domenica 6 marzo 2011

CENTRALI A BIOMASSE? NO GRAZIE



Dannose per l'ambiente e per la salute, antieconomiche e frutto di una tecnologia obsoleta": così l'oncologo Giuseppe Serravezza descrive le biomasse, mettendo in guardia sul rischio di aumento dell'incidenza dei tumori nel nostro territorio

TUMORI IN AUMENTO "Fino a venti anni fa in provincia di Lecce avevamo un 25% in meno rispetto al Nord di persone che si ammalavano di tumore. In quest'arco di tempo l'insorgenza tumorale è aumentata secondo una curva allarmante.

Si può avere l'anima in "condominio", o anche il cuore, forse. Ma da oggi potremmo avere anche il tumore, in "condominio". Dato che lo stato della nostra aria potrebbe peggiorare (e di fatto sta peggiorando) radicalmente, e ciò avverrà in una zona in cui la parola 'cancro' non è certo nuova. E questo ci coinvolgerà tutti, sempre di più, molto più di ora. Sì, perché pare che i fattori ambientali sono quelli che influiscono maggiormente sull'insorgere del cancro. Parola di Giuseppe Serravezza, stimato medico e presidente della sezione di Lecce delia Lega Italiana per la Lotta ai Tumori {Lilt},che ha esaminato il problema della reaIizzazione delle centrali a biomasse nel Salento, una questione di imminente importanza per il nostro temtorio, dove alcuni comuni saranno interessati da questi nuovi giganti inquinatori. E per i quali, talvolta, sorgono anche dilemmi etici di una certa entità, ma non sempre sono questioni sanitarie.
Ma la gente si mobilita, come pure si mobilitano le associazioni, che temono per l'ambiente e la salute. Ma non tutti temono e per questa ragione c'è chi vuole andare avanti con II progetto. Come se la salute pubblica potesse permettersi il lusso di essere uno sfondo, qualcosa di secondo piano, una comparsa nei colossal dell 'esistenza. Come se non valesse più il detto "basta la salute". Perché a tutto c'è un rimedio, tranne che alla morte. Ed è a questo che a volte il cancro porta, tanto che nel Novecento era stato soprannominato "la peste del secolo". Solo che la peste è stata debellate, grazie agli accorgimenti sanitari, alla vocazione alla pulizia, che esiste diffusamente nell' Occidente. Analogamente, per quello che riguarda il tumore sono tante le cause che potrebbero essere evitate, eliminate, ma molto spesso c'è dell'altro. Le ragioni economiche, uno sviluppo sperato (forse), l'opportunità di creare posti di lavoro. Ma che ci allontana da quello che forse è la nostra vocazione come territorio, quello che ci rende unici: i beni della terra, il sole, e nel caso del Salento i celebri venti. Eolico e fotovoltaico, se utilizzati con criterio e rispetto dell'ambiente, potrebbero essere la soluzione al problema della produzione dell'energia.

a cura di Angela Leucci
Dottor Serravezza, le centrali a biomasse sono davvero inquinanti?

Le centrali a biomasse bruciano prodotti che danno vita a emissioni pericolose per l'aria e la terra, e naturalmente per la nostra salute, dato che respiriamo l'aria e ci nutriamo con i prodotti della terra. Gli impianti prevedono, infatti, che si parta da un olio vegetale grezzo, come ad esempio l'olio di semi di girasole, che qui da noi è anche molto abbondante (?) , dal quale nella combustione vengono fuori sostanze cancerogene tra cui l'anidride carbonica, la formaldeide, i metalli pesanti, l'ossido di carbonio o gli idrocarburi puli-ciclici aromatici (i cosiddetti lpa). Tutti gas capaci di provocare il cancro.

Quindi sono le sostanze emesse il reale problema?

Non esiste ancora nessuno studio specifico che abbia esaminato i rischi derivanti dall'emissione di queste sostanze, che sono però a tutti gli effetti cancerogene. L'inesistenza degli studi è dovuta al fatto clie si tratta di sistemi relativamente nuovi per la produzione di energia, per cui ancora non esiste nulla di dedicato che ne attesti l'estrema pericolosità. Ma non per questo i gas sono meno inquinanti o meno dannosi. Credo si tratti di una situazione drammatica, anche perché nel Salento già risentiamo di emissioni di fumi che giungono da fabbriche poste a Brindisi (Cerano) e Taranto (llva). Mi sembra che il progetto porterà a nuove 20 centrali a biomasse dislocate sull'intero territorio provinciale, il che mi sembra terribile per il nostro Salento, anche perché 20 centrali implementeranno la quantità e la concentrazione di emissioni rispetto a quelle che già subiamo.

Qual è la situazione dei tumori nel Salento?

Oggi nel Salento abbiamo lo stesso tasso d'insorgenza dei tumori del resto d'Italia, ma in passato la situazione era ben differente. Ciò che preoccupa è l'evoluzione del fenomeno anche in un periodo non molto lungo: si consideri che fino a vent'anni addietro, in provincia di Lecce, avevamo un 25% in meno rispetto al Nord di persone che si ammalavano di tumore. In quest'arco di tempo (non certo lunghissimo) l'insorgenza tumorale è aumentata, secondo una curva davvero allarmante. Soprattutto perché al Nord si sta iniziando a diffondere una controcultura rivolta alla salute, che permetterà, se prolungata, una tendenza alla riduzione del numero dei tumori, mentre la nostra curva della mortalità si impenna sempre maggiormente. E la paura è quella che si ripeta l'esperienza della Campania, tanto da indurre a temere nei prossimi anni la prospettiva di assistere ad una mortalità addirittura superiore a quella del Settentrione.

Ma se le centrali a biomasse fanno così male, perché costruirle?

Ci sono molte ragioni che spingono alle creazioni delle centrali. Innanzi tutto c'è un discorso prettamente economico, anche se si potrebbe cercare di spingere verso modelli compatibili con la sostenibilità ambientale e sanitaria. In nord Europa lo sanno, perché, a seguito di una loro lunga esperienza con l'esposizione ai gas cancerogeni, hanno pagato i loro errori a caro prezzo, anzi ad un prezzo altissimo in termini di vite umane, ma la coscienza degli abitanti ha fatto sì che si rimodulassero i sistemi di sviluppo. Dopo aver riscontrato il problema, è avvenuta questa presa di coscienza. Peccato che anche qui non si voglia fare tesoro della loro esperienza e non si guardi agli errori del passato come insegnamento.

In cosa differiremo rispetto al resto d'Europa?

Nel resto d'Europa hanno rifiutato questi sistemi di produzione e ci stanno rifilando un "vecchiume" che gli altri non hanno voluto e che stiamo finendo per raccogliere, un modo di produrre energia che non appartiene più loro, perché hanno subito un'evoluzione tecnologica. Perché in nord Europa sono arrivati primi a scoprire i danni derivanti dall'emissione di questi gas. Ma qui si va avanti anche in virtù del ricatto occupazionale esistente: il risvolto economico della questione è fondamentale, è quella la ragione che spinge il progetto. Ma ci potrebbero essere altri modelli di produzione d'energia che ci consentirebbero di non inquinare e salvaguardare i rischi della salute.

Quali, in particolare?

Certamente l'eolico e il fotovoltaico, che producono energia pulita e sfruttano energie non esauribili, il sole e il vento. Ma eolico e fotovoltaico vanno intesi così come è avvenuto in Germania, cioè in maniera non selvaggia, non indiscriminata. Lo sfruttamento di queste risorse va fatto in maniera intelligente e ci permetterebbe di liberarci dalla schiavitù delle energie esauribili, la speranza, in altre parole, di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, come petrolio e carbone. Che poi, se ci riflettiamo, le centrali a biomasse sono persino antieconomiche poiché per bruciare gli oli vegetali, bisogna utilizzare il petrolio: è per questo che le biomasse non hanno senso. Ci sono troppi elementi nella produzione dell'energia e ci si deve servire del petrolio, che è una delle sostanze che si cerca di eliminare nei processi di produzione.

L'inquinamento dell'aria (e, va da sé, quello della terra e delle acque) quanto incidono sull'insorgere del cancro?

E una delle prime cose che si imparano all'università, alla Facoltà di Medicina. I tumori insorgono soprattutto per ragioni ambientali, non certo per caso o per accanimento divino. Se escludiamo un 7% rappresentato dai tumori genetici, cioè la tendenza al cancro che va di generazione in generazione all'interno di una stessa famiglia, e un 30% che raccoglie i fumatori e coloro che hanno comportamenti scorretti e dannosi per la propria salute, tutti gli altri tumori vengono per fattori ambientali Come l'inquinamento o i cosiddetti "tumori da lavoro", quelli che insorgono per l'esposizione prolungata a elementi cancerogeni mentre si lavora.

Cosa ne pensa dei microimpianti, da 1 MW?

Bisogna vedere quanta biomassa reale esiste nel nostro Salento. Il problema vero è nelle tecnologie, che dovrebbero essere diverse e non obsolete. Pensiamo solo al fatto che le centrali a biomasse esistono in Europa già da cinquanta o sessanta anni, ma lì hanno deciso di trasformare il sistema e ora si avvalgono di tecnologie a biogas, che convertono il tutto in metano, che ha anche una maggiore resa energetica. Se anche noi riuscissimo a porci in un'ottica d'avanguardia, il problema potrebbe essere superabile.

La pericolosità di questi gas emessi dalle centrali a biomasse cresce con la loro concentrazione, cosi come avviene con la diossina?

Certamente sì. Tuttavia, la diossina consiste a tutt'oggì in un gravissimo problema relativo all'emissione di sostanze dannose e cancerogene.

Cosa pensare di ciò che sta avvenendo a Casarano, luogo dove potrebbe sorgere una di queste centrali a biomasse e dove lei opera?

La situazione di Casarano va di pari passo a quella di Cavallino, altro comune interessato dalla questione delle costituende centrali a biomasse. Che io sappia, proprio in questi giorni ci sono stati dei passaggi importantissimi per la risoluzione del problema. La Provincia di Lecce, l'Arpa e l'AsI hanno espresso parere sfavorevole. Questo mi fa ben sperare, perché significa innanzi tutto una presa di coscienza da parte delle istituzioni alle problematiche legate a questo tipo di impianti. C'è da augurarsi che anche gli imprenditori possano recepire questo tipo di sensibilità, perché io li ritengo vittime della cattiva o della scarsa informazione scientifica sull'argomento. Mi piacerebbe che accadesse ciò che è successo a Surano, giusto un paio di mesi fa. Durante una pubblica assemblea, io e altri esperti eravamo impegnati in un dibattito sui rischi derivanti dalle emissioni delle centrali a biomasse, ma a un certo punto l'imprenditore interessato prese la parola, dicendo: "Mi basta questo. Ho deciso di ritirare l'impianto". In questi giorni avremo un incontro con il sindaco e l'imprenditore; ci auguriamo la stessa presa di coscienza.

Fonte: Il Bel Paese 14/06/10

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