L’attività estrattiva e di raffinazione degli idrocarburi
comporta una serie di conseguenze molto negative ed insopportabili per le Comunità
locali da qualsiasi
punto di vista, sicuramente per l’impatto sulla salute delle persone e
l’integrità dell’ambiente ma anche per i danni provocati all’economia
regionale e quindi al benessere generale.
Sul primo aspetto è già stato scritto e detto molto sulla
scorta di autorevolissimi studi nazionali ed internazionali che non lasciano
dubbi sulla nocività e pericolosità di questi interventi, ma qui vogliamo
concentrarci sulle conseguenze concrete dal punto di vista dello sviluppo e
della crescita economica.
Le royalties in Italia sono tra le più basse al mondo: per le estrazioni di petrolio l'aliquota pagata allo Stato è del 7% in mare e del 10% a terra mentre nelle altre nazioni si va dal 30% al
90%. Di questa già irrisoria percentuale alle regioni interessate va poco più della
metà (55%).
Vi sono poi ampie esenzioni per periodi e produzioni
iniziali e annuali, franchigie ed agevolazioni in favore delle Compagnie
minerarie e petrolifere: a titolo di esempio non vengono pagate royalties sulle prime 50
mila tonnellate di petrolio estratto in mare e sulle prime 20 mila a terra.
Inoltre sono le stesse Società ad autocertificare le quantità estratte senza
alcun controllo da parte dello Stato ed il prodotto raffinato viene venduto sul
mercato ai prezzi correnti dalle Compagnie, quasi tutte straniere, senza alcun
beneficio o effetto calmierante per la nazione.
L’Abruzzo ha incassato per le royalties complessive la
risibile cifra totale di €.254.899 nel 2011 e di €.314.415 nel 2012.
La società inglese Medoil Gas, titolare del progetto “Ombrina Mare”
in Abruzzo (oltre
che di altre decine di permessi e concessioni da sola o in joint-venture) dal
2008 non ha mai versato un euro nelle casse pubbliche, come
risulta dai dati pubblicati dal Ministero dello Sviluppo.
Per quanto riguarda la manodopera impiegata essa è
costituita da pochissime unità perlopiù specializzatissime e spostate da altri
siti: nessun nuovo posto di lavoro corrisponde all’investimento; la
ricaduta di reddito nel territorio, a detta degli stessi progetti, è nulla.
Dal bilancio della Medoil si evince che la spesa per addetti italiani
corrisponde a meno di 20 posti di lavoro. Ma l’aspetto fondamentale è che questo
tipo di attività estrattiva in mare come a terra è alternativo e totalmente incompatibile
con le principali vocazioni economiche della Regione Abruzzo, basate su
agricoltura di qualità, produzioni viti-vinicole e olearie di caratura mondiale,
pesca, piccola e media industria manifatturiera ed artigianale, turismo e
ricchezze paesaggistiche (la “Regione Verde d’Europa”), bellezze storiche e
tradizioni culturali.
Gli interventi nel settore estrattivo causerebbero la
perdita di migliaia di posti di lavoro negli altri comparti, come calcolato da istituti ed
associazioni di categoria locali, portando ad una drastica riduzione del
P.I.L regionale e quindi ad un freno del diverso progetto di sviluppo che l’Abruzzo
si è dato da decenni dotandosi di leggi adeguate. Gli investimenti nel
settore agricolo-alimentare (dal quale deriva il 28% del PIL regionale) e in
quello turistico (dal quale proviene un altro 10% del PIL), a parità di somma
investita, creano posti di lavoro da 10 a 20 volte in più; lo stesso rapporto
si ha, scontata la crisi, nel manifatturiero. Questi settori poi non producono
aggravi per sanità, sicurezza e servizi addizionali a fondo perduto alle
finanze pubbliche, mentre è dimostrato che il settore idrocarburi sta già da
tempo producendo questi aggravi (basta consultare le amministrazioni
interessate).
Portiamo come esempio la produzione di vino in Abruzzo
che negli ultimi anni ha avuto un exploit senza precedenti, con la
crescita imponente delle Cantine, della produzione e della qualità che ne sta
decretando il successo internazionale con il corollario positivo dell’aumento
di investimenti finanziari e di importanti ricadute occupazionali. Le aziende viti-vinicole sono per questo
in prima fila insieme alle altre per contrastare la deriva petrolifera che ne
pregiudicherebbe definitivamente qualsiasi possibilità non solo di crescita ma
di esistenza stessa, come dimostra il caso emblematico della Basilicata con
decine di produttori costretti a chiudere per le conseguenze delle attività
estrattive e di raffinazione.
In particolare il progetto “Ombrina Mare” della Medoil
gas, situato a soli 6km dall’incantevole “Costa dei Trabocchi” e dall’”Eremo
Dannunziano” in località San Vito Chietino e costituito da una piattaforma
estrattiva collegata a 4-6 pozzi affiancata da una nave gigantesca FPSO per lo
stoccaggio e prima raffinazione del prodotto, rappresenterebbe la pietra
tombale per lo sviluppo turistico ed economico dell’intera zona già
impostato e finanziato per tutt’altra prospettiva (Parco Nazionale della Costa
Teatina istituito nel 2001 ed in via di definizione, Via Verde della Costa dei
Trabocchi con pista ciclo-pedonale di 35 km, Siti di Interesse Comunitario ed
aree protette varie). Di passaggio sottolineiamo come piattaforme di questo
tipo in altre nazioni civili come gli Stati Uniti siano vietate a meno di 160
km. dalla costa proprio per i rischi ambientali ed economici derivanti da eventuali
incidenti la cui incidenza è molto alta e che le Compagnie operanti in Abruzzo
non avrebbero alcuna possibilità di fronteggiare sia in termini operativi che
finanziari.
Nuovo Senso Civico
insieme all'Associazione “Difesa Beni Comuni” ha raccolto la cifra record in Abruzzo di 50.150
firme certificate dal Tribunale di Lanciano su una petizione che
chiedeva la revoca di tutti i permessi di ricerca e di estrazione di
idrocarburi “per gravi motivi ambientali”. Questa petizione, inviata a tutte le
Istituzioni italiane ed internazionali, è stata giudicata “ricevibile e
meritevole di un’indagine preliminare” da parte della Commissione per le
petizioni del Parlamento Europeo.
Il 13 aprile scorso a Pescara si è
svolta una storica manifestazione “NO PETROLIO, SI' PARCO - per
l’Abruzzo regione verde d’Europa” che ha visto la partecipazione di 40mila
persone (caso probabilmente unico in Italia su queste tematiche) ed alla quale
hanno aderito oltre a decine di Sindaci, personalità Istituzionali e semplici Cittadini, anche moltissime associazioni di categoria
ed imprenditoriali in rappresentanza degli operatori economici della Regione.
Siamo fiduciosi che questo fronte comune dall’Abruzzo
costituito da Istituzioni locali, amministratori, politici e rappresentanze
dell’intera società civile, imprenditoriale e associativa ottenga la giusta
soddisfazione delle sue legittime aspettative da parte del Governo e del
Parlamento che debbono adoperarsi al più presto per scongiurare il rischio
“Ombrina Mare” e legiferare perché venga cancellata la destinazione della
nostra regione a distretto petrolchimico e vengano invece valorizzate e
finanziate le sue vere vocazioni.
Se tutto questo non avverrà nel minor tempo possibile tutti gli Abruzzesi dimostreranno concretamente come questa lotta al sopruso petrolifero li ha resi sempre più forti e sicuramente sempre meno gentili con chi ha deciso di soffocarli contro la loro volontà.
NUOVO SENSO CIVICO
Movimento Spontaneo di Cittadini Abruzzesi
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