venerdì 4 gennaio 2013

LE LEGGI (E IL PARLAMENTO) CHE VORREMMO: AD ESEMPIO SU AGRICOLTURA E MOBILITA’



Si sta rapidamente avvicinando la data delle elezioni politiche e come al solito il dibattito di tutto si sta interessando tranne che dei temi concreti e dei programmi che li riguardano.

Quando si parla dei politici in Parlamento ci si concentra soprattutto sul loro numero, i loro guadagni e la loro maggioritaria indolenza e quasi mai si indicano gli argomenti concreti sui quali dovrebbero impegnarsi.

Molte volte i più esagitati nel condannare i politici sono quelli che per decenni ne sono stati succubi e idolatri e che adesso si ribellano solo perché non ci sono più soldi da elargire per favori e prebende.

Naturalmente non esiste solo questa “società incivile” ma anche tante brave persone che da sempre e con coerenza si battono contro un sistema clientelare para-mafioso che in Abruzzo ha avuto uno dei suoi modelli negativamente esemplari e che adesso pretendono una radicale inversione di rotta e l’adozione di provvedimenti innovativi che vadano davvero nella direzione di favorire il bene comune, cioè di tutti e non delle solite miserevoli cricche e consorterie presenti in tutti i campi dell’attuale regime partitocratico (mi si passi la nota definizione radicale) da destra a sinistra.
Se si vuole essere credibili bisogna prima di tutto fare pulizia al proprio interno.

Vogliamo cominciare a segnalare due campi di intervento, agricoltura e mobilità, talmente ramificati da influenzare la nostra qualità della vita ben al di là del loro ambito.

Sulla questione dell’agricoltura, che è il DNA italiano, ha scritto egregiamente Carlo Petrini, fondatore di Slow food, elencando 4 linee guida molto concrete:

1.    Politiche alimentari significa politiche condivise e interconnesse: ambiente, agricoltura, educazione, salute, economia, giustizia, sviluppo, industria, beni culturali. Dove inizia un settore e finisce l’altro? Non si può dire, non esiste confine. Se si fa politica per il cibo e per l’agricoltura si fa, finalmente, politica per tutti, si tutela il bene comune. (…)un tavolo condiviso, un posto in cui tutti i ministri e tutti gli assessori verificano, prima di vararli, la coerenza dei provvedimenti di cui si fanno portavoce sarebbe un buon inizio.
2.    C’è un disegno di legge già approvato che attende di diventare legge. E’ stato ribattezzato “Salva suoli”. L’ha presentato il ministro Mario Catania, che l’ha scritto e migliorato con la collaborazione delle Regioni e della rete di associazioni della società civile. Serve a porre, sia pure con imperdonabile ritardo, fine alla dissipazione del suolo agricolo italiano, alla cementificazione ignorante che ha devastato il nostro territorio e di cui paghiamo il prezzo in dissesto e vite umane ad ogni temporale. (…) I candidati che nelle prossime settimane si diranno a favore della protezione del territorio italiano provino a dirlo in modo più chiaro: dicano che si impegneranno perché quel disegno di legge diventi al più presto una legge nazionale.
3.    Le nostre campagne hanno bisogno di ripopolarsi. Perché il made in Italy passa dai campi e dalle mani dei nostri produttori che (…) oggi sono mani anziane (…) e non sanno a chi consegnare tutta la loro esperienza e tutti i loro saperi. E, come si sa, i nostri giovani hanno bisogno di lavorare. (…)Quindi i candidati che nelle prossime settimane intendono parlare di lavoro giovanile potrebbero intanto impegnarsi a facilitare questa fetta di lavoro giovanile: quella in agricoltura. Perché sono tanti i giovani che ci stanno provando e, nonostante tutto, ci stanno riuscendo. Ma sono tantissimi i giovani che ci stanno pensando e che rinunciano prima di provare perché le difficoltà sono davvero troppe.
4.    Infine decidiamo una volta per tutte che agricoltura serve al nostro paese. Un paese fatto di milioni di piccole aziende agricole. Un paese che ha il biologico tra i suoi vanti. Un paese che basa la sua ricchezza sulla biodiversità di razze animali, varietà vegetali domesticate e spontanee, di prodotti tipici e delle tante biodiversità che quelle implicano(…). Non serve un’agricoltura di brevetti, non serve un’agricoltura di multinazionali, non serve un’agricoltura di contoterzisti. Non servono gli OGM. Semplicemente non servono. E già questo basterebbe a richiedere un impegno per fare in modo che vengano esclusi dal nostro futuro alimentare. Se a questo si aggiungono (…) i possibili impatti sull’ambiente, sulla salute e sull’economia risulerà chiaro che appellarsi al principio di precauzione sarà la cosa più ovvia da fare, decidendo che il nostro paese resta “Ogm free”. Quindi quei candidati che nelle prossime settimane parleranno di “green economy”, potrebbero partire anche da qui: dal più vasto settore di green economy che abbiamo, da sempre, sotto gli occhi: l’agricoltura sostenibile.”                                
     (da la Repubblica del 4 dicembre 2013)

Un discorso altrettanto concreto potrebbe farsi sulla mobilità, tema a noi assai caro, partendo dall’assunto ormai evidente della perdita di centralità dell’automobile privata negli stili di vita e nell’economia della nostra società.

Nei principali paesi dell’Occidente, in particolare Stati Uniti, Oceania e Paesi scandinavi in Europa, stiamo assistendo ad una radicale riduzione della motorizzazione individuale nelle giovani generazioni, per ragioni economiche (costi di acquisto e mantenimento insostenibili), funzionali (sempre maggiori difficoltà negli spostamenti e nella gestione dei tempi e degli spazi) e non ultime ambientali e di salute (aumento dell’inquinamento e delle malattie correlate).

Dunque anche in questo campo chiediamo ai futuri candidati delle parole chiare in favore di leggi che vadano innanzitutto a liberare le città dal giogo ormai insostenibile del traffico privato motorizzato e favoriscano tutte quelle forme di mobilità alternativa ampiamente collaudate che sollecitiamo continuamente in tutti i nostri interventi.
Un analogo discorso va fatto  anche per i trasporti cominciando a spostare dalla gomma alla rotaia il carico delle merci che in Italia è clamorosamente sbilanciato in favore di strade ed autostrade.
E’ arrivato il momento storico di smetterla con le politiche miopi, inefficaci e deleterie di incentivo all’uso dell’automobile privata. Basta con le spese esorbitanti per interventi come parcheggi, raddoppi di corsia, rotatorie e via di seguito che solo illusoriamente risolvono i problemi mentre in realtà li aggravano.
L’unica politica sostenibile in termini di salute ma anche economici e pratici è quella di ridurre drasticamente il traffico veicolare privato, nelle sue varianti più inutili e superflue, mettendo contemporaneamente a disposizione tutte le valide alternative concepibili.

E chi lavora nel settore automobilistico?
Come hanno già capito le principali industrie americane del settore e prima che sia il mercato a far chiudere le fabbriche e licenziare gli addetti occorre riconvertire in favore della produzione di mezzi di trasporto collettivo (autobus, minibus, taxi collettivi, mezzi su rotaia, ecc) a minore impatto inquinante (elettrici, ecc), più funzionali, sani e meno ingombranti.

Un ruolo da protagonista in questo auspicabile scenario dovrebbe averlo naturalmente la bicicletta in qualsiasi forma (tradizionale, elettrica, ecc.) attraverso tutte le agevolazioni possibili che ne favoriscano l’utilizzo come mezzo di trasporto quotidiano. Stiamo parlando come al solito di piste ciclabili, corsie preferenziali, postazioni di bike-sharing, ma soprattutto della rimodulazione degli spazi e dei tempi delle città in favore di questa idea di mobilità che rappresenterebbe una vera e propria rivoluzione culturale.

Altro aspetto non trascurabile riguarda i risparmi in termini di spesa sanitaria nazionale per le malattie da inquinamento veicolare che si otterrebbero privilegiando queste forme di mobilità sostenibile. Abbiamo già ricordato altre volte a titolo di esempio come l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia calcolato in 400mila euro l’anno il risparmio per le spese mediche ottenuto dalla città di Modena con l’adozione di una nuova rete di piste ciclabili.
Anche in questo caso, per dare un’immediata evidenza di costi-benefici, tutti i risparmi ottenuti dovrebbero essere reinvestiti in favore di ulteriori interventi per il miglioramento degli spostamenti e la qualità della vita dei cittadini, aprendo così nuovi scenari positivi anche in termini occupazionali.

Ci siamo limitati ad analizzare due argomenti, seppur molto importanti e coinvolgenti, che dovrebbero far parte dell’agenda di ogni candidato meritevole di ascolto ed attenzione.
Vedremo se ne apparirà qualcuno all’orizzonte e soprattutto se sarà capace di trasformare in fatti le parole (promesse) di campagna elettorale.

L’unica cosa di cui devono esser certi è che il tempo delle prese in giro è definitivamente scaduto.      

F, Mastrangelo - Nuovo Senso Civico Lanciano                 

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