Pubblichiamo qui di seguito la lettera che il Prof.Federico Valerio ha inviato al Ministro dell'Ambiente Orlando per invitarlo ad abolire gli incentivi alla combustione delle biomasse.
E' un problema molto attuale nella nostra Regione (vedi il recente caso "D'Auria") dove stanno proliferando progetti di questo tipo "incompatibili con le normative a tutela della salute" e, aggiungiamo, molto spesso con la stessa economia di zona.
Per questo ci uniamo volentieri a questo appello che parte da una delle più autorevoli personalità in argomento.
Il Ministro dell'Ambiente Orlando ha dichiarato che il governo, per abbassare
il costo dell'energia, vuole rivedere il sistema degli incentivi ai produttori
di energia rinnovabile " Sicuramente dobbiamo rimodularli e capire anche
esattamente quali settori vanno più incentivati e su quali settori è opportuno
fare un primo bilancio".
Visto quello che il governo Letta ha già deciso di continuare ad incentivare la produzione di elettricità bruciando rifiuti nei tanto decantati termovalorizzatori "in considerazione della particolare utilità sociale di tali impianti" non mi faccio molte illusioni, ma provo ancora una molta a mandare saggi consigli al neo Ministro, con questa lettera aperta.
"Caro Ministro Orlando,
per abbassare veramente il costo dell'energia, occorre intervenire anche sulla voce A3 della bolletta elettrica, tassa introdotta per incentivare le fonti di energia rinnovabile.
Il Governo non può ignorare che con le combustioni di biomasse solide e liquide si produce una significativa emissione di inquinanti tossici (dagli ossidi di azoto, alle diossine, alle polveri sottili) incompatibili con le normative a tutela della salute.
Converrà che questo inquinamento, assolutamente non obbligato, non può essere incentivato con danaro pubblico pagato da famiglie, aziende ed Enti Pubblici.
Inoltre, se nessuno l'ha informata, deve sapere che il meccanismo legislativo che incentiva solo la produzione di elettricità sta provocando un pesante spreco energetico, sotto forma di calore letteralmente buttato in atmosfera, pari al 70-80% del potere energetico dei biocombustili usati, in quanto le reti di teleriscaldamento sono costosissime e quasi sempre non sono realizzate.
Un emendamento all'attuale normativa dovrebbe, da subito, abolire per i nuovi impianti tutti gli incentivi alla produzione di elettricità tramite combustione, gassificazione, pirolisi di biomasse.
Stessa abolizione deve essere prevista per i nuovi impianti a biogas che utilizzano prodotti agricoli ad elevato consumo di energia (fertilizzanti) e acqua, come mais e girasole. In questo caso, i bilanci energetici sono spesso negativi: l'energia prodotta è inferiore a quella necessaria per la produzione agricola.
E ancora una volta converrà che non sia possibile, con denaro pubblico, incentivare questi sprechi.
Per gli impianti già operativi bisogna verificare se legalmente è possibile una progressiva riduzione degli incentivi,
Sono certo che i suoi collaboratori al Ministero, nell'interesse del Paese, sapranno trovare la strada giusta per eliminare rapidamente questi inutili e dannosi finanziamenti a soggetti privati.
Incentivi, adeguatamente ridotti, possono essere ammessi solo per impianti alimentati a biomasse, strettamente cogenerativi (con utilizzo totale di elettricità e calore), a patto che sia dimostrato che il bilancio di massa degli inquinanti emessi nel territorio coinvolto dalle ricadute dell'impianto proposto, sia uguale o minore a quello precedente all'entrata in funzione dell'impianto a biomasse.
Tale regola è già stata introdotta nelle leggi regionali di Piemonte e Emilia Romagna e per la cronaca, la informo che questa regola può essere rispettata solo se l'impianto di cogenerazione alimentato a biomasse sostituisce impianti termici alimentati a legna.
Se il combustibile normalmente usato per il riscaldamento è il metano, non c'è partita; qualunque impianto a metano, a parità di energia prodotta, inquina molto meno di qualunque altra biomassa solida e liquida.
A mio giudizio occorre una seria riflessione per far si che gli attuali impianti a biogas possano essere convertiti alla produzione di biometano da immettere in rete, in sostituzione del metano fossile.
Per far questa scelta strategica, bisogna potenziare i trattamenti di depurazione del biogas grezzo già esistenti, che trattano con la digestione anaerobica rifiuti organici, fanghi di depurazione, effluenti di allevamenti animali.
In sostanza bisogna ridurre ulteriormente la concentrazione di anidride carbonica presente nel biogas, per aumentare il suo potere calorifico e diminuire la concentrazione di composti solforati per rendere il biometano compatibile con gli attuali impianti di distribuzione del gas,
Un modo per avviare questa interessante filiera produttiva, potrebbe essere quello di rendere competivo il costo del biometano, rispetto a quello del metano fossile, abolendo, a favore del biometano, tutte le tasse e accise che gravano sul metano e riducendo o annullando l'IVA per un numero congruo di anni, tale da incentivare la riconversione degli attuali impianti a biogas e la realizzazione di nuovi impianti finalizzati alla produzione di biometano da immettere in rete e/o da utilizzare per autotrazione leggera e pesante.
Certo del suo interessamento e a disposizione per ogni ulteriore richiesta di chiarimento.
Federico Valerio
Chimico Ambientale
Comitato Tecnico Scientifico Legge Iniziativa Popolare Rifiuti Zero "
Visto quello che il governo Letta ha già deciso di continuare ad incentivare la produzione di elettricità bruciando rifiuti nei tanto decantati termovalorizzatori "in considerazione della particolare utilità sociale di tali impianti" non mi faccio molte illusioni, ma provo ancora una molta a mandare saggi consigli al neo Ministro, con questa lettera aperta.
"Caro Ministro Orlando,
per abbassare veramente il costo dell'energia, occorre intervenire anche sulla voce A3 della bolletta elettrica, tassa introdotta per incentivare le fonti di energia rinnovabile.
Il Governo non può ignorare che con le combustioni di biomasse solide e liquide si produce una significativa emissione di inquinanti tossici (dagli ossidi di azoto, alle diossine, alle polveri sottili) incompatibili con le normative a tutela della salute.
Converrà che questo inquinamento, assolutamente non obbligato, non può essere incentivato con danaro pubblico pagato da famiglie, aziende ed Enti Pubblici.
Inoltre, se nessuno l'ha informata, deve sapere che il meccanismo legislativo che incentiva solo la produzione di elettricità sta provocando un pesante spreco energetico, sotto forma di calore letteralmente buttato in atmosfera, pari al 70-80% del potere energetico dei biocombustili usati, in quanto le reti di teleriscaldamento sono costosissime e quasi sempre non sono realizzate.
Un emendamento all'attuale normativa dovrebbe, da subito, abolire per i nuovi impianti tutti gli incentivi alla produzione di elettricità tramite combustione, gassificazione, pirolisi di biomasse.
Stessa abolizione deve essere prevista per i nuovi impianti a biogas che utilizzano prodotti agricoli ad elevato consumo di energia (fertilizzanti) e acqua, come mais e girasole. In questo caso, i bilanci energetici sono spesso negativi: l'energia prodotta è inferiore a quella necessaria per la produzione agricola.
E ancora una volta converrà che non sia possibile, con denaro pubblico, incentivare questi sprechi.
Per gli impianti già operativi bisogna verificare se legalmente è possibile una progressiva riduzione degli incentivi,
Sono certo che i suoi collaboratori al Ministero, nell'interesse del Paese, sapranno trovare la strada giusta per eliminare rapidamente questi inutili e dannosi finanziamenti a soggetti privati.
Incentivi, adeguatamente ridotti, possono essere ammessi solo per impianti alimentati a biomasse, strettamente cogenerativi (con utilizzo totale di elettricità e calore), a patto che sia dimostrato che il bilancio di massa degli inquinanti emessi nel territorio coinvolto dalle ricadute dell'impianto proposto, sia uguale o minore a quello precedente all'entrata in funzione dell'impianto a biomasse.
Tale regola è già stata introdotta nelle leggi regionali di Piemonte e Emilia Romagna e per la cronaca, la informo che questa regola può essere rispettata solo se l'impianto di cogenerazione alimentato a biomasse sostituisce impianti termici alimentati a legna.
Se il combustibile normalmente usato per il riscaldamento è il metano, non c'è partita; qualunque impianto a metano, a parità di energia prodotta, inquina molto meno di qualunque altra biomassa solida e liquida.
A mio giudizio occorre una seria riflessione per far si che gli attuali impianti a biogas possano essere convertiti alla produzione di biometano da immettere in rete, in sostituzione del metano fossile.
Per far questa scelta strategica, bisogna potenziare i trattamenti di depurazione del biogas grezzo già esistenti, che trattano con la digestione anaerobica rifiuti organici, fanghi di depurazione, effluenti di allevamenti animali.
In sostanza bisogna ridurre ulteriormente la concentrazione di anidride carbonica presente nel biogas, per aumentare il suo potere calorifico e diminuire la concentrazione di composti solforati per rendere il biometano compatibile con gli attuali impianti di distribuzione del gas,
Un modo per avviare questa interessante filiera produttiva, potrebbe essere quello di rendere competivo il costo del biometano, rispetto a quello del metano fossile, abolendo, a favore del biometano, tutte le tasse e accise che gravano sul metano e riducendo o annullando l'IVA per un numero congruo di anni, tale da incentivare la riconversione degli attuali impianti a biogas e la realizzazione di nuovi impianti finalizzati alla produzione di biometano da immettere in rete e/o da utilizzare per autotrazione leggera e pesante.
Certo del suo interessamento e a disposizione per ogni ulteriore richiesta di chiarimento.
Federico Valerio
Chimico Ambientale
Comitato Tecnico Scientifico Legge Iniziativa Popolare Rifiuti Zero "
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