Io sono nato in Romania, ho fatto le scuole tecniche, spero di poter lavorare presto in fabbrica.
Mi piace stare qui, è tutto bello, la gente è buona, si mangia bene ed il vino è il più buono che abbia mai bevuto. Spero proprio di lavorare in fabbrica, alla catena di montaggio va bene lo stesso, io sono un bravo tecnico e anche lavorare in catena mi va bene perché sarà sempre meglio che lavorare in questa discarica che emette fumi puzzolenti, soprattutto la notte, quando bruciamo i contenuti di quei sacchi che loro chiamano la roba e ridono dicendo: molto fumo molti soldi.
Io so l’italiano, per me è facile imparare, penso bene ma parlo poco, le persone italiane che lavorano qui non mi parlano mai, mi comandano oppure mi ignorano. Io invece ascolto tutto e vedo tutto ma per loro sono trasparente come l’aria.
Ieri pulivo l’ufficio, quello con i vetri dove c’è il capo. È arrivata una macchina, c’era scritto polizia provinciale.
Quello che lavora al computer e parla sempre con il capo ha detto con disprezzo: arrivano gli sciacalli.
Io pensavo che avessero paura, era arrivata la polizia. Invece gli hanno salutati ridendo e la polizia, ma non avevano le divise, hanno detto molte cose sul calcio e qualche parolaccia. Ridevano sempre.
Poi uno di loro si è seduto dietro la scrivania del capo e si è messo a telefonare per se. L’altro scriveva qualcosa e parlava con il capo. Sembravano molto amici e si sono bevuti il caffè.
Poi quello che sta sempre con il capo mi ha detto di uscire e di andare a spostare il muletto, che era messo bene, ma lo dovevo spostare.
Io ho capito e sono uscito.
Fuori faceva freddo, non molto però, in Romania da me fa molto più freddo ed anche lì succedono queste cose.
Spero proprio di lavorare in fabbrica, alla catena di montaggio va bene lo stesso, io sono un bravo tecnico e anche lavorare in catena mi va bene perché sarà sempre meglio che lavorare in questa discarica che fa fumi che puzzano, soprattutto la notte, quando bruciamo quei sacchi che loro chiamano la roba e ridono dicendo: molto fumo molti soldi.
J.R.
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