E’ inutile girarci attorno: è tutto il sistema che è
sbagliato, non regge, è ingiusto.
Distrugge, altro che progresso! Distrugge l’aria, la
terra, le coscienze, le relazioni.
Non rispetta le regole che si è dato, ma anche
rispettandole fa danni lo stesso.
Non ha limiti perché il limite non esiste, non
esiste traguardo perché devi sempre andare oltre, superarti, crescere a
dismisura. E per farlo devi riempire sempre nuovi spazi, sottrarli agli altri,
allargarti a tutti i costi senza badare agli ostacoli che piuttosto vanno
abbattuti, siano essi tali o presunti.
Devi consumare più che puoi perché questo è l’unico
carburante che fa girare tutto il motore. Consumare ovvero deteriorare,
intaccare, rovinare, rendere inservibile.
Una follia.
Chiamatelo come volete, democrazia occidentale
industrializzata, capitalismo, economia sviluppata, ma la sostanza è sempre la
stessa: non funziona, oltre ad essere terribilmente diseguale.
Domina ormai in ogni angolo del pianeta (perfino e
forse ancora di più in quei paesi che si definiscono ridicolmente “comunisti”)
ma se puoi dire “sto bene” nella tua bella casetta dotata di tutti i comfort,
non lo puoi dire se nasci in una “bidonville”. Eppure sono le stesse regole qui
e lì, anzi se il piatto della bilancia da questa parte è così in alto e proprio
perché l’altro sprofonda sempre più giù.
Non funziona perché è del tutto irrazionale e
moralmente inaccettabile.
Inaccettabile che una persona abbia, da sola, un patrimonio equivalente a
quello di intere nazioni abitate da milioni di esseri umani.
Indecente che da una parte si spendano montagne di
soldi per dimagrire e dall’altra si muoia senza cibo con le mosche appiccicate sulla
faccia.
Incomprensibile che il grado di benessere (e quindi
di felicità secondo quest’insana equivalenza) venga misurato dal possesso di
beni materiali, dall’escalation degli acquisti, dall’inutilità dell’avere
eccessivo.
Si possono provare tutti gli stratagemmi possibili per
correggere questa deriva, ma saranno solo palliativi e i problemi, se tutto va
bene, si porranno di nuovo tra 5, 10 o 20 anni più esplosivi e meno risolvibili
di prima.
Insomma occorre praticare qualcosa di radicalmente
diverso, che sovverta le regole del gioco per renderlo finalmente pulito, senza
trucchi, eguale e partecipato.
Che rimetta al centro di tutte le attenzioni la
persona umana con i suoi reali e non artefatti bisogni, con le sue capacità, le
sue aspirazioni e perfino le sue debolezze.
Con la sua voglia di stare bene, tutti.
Che lo si chiami umanesimo, cristianesimo,
socialismo o quel che si vuole non ha nessuna importanza.
L’importante è capire che il tunnel che abbiamo
imboccato non ha vie di uscita e che fare retromarcia è l’unica scelta
ragionevole.
fm
1 commento:
Serve DECRESCITA, felice o infelice, coscientemente voluta o subita dalla crisi, non importa. O meglio, importa, ma chiedere che la decrescita sia cosciente e felice, con i banchieri che governano il mondo, mi sembra solo un peletto velleitario. Sarà quindi infelice e subita, suppongo.
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