si approvvigiona di combustibile bruciando altro combustibile (quello degli automezzi che devono trasportare il combustibile attraverso la rete stradale Nazionale). Queste centrali hanno avuto una discreta diffusione in tutte quelle regioni che hanno necessità di smaltire grandi quantitativi di scarti lignei (Trentino, Val D'Aosta, Friuli),associati ad altri scarti vegetali, prodotti dalle industrie agro-forestali; così come rappresentano un'ottima alternativa per quelle industrie agroalimentari che hanno come prodotto di scarto materiale organico biodegradabile, come il settore dell'allevamento dei polli, piuttosto che dei suini, bovini e ovini.
Insomma le centrali a biomasse non hanno senso se introdotte in un contesto che ha bisogno di collocarsi sul mercato di approvvigionamento del materiale combustibile, nazionale o internazionale, ma hanno senso se inserite in un contesto che riceve materiale combustibile o da trasformare in combustibile, in un raggio tra i 50 e i 70 Km.
Questo è il vero problema, la mancanza, in Italia, di una seria politica energetica che rappresenti un riferimento per le amministrazioni periferiche (Regioni, Provincie, Comuni).
Nico Frattura