venerdì 23 marzo 2012

No alle biomasse, il 31 marzo corteo per le strade della città

No alle biomasse, il 31 marzo corteo per le strade della città

No alle biomasse, il 31 marzo corteo per le strade della città
VASTO - Un corteo che partirà dal quartiere San Paolo e si snoderà lungo l’asse principale della viabilità cittadina per giungere in pieno centro. E’ lì che si concluderà la manifestazione del 31 marzo prossimo.
E’ il giorno in cui associazioni, ambientalisti e semplici cittadini incroceranno le braccia per dire no alle centrali a biomasse e agli altri insediamenti inquinanti a poche centinaia di metri dalla riserva naturale di Punta Aderci.
Il Comitato cittadino per la tutela del territorio organizza il corteo. Lo ha deciso l’assemblea in cui erano rappresentate associazione Porta Nuova, Arci, Wwf, Avast’, Amici di Punta Aderci, Movimento 5 Stelle, Cobas, La Nuova Terra, un gruppo di imprenditori di Punta Penna, Consorzio Via Adriatica e semplici cittadini.
I Cobas, rappresentati dal segretario provinciale Domenico Ranieri, hanno “proposto una giornata di manifestazione unitaria per il 31 marzo 2012, alla quale tutte le sigle hanno dichiarato consenso e adesione”, racconta il leader del sindacato, che annuncia “la proclamazione di uno sciopero regionale di tutte le scuole di ogni ordine e grado e un convegno dibattito nel pomeriggio.
Una iniziativa di sensibilizzazione nelle scuole vastesi alla partecipazione è stato annunciato da un nostro comunicato che verrà oggi stesso e nei giorni seguenti distribuito davanti agli istituti scolastici.
La manifestazione del 31 marzo, forte della presenza di movimenti, associazioni, studenti, avrà carattere dinamico nel senso di non presidiare solo i siti sui quali si vorrebbero realizzare le centrali a biomasse, ma si snoderanno attraverso la città e le strade cittadine diffondendo un messaggio alla partecipazione collettiva. Questa iniziativa di lotta si sposa finalmente con le associazioni civiche, ambientaliste, produttive della città in un momento delicatissimo economico e sociale per la riconquista di un bene comune di grande pregio naturalistico come l’area di Punta Penna”.

sabato 17 marzo 2012

A PROPOSITO DI BIOMASSE E "NIMBY": se le cose vengono fatte per migliorare nell'interesse di tutti NON SIAMO CERTO QUELLI DEL "NO".



Cerchiamo di fare chiarezza con i nostri interlocutori sia all’esterno che all’interno del crescente movimento che in Abruzzo si batte contro il proliferare fuori controllo di impianti “sgraditi” in quanto dannosi e non necessari ma contrabbandati come veicoli di progresso e sviluppo.

Nuovo Senso Civico, e con esso tante altre persone, gruppi e organizzazioni, si spende per difendere il primo valore universale che è la SALUTE sia del Pianeta che di tutte le persone che lo abitano, opponendosi ad ogni intromissione che ne degradi la qualità della VITA.
E’ quindi del tutto evidente che non possiamo essere etichettati come “NIMBY” perché se qualcosa nuoce alla salute dell’ambiente e per di più è inutile non la vogliamo né nel nostro giardino né in quello del vicino, né altrove in Italia o nel Mondo.

Se al contrario ci vengono proposte operazioni che come risultato finale garantiscono un miglioramento delle condizioni di vita come ad esempio la riduzione dell’inquinamento complessivo allora siamo certamente favorevoli e pronti a dire “SI’”. Ma purtroppo questo non è il caso degli interventi che sono in ballo.

Entriamo nello specifico partendo dall’inizio.

A)     IL FABBISOGNO DI ENERGIA

Con i dati del gestore TERNA alla mano rileviamo che in Italia c’è un’offerta di energia elettrica molto superiore al fabbisogno giornaliero il che significa in prima battuta: non abbiamo bisogno di altra energia.

Se però vogliamo liberarci com’è giusto dalla dipendenza prevalente dal PETROLIO e dai combustibili fossili in genere dobbiamo percorrere una strada dal doppio binario che comporta:
1.        la drastica riduzione degli sprechi energetici attraverso politiche di risparmio e modifica degli stili di vita e di consumo (non sono più accettabili 100 televisori accesi nei supermercati o l’uso dell’automobile per andare dietro l’angolo);
2.        lo spostamento delle risorse verso le fonti davvero rinnovabili (eolico, solare-fotovoltaico, geotermico, ecc.) con l’avvertenza però che siano adottate nel miglior modo possibile e non come spesso accade in Italia dove anche le cose buone vengono fatte male (i pannelli solari invece di sfrattare i vigneti vadano a sostituire le coperture in amianto dei capannoni come già propongono alcune aziende innovative).
In questa prospettiva può esserci un uso virtuoso anche delle biomasse come ha dimostrato nelle sue conferenze uno dei massimi esperti dell’argomento, il Prof. Federico Valerio dell’Istituto Ricerca sul cancro di Genova. Uso virtuoso che, guardacaso, non è presente nemmeno in uno dei progetti di nostra conoscenza già realizzati o in cantiere nella nostra regione.

B) LA COMBUSTIONE DELLE BIOMASSE (legna e derivati, olii vegetali,sansa, mais, ecc)

Riassumiamo qui di seguito alcuni PRINCIPI INDISCUTIBILI che si basano su autorevoli studi scientifici internazionali (francesi e soprattutto svedesi) e sulle ricerche condotte in Italia dallo stesso Prof. Valerio.

1. le centrali a biomasse a combustione diretta hanno bassa efficienza energetica e inquinano circa 30 volte più di quelle a metano e il doppio perfino rispetto alle centrali a carbone causando un netto peggioramento della qualità dell’aria, del suolo e dell’intero habitat circostante;

2. la combustione delle biomasse sviluppa inevitabilmente e in grandi quantità numerosi inquinanti (polveri sottili e ultrasottili, ossidi di azoto e di carbonio, furani, metalli pesanti, ozono, ecc) tra i quali 4 sicuri cancerogeni: benzene, formaldeide, diossine e idrocarburi policiclici aromatici. La pericolosità di questi composti non è dovuta solo alla loro concentrazione nell’aria inalata ma anche alla loro deposizione sul suolo ed all’accumulo crescente nella catena alimentare con effetti negativi sulla salute umana;

3. un ulteriore elemento di inquinamento è rappresentato dal trasporto in quanto nella maggioranza dei casi le biomasse da bruciare provengono da molto lontano se non addirittura dall’estero (Africa, Asia) come nel caso dell’olio di palma dall’Indonesia. In questo caso le conseguenze negative derivano anche dalla deforestazione in atto in quelle zone per sostituire le piantagioni tradizionali con quelle da esportazione sottraendo così ossigeno all’intero pianeta.

4. c’è infine il problema delle CENERI prodotte dalla combustione delle biomasse che sono a tutti gli effetti un rifiuto tossico che va trattato come tale con tutte le controindicazioni del caso incluso il surplus di inquinamento derivante dal trasporto alla loro destinazione finale.

Passiamo adesso all’auspicabile alternativa.

C) L’USO VIRTUOSO DELLE BIOMASSE

L’alternativa si chiama TMB Trattamento Meccanico Biologico che avviene in impianti dove si produce davvero energia verde rinnovabile perché le biomasse non vengono bruciate (combustione) ma trasformate a freddo attraverso l’utilizzo di micro-organismi (digestione anaerobica) senza emissione di sostanze tossiche e addirittura con la depurazione degli elementi inquinanti.

Da questi impianti si ottiene, oltre ad un COMPOST di qualità, il BIOMETANO che ha le stesse funzioni del metano e può essere immesso direttamente nella rete metanifera nazionale per usi domestici oppure utilizzato per autotrazione e produzione di elettricità e calore.

Riassumiamo sinteticamente:

D) LE CONDIZIONI IRRINUNCIABILI PER ACCETTARE UN IMPIANTO A BIOMASSE

1.    Filiera corta: le biomasse utilizzate devono provenire da scarti agricoli e da allevamenti locali consentendo così di risolvere un problema di smaltimento ed evitando l’inquinamento dal trasporto delle stesse su lunghe distanze;
2.     Produzione di biometano (differente dal biogas) attraverso la digestione anaerobica a freddo delle biomasse: il biogas non può essere immesso nella rete metanifera perché “sporco” ma attraverso un processo di depurazione può essere trasformato in BIOMETANO. In questo modo si andrebbe anche a ridurre la nostra dipendenza da fonti estere come il gas siberiano o libico. Ci spingiamo anche un po’ oltre affermando che se necessario in questi impianti, fermo restando tutte le altre condizioni, si potrebbe trattare anche la frazione umida dei rifiuti urbani, naturalmente solo dopo l’adozione di politiche di riduzione a monte dei rifiuti e di raccolta differenziata spinta porta a porta.
3. Teleriscaldamento: ossia il sistema per raggiungere attraverso una rete di collegamento le abitazioni, gli edifici pubblici e le imprese circostanti offrendo loro il riscaldamento necessario, permettendo lo spegnimento di tante piccole caldaie private meno efficienti ed ottenendo così una riduzione dell’inquinamento complessivo. Senza il teleriscaldamento non solo si inquina ma si manda letteralmente in fumo il 60/70% dell’energia prodotta mentre con la sua adozione se ne perde solo il 2%.


Se si adottasse tutto questo saremmo i primi a dire di sì a tali impianti senza sentirci truffati per quel 7% che attraverso il meccanismo distorto dei “certificati verdi” ci viene sottratto dalla bolletta elettrica per finanziare queste centrali e in definitiva il nostro avvelenamento.

Purtroppo la realtà è ben diversa e nessuna delle condizioni virtuose sopra enunciate è prevista negli impianti a biomasse o biogas dei quali ci stiamo occupando.
FILIERA CORTA? Macchè! Il materiale da bruciare proviene da centinaia e addirittura migliaia di km. dalla centrale!
TELERISCALDAMENTO? Nenache a pensarci nonostante le false promesse per abbindolare gli ingenui cittadini.
BIOMETANO? Bio…che??

Speriamo che adesso sia chiaro perché ci battiamo tenacemente contro questi imbrogli legalizzati che vengono inflitti alla nostra terra: RAPPRESENTANO UN COSPICUO E CONCRETO INTERESSE SOLO PER CHI LI PROGETTA, LI REALIZZA E LI GESTISCE (in qualche caso forse anche per chi li autorizza) FACENDO FACILI AFFARI SULLA PELLE DELLA POPOLAZIONE CHE NE PAGA TUTTE LE NEFASTE CONSEGUENZE SOTTO FORMA DI AUMENTO DELL’INQUINAMENTO E DELLE MALATTIE SPESSO MORTALI, PEGGIORAMNETO DELLA QUALITA’ DELLA VITA E DELLE CONDIZIONI ECONOMICHE, non essendoci alcun vantaggio neanche di carattere occupazionale.

Così subendo ci metteremo in casa un killer silenzioso e invisibile che agirà indisturbato nello spargimento di sostanze tossiche ed i cui effetti deleteri saranno del tutto evidenti magari solo tra 15 anni quando l’impianto avrà concluso il suo ciclo produttivo ed i proprietari se ne saranno già andati con il portafoglio gonfio lasciandosi alle spalle senza alcun rimorso la loro pesante eredità di veleni.

Non aspettiamo che il killer cominci a sparare con il silenziatore: togliamogli subito la pistola dalle mani e se vuole, per il bene di tutti, possiamo sostituirgliela con una bella chitarra.



venerdì 16 marzo 2012

EVVIVA IL CENTRO OLI SI FARA', FORSE, SE I CITTADINI LO PERMETTERANNO

Ortona. Contrada Feudo diventa “zona industriale”: torna lo spettro del Centro oli

I 10 voti favorevoli anche quelli di Fratino e Di Martino

ORTONA. E’ bastato un correttivo di una cartografia per adeguarsi al Prg per scatenare il principio della prossima bufera ad Ortona.
E’ successo nell’ultimo Consiglio utile prima delle elezioni, quello di ieri, ed è bastato poco. In pochissimi si sono resi conto dell’accaduto e molti ancora non riescono a spiegarsi come sia potuto accadere. Sta di fatto che ad oggi contrada Feudo non è più zona agricola ma zona industriale. Contrada Feudo è anche quella dove anni fa l’Eni voleva costruire il Centro oli, una mini raffineria in mezzo al Montepulciano.
E’ bastato questo per fare due più due ed è tornato lo spettro più temuto in zona ma anche quello più animatamente avversato da un movimento popolare che di fatto ne ha bloccato la realizzazione.
Tecnicamente il Consiglio comunale, tra l’altro, ha semplicemente preso atto degli adeguamenti inerenti gli elaborati tecnici in merito all'attuazione del PRG. Uno di questi elaborati è un correttivo che recepisce l'indicazione del PRG per trasformare la zona in contrada Feudo (l’area dove dovrebbe sorgere il Centro Oli), da agricola a industriale.
Il Consiglio ha votato a favore, con parte della maggioranza e il consigliere Franco Musa della opposizione (10 favorevoli Paolo Cieri, Massimo Paolucci, Felice Talone, Rosalia Tucci, Nicola Pace, Remo Di Martino, Roberto Di Campli, Nicola Fratino, Alfonso Piccinnino, Franco Musa- e 9 contrari). L’area di contrada Feudo diviene industriale dunque per un voto solo.
«Oggi più che mai», tuona subito il Wwf, «suona sinistro l'improvviso annuncio del 30 ottobre scorso, del dirigente Eni Roberto Petri. Una dichiarazione di pochi minuti, attraverso il telegiornale regionale della Rai, dove il membro del Consiglio d’amministrazione dell'Eni ribadiva l'intenzione di perseguire la realizzazione di un imprecisato centro a carattere industriale, voluto da indefiniti enti locali».
L’area di coltivazione denominata “Miglianico”, oggi facente capo all'Adriatica Idrocarburi di proprietà Eni, non è soggetta ad alcuna istanza di rinuncia presso il Ministero preposto. Una istanza che doveva essere un atto dovuto dopo le dichiarazioni.
La Regione Abruzzo ritiene che con la Legge Regionale n. 48 del 2010 è possibile impedire la realizzazione del Centro Oli. Ma il Wwf non ci crede.
«Questa legge infatti», dice Fabrizia Arduini, «prevede soltanto limiti per l’ installazione di impianti di trattamento idrocarburi liquidi e gassosi in zone di pregio, a vario titolo. Via libera totale, dunque, nelle zone industriali per detti impianti.
Ora tutto è chiaro: dopo la turbogas, la discarica di amianto, il deposito di pet-coke, mancava solo la raffineria che emetterà ogni giorno una tonnellata di fumi da combustione, in particolare l'idrogeno solforato – sostanza la cui tossicità è equiparata al cianuro - per mostrare il vero intento di chi vuole che Ortona e il suo porto diventino un polo minerario a tutti gli effetti».
L’Associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina ha già formalizzato la richiesta di accesso agli atti, al fine di esaminare tutta la documentazione e valutare le misure necessarie ad impedire questa prospettiva, che renderebbe Ortona, invece che capofila del Parco Nazionale della Costa Teatina, la “prima della classe in impianti insalubri di prima classe”. Una bella differenza, sia dal punto di vista ambientale che occupazionale.
«Nel caso in cui si dovesse riaprire la procedura del Centro Oli in contrada Feudo», commenta Gabriele Di Clerico, presidente No Petrolio, «siamo disposti a cominciare nuovamente la protesta». E c’è chi assicura che sarà ancora più forte del 2007, 2008 e 2009.
Da: Prima da Noi



giovedì 15 marzo 2012

Biomasse, presunte minacce agli imprenditori: scatta l'inchiesta

Biomasse, presunte minacce agli imprenditori: scatta l'inchiesta

Biomasse, presunte minacce
agli imprenditori: scatta l'inchiesta
Il Commissariato di Vasto
VASTO - Scatta l'inchiesta sulla vicenda centrali a biomasse. La Procura di Vasto ha aperto un fascicolo d'indagine sull'esposto presentato da Stefano Moretti (Aia, osservatorio antimafia d'inchiesta) e Riccardo Alinovi (associazione Codici).
Nel documento i due firmatari chiedevano alla magistratura vastese, alla Direzione distrettuale antimafia e alla guardia di finanza di accertare se alcuni imprenditori locali che hanno detto no alle centrali a biomasse siano stati fatti oggetto di pressioni e minacce e, nel caso in cui questi fatti fossero confermati, indentificare i responsabili.
La Procura di via Bachelet, che coordina l'inchiesta, ha delegato alla polizia lo svolgimento dell'indagine. Oggi è stato ascoltato Alinovi, ieri in Commissariato era stato convocato Moretti: "Sono stato ascoltato dall'ispettore Angelo Torzi, capo della squadra anticrimine", conferma il referente dell'Aia. "Ho presentato due denunce. La prima insieme a Riccardo Alinovi sulle presunte pressioni ricevute dagli imprenditori che sostengono il no alle centrali a biomasse, che sarebbero stati invitati, per così dire, a non prendere parte alle riunioni del Comitato per la tutela del territorio. Il secondo esposto è di qualche giorno fa e prende spunto dalle rivelazioni di Mario Della Porta", consigliere comunale di centrodestra, che aveva accusato l'amministrazione comunale di Vasto di aver trasmesso alla Regione con quasi 50 giorni di ritardo le delibere con cui il Consiglio comunale esprimeva dubbi sulle biomasse.
"Le nostre iniziative legali - afferma Moretti - rappresentano un invito ad accertare la verità, visto che i progetti relativi alle centrali termoelettriche a biomasse godono di ingenti finanziamenti pubblici e a Vasto attualmente non esiste la possibilità di creare la cosiddetta filiera corta per convogliare gli scarti delle produzioni agricole alle centrali progettate: non sarebbero sufficienti ad alimentarle completamente. Per questo, temiamo che le biomasse da bruciare possano arrivare da molto lontano. Più lunga è la filiera, più è difficile controllare. A Vasto la qualità dell'aria è scadente", afferma il referente locale dell'Aia. "Mi auguro che la magistratura verifichi se la qualità dell'aria è strettamente connessa con l'incidenza delle malattie tumorali, che in città è superiore alla media nazionale. E ora a Cupello vogliono fare anche il termovalorizzatore".
"La situazione è molto delicata", sostiene Alinovi. "Alla luce di quello che abbiamo sentito nell'assemblea del 22 febbraio scorso, quando alcuni imprenditori hanno confidato di aver subito pressioni, non potevamo far finta di niente. Siamo preoccupati quando dei cittadini dicono di non poter esprimere liberamente la loro opinione. Ho il timore che attorno a questa vicenda ruotino troppi interessi politici".
micheledannunzio@vastoweb.com

domenica 11 marzo 2012

UN IMPEGNO SOLENNE


Avremo modo in seguito di documentare in maniera dettagliata i contenuti del Convegno “BIOMASSE: prima che sia troppo tardi” che si è tenuto oggi a Lanciano.

Per il momento ci preme segnalare due cose: la prima è l’alto livello degli interventi e del dibattito da parte innanzitutto dei relatori “tecnici” quali l’ormai conosciuto Prof. Federico Valerio che ha spiegato ancora una volta in maniera chiara e completa tutto l’affare (spesso l’imbroglio) delle biomasse e poi il Prof. Giulio Lucchetta con un intervento di taglio morale molto apprezzato sull’uso dissennato che facciamo delle risorse naturali compresa la persona umana nella forma di “forza-lavoro” e poi, cosa non scontata, anche da parte dei politici ufficiali oltre che dai rappresentanti di comitati e associazioni come il nostro Alessandro Lanci.

Ma la seconda cosa da evidenziare è probabilmente la più importante e rappresenta il primo grande successo delle nostre battaglie: l’ultimo a prendere la parola quasi in zona “recupero” per usare un termine calcistico è stato il Vice-Sindaco di Lanciano Pino Valente che, in assenza del Sindaco Mario Pupillo e a questo punto crediamo in sua vece, si è solennemente impegnato a nome dell’Amministrazione Comunale di Lanciano a rifiutare qualsiasi progetto di centrali a biomasse che venisse presentato al nostro Comune ed in qualsiasi forma sia palese che “mascherata” da altre finalità, oltre che a continuare a seguire da vicino la questione spinosa della centrale a biogas di Villa Pasquini per risolverla nel miglior modo possibile per la comunità.

E’ stata una dichiarazione netta e senza possibiltà di equivoci della quale diamo atto a Pino Valente e che naturalmente registriamo con grande soddisfazione, ben consapevoli che naturalmente occorrerà mantenere sempre la guardia alta perché mille altri saranno i tentativi di sabotaggio e la battaglia dovrà continuare negli altri comuni della nostra zona e dell’intera regione Abruzzo.

Per tutti noi e per tutti quelli che credono in un futuro pulito e di giustizia, l’incontro pubblico odierno è stata una tappa fondamentale e di arricchimento consapevole.

Da oggi in poi nessuno, amministratori pubblici e politici in testa, potrà dire “io non sapevo”.

martedì 6 marzo 2012

DOMENICA 11 MARZO UN ALTRO APPUNTAMENTO IMPERDIBILE PER SVELARE L'INGANNO DELLE BIOMASSE


L’installazione delle centrali a biomasse, biogas e simili è un affare solo per i loro proprietari: abbiamo dimostrato che in Abruzzo, dove le richieste di autorizzazione sono al momento oltre 40, non esiste alcun vantaggio per le popolazioni locali né in termini economici e occupazionali né di qualità della vita ma anzi comportano gravi danni alla salute come fonti aggiuntive di inquinamento.

Uno dei relatori, il Prof. Federico Valerio dell’Istituto tumori di Genova, è uno dei maggiori esperti nazionali dell’argomento ed è stato già ospite del nostro convegno svoltosi nel marzo 2011.

Invitiamo caldamente alla partecipazione non solo le persone più vicine agli impianti di Villa Pasquini a Lanciano e di Treglio ma tutta la popolazione dell’area frentana perché, come abbiamo documentato scientificamente, le polveri e le sostanze nocive in uscita dalle ciminiere possono percorrere centinaia di chilometri trascinate dai venti e soprattutto siamo a conoscenza di ulteriori impianti in progetto nella nostra zona.

Dobbiamo fermare questa deriva e per questo occorre un impegno serio e deciso da parte degli amministratori pubblici che hanno tutti gli strumenti per bloccare questo fenomeno ma che spesso non ne hanno le conoscenze aggiornate: ecco un’ottima occasione per informarsi e capirci di più!

Al convegno naturalmente interverrà anche Nuovo Senso Civico che tra l’altro ha prodotto sul tema un voluminoso testo di carattere scientifico intitolato “DOSSIER BIOMASSE” che è possibile scaricare dal nostro sito.

 
CONVEGNO “Biomasse: prima che sia troppo tardi”
DOMENICA 11 MARZO ore 10
Palazzo degli Studi - Lanciano

domenica 4 marzo 2012

I CENTO NIENTE CHE UCCISERO L'ASINO (ovvero il tutto è maggiore della somma delle sue parti)


Quando per imporgli qualcosa gli ripetevano “Non ti preoccupare, è niente, non ti fa niente” il mio compianto suocero Eustachio ribatteva così: “Cende gnènte accìse l’asene” (perdonate la trascrizione improvvisata) ossia “Cento niente hanno ucciso l’asino”. Più chiaro di mille trattati.

La saggezza popolare ci viene in soccorso anche per le nostre vicissitudini legate all’inquinamento e alla qualità della vita perché ci dice papale papale che il dato decisivo è la sommatoria dei singoli fattori (nel nostro caso nocivi e inquinanti) rispetto alle parti isolate tra di loro. Il tutto è appunto maggiore e molto spesso peggiore della somma delle sue parti.

Questa dev’essere la linea-guida principale per qualsiasi comportamento individuale ma soprattutto per le scelte delle amministrazioni pubbliche. Va da sé che ci rivolgiamo come al solito al nostro Sindaco invitando chiunque a fare altrettanto per il proprio Comune di appartenenza: bisogna avere una visione globale dei vari fattori inquinanti (dal traffico agli impianti di tutti i tipi, dai rifiuti alle discariche, dai ripetitori alle coperture in amianto e via discorrendo) per avere un quadro organico della situazione e procedere decisamente ad una progressiva ma drastica riduzione dei rischi.

Non possiamo accettare nuove fonti nocive alla salute solo perché inquinano “entro i limiti di legge” come nel caso della centrale a biogas di Villa Pasquini. Anche perché, lo ricordiamo a chi ha la vista corta, nei dintorni di Villa Pasquini ci sono già la discarica di Cerratina in piena attività, l’ex discarica di Serre con la sua preoccupante eredità, la zona industriale in Val di Sangro, ecc. ecc.

Di più un’amministrazione comunale ha il diritto/dovere di fare pressione su quelle vicine che accettano l’installazione sul proprio territorio di impianti inquinanti (vedi centrale a biomasse e sansificio a Treglio oppure turbogas a Ortona e via discorrendo) perché l’aria non ha confini e le polveri nocive trasportate dal vento possono percorrere centinaia di chilometri.

Riepilogando: se mangio cento porzioni normali di alimenti diversi alla fine creperò di indigestione come se ne avessi ingurgitato uno solo in enormi proporzioni. Questo è un risultato ormai acquisito in medicina e nelle scienze in generale ma che ha enormi difficoltà ad affermarsi in altri ambiti come la politica, al cui interno spesso prevalgono ragionamenti e interessi molto meno lungimiranti.

Ebbene è giunto il momento di dire basta ai tentennamenti ed alle scelte fatte letteralmente sulla pelle delle persone: Sindaco Pupillo e Assessore Tascione, da amministratori e conoscitori della cultura abruzzese ma soprattutto da uomini di scienza quali siete, ci aspettiamo che sappiate interpretare al meglio il detto popolare di cui sopra.

Tutti gli asini, ma prima di tutto le donne e gli uomini della nostra terra ve ne saranno riconoscenti per sempre.

Franco Mastrangelo

giovedì 1 marzo 2012

LUCIO DALLA...ONORE ALL'UOMO CHE AMAVA IL MARE


Speciale Angeli e... Angeli - Lucio Dalla from GENIO TV on Vimeo.

 Abbiamo avuto la fortuna di incrociare la nostra strada, e di percorrerne un tratto insieme, con Lucio Dalla, una persona dallo straordinario talento artistico ma soprattutto dalla traboccante umanità.
Riproponiamo l'intervista che ci rilasciò con la consueta disponibilità l'estate scorsa nelle sue adorate  Isole Tremiti il giorno della manifestazione-concerto in difesa del mare dallo scempio delle trivellazioni petrolifere.
Lo salutiamo così, con il rispetto che gli si deve e con la promessa di proseguire anche per lui lungo questo difficile cammino a salvaguardia della vita e della bellezza che tanto amava.
"Bisogna imparare a sognare per essere liberi" (Lucio Dalla)