Se in mare dobbiamo difenderci dall'assalto petrolchimico, a terra le cose non vanno certo per il meglio perchè oltre agli idrocarburi subiamo l'accerchiamento sempre più asfissiante dei rifiuti.
I rifiuti sono il grande affare dei nostri tempi: non tutti giochiamo d'azzardo, non tutti ci droghiamo o alcolizziamo, non tutti acquistiamo armi di contrabbando ma sicuramente tutti produciamo rifiuti, dai neonati con i loro pannolini fino ai più anziani con i loro pannoloni.
C'è tanta trippa per gatti ma i gatti sono molto pochi e sempre gli stessi.
Bisogna tentare a tutti i costi di scardinare i soliti meccanismi deviati e corrotti che ci spingono a produrre sempre più rifiuti, ci portano preterintenzionalmente alle emergenze e cercano di costringerci alle peggiori soluzioni (discariche e inceneritori) molto lucrose per i gatti di cui sopra ma devastanti per la salute e l'economia di tutti noi misere cavie della situazione.
Esistono delle alternative credibili e realistiche che potrebbero dare uno sbocco positivo per l'intera comunità, ma forse è proprio questo il problema.
Qui di seguito pubblichiamo al riguardo un intervento illuminante del Prof. Federico Valerio: visto che anche nella nostra zona sono in corso importanti movimenti in questo settore ci permettiamo di sottoporlo a tutti, addetti ai lavori e no, come spunto di riflessione e spinta alla soluzione.
Trattamenti Meccanico Biologici (TMB): la carta vincente nella strategia Rifiuti Zero.
La proposta di Legge d’iniziativa
popolare “Rifiuti Zero” si pone l’obiettivo, entro il 2020, di recuperare
il 95% di materia, dai nostri scarti urbani. Sembra una “missione impossibile”,
ma quest’obiettivo rientra nelle potenzialità di approcci metodologici
innovativi già ampiamente collaudati, i Trattamenti Meccanico Biologici (TMB).
Un
altro obiettivo strategico previsto dalla Legge, è quello della riduzione alla
fonte: se nel
2000 ogni italiano produceva 491 chili dirifiuti, nel 2020, dovrà produrne
il 20 % in meno (- 98 chili) e quindi scendere a 393 chili a testa. Anche
questa non è una missione impossibile, perché l’obiettivo fissato dalla Legge
non molto è lontano dall’attuale (2010) produzione pro-capite del Veneto: 488
chili/abitante.
I
TMB sono definiti come trattamenti a “freddo” poiché evitano la combustione
diretta degli scarti. In particolare, questi impianti utilizzano sistemi
meccanici e fisici per separare e purificare diverse frazioni quali: carta e
cartone, alluminio, ferro e acciaio, plastiche miste. Trattamenti meccanici più
evoluti, con sensori a raggi infrarossi, sono in grado di separare gli
imballaggi in plastica in base al tipo di polimero utilizzato (PET, PVC, PE,
PS…).
Queste
separazioni possono essere fatta a valle delle raccolte differenziate, per
migliorarne la qualità e spuntare prezzi migliori sul mercato del riciclo, ma
possono essere utilizzate anche sulla
frazione residuale non differenziata.
Nel
2010, a livello nazionale, abbiamo differenziato solo il 35,3% dei nostri scarti. Poiché in questi scarti,
oltre l’85% è riciclabile (in massima parte imballaggi e scarti di cucina)
abbiamo buttato in discarica e negli inceneritori circa il 65% dei nostri
materiali post consumo.
Poiché
una tonnellata di cartone vale 93 euro nel mercato del riciclo e la plastica di
qualità vale ben 276 euro a tonnellata, con le scelte attuali buttiamo via,
letteralmente qualcosa come mezzo miliardo di euro all’anno.
I
Trattamenti Meccanici permettono di recuperare gran parte di questa materia
(inerti, vetro, metalli, cellulosa, polimeri plastici) e il loro valore
monetario, da reimmettere in nuovi cicli produttivi.
Parliamo
ora dei Trattamenti Biologici. In sintesi, con questi trattamenti che
precedono quelli fisici, facciamo lavorare per noi batteri e microorganismi
che, mangiando letteralmente i nostri scarti biodegradabili, li trasformano in
innocui vapore acqueo e anidride
carbonica, con il compostaggio ed in anidride carbonica e metano
(biogas) con la digestione anaerobica.
Il
metano, adeguatamente purificato è indistinguibile dal metano russo o libico e
può essere immesso nella rete di distribuzione del gas e nelle bombole delle
autovetture a metano.
Il
compost che si produce in entrambi i processi biologici è un terriccio con un
alto contenuto di carbonio organico che, come ammendante, deve essere usato in
agricoltura per produrre nuovo cibo e contribuire al recupero della fertilità
dei nostri terreni agricoli che, dopo decenni di trattamenti chimici si stanno
avviando, specialmente nell’Italia meridionale, verso la desertificazione.
Con
questi trattamenti biologici si riutilizza o s’inertizza gran parte della
materia organica biodegrabile presente nei nostri scarti che, sommando scarti
di cucina e della preparazione di cibo, sfalci e potature, carta e cartone per
usi alimentari, materia organica presente in pannolini e pannoloni,
rappresentano circa il 60% dei nostri scarti urbani.
A
questo punto, qualcuno potrebbe dire “ Ma perché queste scelte non le abbiano
ancora fatte? Come può essere possibile evitare le emergenze rifiuti, tipo
Napoli, senza l’aiuto dei termovalorizzatori?”.
La
nostra risposta è che la rivoluzione “Rifiuti Zero” è possibile, poiché
approvando questa Legge di Iniziativa Popolare, il Parlamento fa le scelte
giuste a favore degli Italiani ed elimina una vera e propria truffa a loro
danno, cominciata nel 1999.
Con
il Decreto n. 79/1999, noto anche con «primo decreto Bersani», con il
recepimento di normative europee a favore delle Energie Rinnovabili, è stato
introdotto un nuovo sistema d’incentivazione di mercato, basato sui “Certificati
Verdi” che ha sostituito il vecchio sistema d’incentivazione a sussidio, legato
al Programma CIP 6/92.
In
sintesi, con denaro preso dalle bollette della luce di tutti gli Italiani, una
nuova tassa del 7% applicata sui chilowattore consumati, s’incentiva la
produzione di elettricità da fonti rinnovabili, pagandola circa tre volte di
più, rispetto al valore di mercato. Scelta condivisibile per fotovoltaico,
eolico, idraulico, geotermico, fonti realmente rinnovabili e con basso impatto
ambientale, se gestite con buon senso.
Peccato
che, al momento dell’approvazione del Parlamento, una mano ignota abbia
introdotto nella normativa europea che stavamo approvando, un codicillo, tutto
italiano, che faceva diventare, per
assimilazione, i rifiuti urbani una fonte d’energia rinnovabile.
In
questo modo, termo-valorizzando i rifiuti diventati combustibili “rinnovabili”
si fanno grandi affari garantiti; ad esempio, nel 2004, a favore degli
inceneritori, operativi nel nostro paese, sono stati erogati Certificati Verdi
per 2,4 miliardi di euro.
Firmato
il decreto 79/1999, gli amici degli inceneritori si sono potuti scatenare, con
l’obiettivo dichiarato di realizzare un inceneritore in ogni provincia.
Poiché
nessun incentivo è previsto per riciclo, compostaggio e meno che meno per
politiche di riduzione forse, ora vi dovrebbero essere più chiare le vere cause
delle emergenze rifiuti che, dal 1999, affliggono questo Paese.
La
Legge d’Iniziativa Popolare “Rifiuti Zero” taglia alla radice questo scandaloso
furto a danno degli Italiani: abolisce gli incentivi agli inceneritori e ai
cementifici che usano i rifiuti come combustibili e tassa gli inceneritori,
come fanno da anni, Austria, Danimarca, Svezia, per favorire il riciclo.
E,
in base alla nuova Legge, gli introiti di questa tassa e di quella già in
vigore per le discariche, saranno integralmente usati per finanziare gli
impianti finalizzati al riuso, al riciclaggio, al compostaggio e alla
digestione anaerobica. Incentivi saranno erogati anche per attivare in tutti i
Comuni, sistemi di raccolta differenziata domiciliare, con tariffazione
puntuale che ridurrà le spese di famiglie e aziende che differenziano i propri
scarti e producono pochi rifiuti.
Finanziamenti pubblici andranno anche ai Centri di Ricerca che si specializzeranno per studiare metodi per il recupero spinto della materia. In questo modo, ad esempio, sarà possibile accelerare i tempi per rendere competitive tecniche, già note, per trasformare scarti ricchi di cellulosa (carta e cartone) e di plastiche miste, in nuove materie ad alto contenuto energetico, rispettivamente in etanolo e in gasolio, entrambi utilizzabili per l’autotrazione.
In
attesa che queste tecnologie diventino mature, le frazioni separate dai TMB,
ricche di cellulosa e quelle composte prevalentemente da plastiche miste non
riciclabili, , potranno essere collocate, senza particolari impatti ambientali,
in aree di stoccaggio temporanee che, tra qualche anno, diventeranno vere e
proprie miniere di Materie Seconde ad alto valore aggiunto.
Federico
Valerio
Chimico
Ambientale
Comitato
Tecnico-Scientifico LIP Rifiuti Zero
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