mercoledì 4 aprile 2012

Biomasse, vacillano le certezze dell'Europa


 Toh! Il titolo che non ti aspetti: Le biomasse potrebbero minacciare gli obiettivi di riduzione di C02 dell’Europa. Dietrofront della Comunità in merito a questa forma di energia rinnovabile (ma d’altronde in Italia lo avevamo già denunciato).
Proprio lo scorso 20 marzo il Parlamento europeo ha chiesto che le regole di calcolo delle emissioni di carbonio siano revisionate per quanto concerne le biomasse. In sostanza l’Europa paga incentivi per abbattere le foreste che andranno a fornire biomassa pensando di diminuire le emissioni di CO2; in realtà queste aumentano. Il punto è che le attuali regole dell’Ue non fanno distinzione tra i residui o la legna e accordano l’etichetta “carbon neutral” senza tenere in conto il tempo necessario per recuperare il carbonio emesso.
Ha spiegato Delfet Sprinz, direttore del Comitato scientifico indipendente consulente per l’Agenzia europea per l’Ambiente (EEA):
E’ errato suggerire che la bioenergia sia carbon neutral per definizione; tutto dipende da quello che viene usato. Se si rimpiazza una foresta in piena crescita con colture destinate alla produzione energetica, in conformità con le regole di calcolo in vigore nell’UE, è possibile che si accrescano le emissioni di gas serra.
Di fatto circa la metà del 20% di energie rinnovabili contenute nel mix energetico da adottare entro il 2020 è costituito dalle fonti di biomassa, come le colture legno, rifiuti e residui agricoli. Il legno è una buona parte di questo obiettivo ed è considerato dall’UE come “carbon neutral”, il che implica la concessione di sovvenzioni, tariffe di alimentazione e premi a livello nazionale.Tuttavia, c’è uno sfasamento tra il debito di carbonio causato dal taglio di un albero che viene poi trasportato e bruciato e il tempo necessario per la crescita di un nuovo albero in grado di assorbire tanto carbonio quanto il precedente; il che porta a realizzare che le biomasse non fanno altro che aumentare le concentrazioni di CO2 in atmosfera.
La stessa EEA aveva già proposto di pensare a leggi che incoraggiassero il rimpiazzo dei carburanti fossili con bioenergie senza prendere però troppo in considerazione le biomasse. A opporsi però i paesi scandinavi come Svezia e Finlandia ricchi di foreste e che basano rispettivamente il 20% e il 16% della produzione di energia proprio dalle biomasse.
Tra l’altro in dubbio viene messa anche la biomassa da residui di rifiuti compostati o agricoli. Secondo alcuni studiosi utilizzarli aiuta a contenere le emissioni di CO2, ma secondo altri l’Ue non ha ben chiaro di che genere di residui siano per cui anche le direttive sembrano essere state mal concepite. Non si tiene conto, ad esempio, dell’impatto che la rimozione di residui agricoli come la paglia può avere sulla riduzione dello stock di carbonio nel suolo e che può causare un maggiore uso di fertilizzanti e irrigazione e rese più basse. 
Pubblicato: 04 apr 2012 da Marina  ecoblog

1 commento:

giorgio libralato ha detto...

Complimenti per l'articolo che copiato nel mio blog pontiniaecologia.blogspot.com. Anche a Pontinia abbiamo (ho) contestato 3 progetti di centrali a biomasse 1 da 22 Mw, 2 da 1 Mw, di cui uno addirittura con uso di olio di colza. Sarebbe vero che il bilancio di carbonio sia uguale a zero se le colture venissero coltivate allo scopo sullo stesso posto senza uso di energia