Qui di seguito riportiamo uno stralcio dell’intervista
concessa alla rivista del Corriere della Sera “SETTE GREEN” dal Presidente
nazionale dell’APER (Associazione Produttori Energie Rinnovabili) Agostino
Re Rebaudengo nella quale si ribadisce quanto noi affermiamo ad ogni
occasione ossia che L’ITALIA NON HA BISOGNO DI ULTERIORE ENERGIA PERCHE’ IL
SUO FABBISOGNO E’ LA META’ DI QUANTA NE VIENE PRODOTTA, ancor più in
periodi di grave crisi economica come l’attuale con le industrie ferme e i
consumi privati in caduta libera.
Ecco l’estratto:
“L’Italia negli ultimi 10-15 anni ha registrato ancora
grandi investimenti in impianti tradizionali per la produzione di energia. Il
risultato, un po’ assurdo, è che noi attualmente abbiamo una capacità
produttiva in grado di fornire il doppio dell’energia elettrica che consumiamo.
Gli impianti a gas e petrolio funzionano spesso al 40% delle loro
capacità. Devo dire che tuttora cerco di comprendere, e non ci riesco,
con quali criteri gli operatori continuano a investire in centrali alimentate a
metano. Ce ne sono ancora quattro o cinque in autorizzazione e non capisco
davvero che prospettiva possano avere. Il tutto diventa ancora più curioso
quando si parla di costo dell’energia: il nostro Paese paga il metano il 20-25%
in più della media europea. Quindi, riassumendo, l’Italia produce il 77% di
energia con fonti fossili, e gran parte di questa è metano, che paghiamo
carissimo. Ecco cosa deve cambiare: oltre a fare in modo che il metano ci
costi meno, dobbiamo far crescere le energie rinnovabili. Non ultimo
perché queste ci renderanno indipendenti dalle forniture dall’estero, ma anche,
ovviamente, per i benefici ambientali e di salute pubblica.” [“Sette
Green”-22/3/12]
Speriamo che una volta per tutte finiscano le cialtronerie
false ed ingannevoli di chi dice: “Ma anche voi usate il telefonino, l’auto
e il computer!”
Riepiloghiamo:
·
Non abbiamo bisogno di altra energia perché ne produciamo quotidianamente il doppio di
quanto utilizzato e questo rapporto probabilmente è destinato a crescere in
tempi di grave crisi economica. Per fare qualche esempio concreto oggigiorno una pala eolica su quattro resta ferma (anche perché spesso è un affare
più costruirla che utilizzarla) e la turbogas di Gissi lavora a meno della metà
del suo potenziale proprio perché non c’è richiesta;
·
All’interno
di questa realtà è comunque necessaria una rimodulazione delle varie
componenti perché non è sostenibile che il 77% dell’energia prodotta nel
nostro Paese provenga da fonti fossili inquinanti e destinate all’esaurimento;
·
Queste
sono a nostro avviso le strade da percorrere al più presto:
1. Abbassare ulteriormente il fabbisogno attraverso la riduzione degli
sprechi e dei consumi inutli con l’adozione di serie politiche di
risparmio energetico;
2. Cancellare
subito quella metà che non ci serve mediante l’eliminazione e la
disattivazione delle fonti e degli impianti più dannosi per l’ambiente e la
salute umana;
3. All’interno
della parte di reale fabbisogno sostituire gradualmente le fonti fossili e
inquinanti con quelle davvero pulite e rinnovabili (eolico, solare,
geotermico, trattamento meccanico biologico delle biomasse, ecc.) avendo la
premura di adottare le tecnologie più aggiornate in impianti il più possibile
piccoli, diffusi e poco impattanti (ad esempio i pannelli fotovoltaici non
mettiamoli al posto dei vigneti ma andiamo a sostituire le coperture in amianto
dei capannoni industriali);
·
Attenzione alle speculazioni ed alle storture sulle rinnovabili come nel
caso delle biomasse:
queste sono accettabili solo se sfruttate negli impianti TMB di
Trattamento Meccanico Biologico a freddo dove non c’è combustione (e quindi
inquinamento) e solo a determinate condizioni quali la filiera corta con la
risoluzione di problemi locali di smaltimento, la previsione del
teleriscaldamento, ecc. Oltre ad un compost di qualità è utile soprattutto il biometano
prodotto in questi impianti che può essere immesso direttamente nella rete
metanifera nazionale riducendo la nostra dipendenza dall’estero e rendendo meno
cara la bolletta energetica nazionale.
·
Non siamo certamente ostili all’imprenditoria ed all’impresa privata ma
questa deve svilupparsi correttamente senza danni per l’ambiente e la salute
della comunità ospitante. Se gli impianti e le
infrastrutture grandi e piccole che vengono realizzati per assicurarsi un
profitto attraverso la vendita di energia all’estero (elettrodotti,
turbogas, ecc.) oppure per entrare furbescamente nell’affare
dell’incenerimento dei rifiuti (centrali a biomasse e biogas) risultano fortemente
dannosi e inquinanti oltre che inutili per la collettività allora diciamo: quelle risorse utilizziamole per scopi più utili e nobili
creando davvero un gran numero di nuovi posti di lavoro (di certo non i 14
assunti in 14 anni della Forest Oil alla raffineria di Bomba!) valorizzando
con intelligenza e rispetto il nostro inestimabile patrimonio di arte, cultura
e bellezze naturalistiche.
Solo in questo modo avremo il pieno orgoglio di sentirci
davvero italiani.
fm
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