La conferenza stampa del Presidente Gianni Chiodi e dell'assessore Mauro Febbo evidenzia il fatto che la maggioranza non ha ancora inquadrato il problema "petrolio-centro oli" nella sua interezza, pertanto la prima cosa che avrebbe già dovuto fare era chiedere informazioni ai Movimenti ed alle Associazioni che su questo argomento sembra ne sappiano molto di più dei consulenti della Regione che, tra l'altro, tutti noi vorremmo sapere chi sono.
La proposta di legge - Disciplina della localizzazione di nuove infrastrutture energetiche - presentata il 3 marzo a firma Gianni Chiodi, Mauro Febbo, Gianfranco Giuliante, Emilio Nasuti, Luigi de Fanis, Nicola Argirò già nel titolo tradisce la sua natura: di fatto è un vademecum per semplificare l'iter amministrativo di chi vuole svolgere attività ad alto impatto ambientale sul territorio Abruzzese, come per l'appunto è l'attività di ricerca, estrazione e lavorazione di idrocarburi.
L'Articolo 3 della stessa proposta di legge ci lascia ancora più perplessi ed evidenzia lo stato di non conoscenza sull'argomento da parte dei relatori: il 15% di cui si parla è in realtà inferiore all'1% del lordo estratto e dichiarato dalle compagnie petrolifere; si sta parlando letteralmente di quattro soldi. Pertanto chi ha steso la proposta di legge o non sa fare i conti, o non conosce l'argomento o vuol fare del populismo. Nella puntata di Lettera Aperta in onda su Telemax alle ore 20.00 del 25 marzo il presidente di Legambiente Abruzzo Angelo Di Matteo illustrerà nei dettagli questo aspetto della proposta di legge facendo simulazioni economiche su quanto dovrebbero incamerare ogni anno i Comuni coinvolti nel così detto Progetto Miglianico.
Come può il Presidente Chiodi dire che il centro oli non si farà perché non rientra nei piani dell'ENI? Se così fosse lo dovrebbe dire l'ENI e non certo il Presidente della Regione che dichiarandolo unilateralmente di fatto si declassa a livello di portavoce dell'ENI ipotizzando tra l'altro dei contatti privilegiati.
Se così fosse, che cioè l'ENI vuole abbandonare il Progetto Miglianico, deve essere la stessa ENI a dichiararlo attraverso un documento pubblico che sia impegnativo nei confronti della Regione. Senza tale documento ufficiale le dichiarazioni odierne e soprattutto l'ambigua storia del mancato ricorso presso la Corte costiuzionale dimostrano che l'attuale maggioranza sta affrontando il problema "petrolio" con superficialità, in difensiva nei confronti dell'opinione pubblica più attenta ed informata e solo sotto l'aspetto propagandistico in vista delle prossime consultazioni elettorali.
A gennaio la società anglo-australiana MOG - che in Italia opera con il nome Medoilgas ed ha i suoi uffici a Ortona all'interno degli uffici della Fratino Srl di cui è socio il Sindaco Nicola Fratino - in un documento riservato ha dichiarato che il pozzo Ombrina Mare 2 entrerà in produzione a gennaio del 2011 (quando cioè dovrebbe già essere pronto il porto di Ortona ed il Centro Oli, perchè senza porto e senza centro oli i pozzi offshore non potrebbero operare); i pozzi di Civita ed Aglovizza dovrebbero invece entrare in produzione già i primi dell'anno prossimo. I firmatari della proposta di legge sono informati su questo documento? Che cosa pensano di fare in merito? La Giunta regionale nella sua interezza è in grado di dire agli abruzzesi come e dove verrebbe svolta l'attività di desulfurazione di questi pozzi e di tutti gli altri che stanno per entrare in funzione in terra ed in mare?
Il centro oli è solo un aspetto del declassamento dell'intero Abruzzo in distretto petrolifero. Ogni attività di ricerca, estrazione e lavorazione del petrolio deve essere bandita in abruzzo per questi motivi: è in antitesi alla vocazione territoriale della Regione, non porterà sviluppo, impoverirà l'agricoltura ed il turimo, farà crescere il tasso di malattie e tumori come insegnano i casi di Falconara, Taranto, Sarroc, Milazzo, Busalla etc. e soprattutto questo avverrà in cambio di una manciata di soldi pagati alla Regione dalle compagnie straniere che oltre all'ENI hanno acquisto i diritti di ricerca.
La legge impugnata davanti alla corte costituzionale era probabilmente imperfetta ma di fatto affrontava in modo chiaro il problema: bloccare ogni attività petrolifera in Abruzzo, cosa che invece non è chiara nella proposta di legge del 3 marzo e che la conferenza stampa odierna rende ancora meno chiara.
Il movimento Nuovo Senso Civico, per rafforzare la sua opera di informazione che sta svolgendo capillarmente da un anno su tutto il territorio insieme ad altri Movimenti ed Associazioni, ha fatto domanda di audizione presso la IV Commissione perché è convinto che l'Abruzzo potrà uscire dall'emergenza petrolio solo con il coinvolgimento traversale di tutte le forze politiche e sociali ma contemporaneamente ricorda a chi di dovere che collaborare non vuol dire abbassare la guardia.
LETTERA APERTA:
nella trasmissione in onda martedì 25 marzo alle ore 20.00 su telemax oltre all'intervento di Angelo Di Matteo l'avv. Enrico graziani, già senatore della Repubblica e noto per la storica vittoria della popolazione della Frentania nei confronti della Sangro Chimica leggerà una lettera dedicata al presidente Chiodi il cui testo è allegato alla presente e-mail
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