venerdì 8 marzo 2013

OMBRINA MARE: LE ULTIME LETTERE DI JACOPO CHIODIS

 (con l'aggiunta a fine lettera di un Post Scriptum dell'11 marzo)
Caro Presidente Gianni Chiodi,

Le scriviamo una breve lettera anche se, visti i precedenti, non siamo così sicuri che arrivi a destinazione.

E' solo per dirLe che, sempre visti i precedenti, non ci fidiamo più di chi non ha mai dimostrato un particolare "attaccamento" a questa battaglia, altrimenti le prese di posizione sarebbero sempre state nette ed inequivocabili e non ci troveremmo in queste condizioni.

Invece adesso assistiamo ad un affannoso rincorrere dei politici, freschi freschi della recente batosta elettorale, sui temi più cari alla comunità (ed alla sua incolumità).

Le parole del Sottosegretario De Vincenti pronunciate ieri sono chiarissime: per il Governo Ombrina Mare è un intervento di rilevanza strategica nazionale. E noi, ingenui, che pensavamo fossero la salute, il lavoro ed il futuro dei giovani gli interventi più urgenti di rilevanza strategica nazionale!

Va da sè che queste parole pesano come un macigno di fronte ai colpi di fioretto che si stanno tentando.

Ci perdoni, ma da adesso in poi conteremo soprattutto sulle nostre energie e sulla forza che ci danno le persone che sanno distinguere bene chi ci crede davvero e chi per finta. 
I risultati si vedranno alla fine. 

Con i migliori auguri,

Nuovo Senso Civico (e qualche decina di migliaia di persone che condividono le nostre battaglie). 

P.S.: nel frattempo, con totale disprezzo delle regole di correttezza istituzionale, due ministri di un governo dimissionario e palesemente sfiduciato dall'elettorato, Clini e Passera, firmano di comune accordo il decreto interministeriale che approva la "Strategia Energetica Nazionale" e di fatto condanna l'Abruzzo alla suicida deriva petrolchimica.
Ecco qui di seguito l'articolo da PRIMADANOI.IT:

Ministri uscenti approvano strategia energetica: «Abruzzo condannato al petrolchimico»

Greenpeace, Legambiente e Wwf: «non è ordinaria amministrazione»

Ministri uscenti approvano strategia energetica: «Abruzzo condannato al petrolchimico»
Clini e Passera

ABRUZZO. Un governo dimissionario e attualmente in carica solo per gli affari correnti ha messo in atto un «colpo di mano» con il varo di una Strategia Energetica Nazionale che tutela, in larga parte, le fonti fossili.
Questa l’accusa che Greenpeace, Legambiente e WWF lanciano dopo le dichiarazioni del ministro Clini durante la presentazione del rapporto ambientale dell’Ocse sull’Italia: il titolare uscente del dicastero dell’Ambiente ha detto di aver firmato - insieme al suo collega dello Sviluppo Economico, Corrado Passera - un decreto interministeriale col quale si approva la Strategia Energetica Nazionale.
Secondo le associazioni ambientaliste si tratta di un atto illegittimo, adottato da un governo che con le elezioni ha virtualmente concluso il suo mandato, su una materia di programmazione strategica che tutto rappresenta fuorché «ordinaria amministrazione».
La Strategia energetica nazionale, infatti, è un documento che definisce lo sviluppo energetico dell’Italia da qui al 2020: «un periodo troppo limitato per una strategia, ma sufficiente per ipotecare il futuro del Paese con il delineato impulso alla trasformazione in hub del gas e il via alle trivellazioni selvagge».
Le associazioni rilevano inoltre una sostanza più esplicitamente “politica” di questa vicenda: la linea dell’esecutivo Monti è uscita chiaramente sconfitta dalla competizione elettorale, e ciò indebolisce ulteriormente il ruolo dell’attuale Governo quando si tratta di provvedimenti di programmazione da adottare per il futuro del Paese.


Tutto ciò avviene mentre si sta per insediare un nuovo Parlamento. Il testo che il ministro dell’Ambiente e quello dello Sviluppo Economico promuovono è, peraltro un mistero, dal momento che dopo un processo di consultazione su una prima bozza – processo al quale hanno partecipato anche le associazioni ambientaliste, rilevando numerose debolezze – nessuno ha potuto leggere la versione definitiva che ora sarebbe stata approvata.
Greenpeace, Legambiente e WWF contestano da mesi gli indirizzi generali, nonché molti dettagli, della SEN proposta dal governo Monti.
Le associazioni considerano «profondamente sbagliata» la scelta di puntare ad aumentare la produzione di idrocarburi nazionali. Questa prospettiva appare «insensata» non solo da un punto di vista ambientale, ma anche rispetto agli obiettivi previsti dal documento di riduzione della dipendenza dall'estero e della bolletta energetica. Secondo le stime del ministero dello Sviluppo economico vi sarebbero nei nostri fondali marini 10,3 milioni di tonnellate di petrolio di riserve certe. «Stando ai consumi attuali», fanno notare gli ambientalisti, «coprirebbero il fabbisogno nazionale per sole 7 settimane. Non solo: anche attingendo al petrolio presente nel sottosuolo, concentrato soprattutto in Basilicata, il totale delle riserve certe nel nostro Paese verrebbe consumato in appena 13 mesi. Inoltre, in una economia di mercato e senza un intervento pubblico non vi è alcuna possibilità che a trarre beneficio dalle trivellazioni possano essere i consumatori italiani visto che quel gas e benzina sarebbe venduto allo stesso prezzo di quello proveniente da altre parti del mondo».
«Particolarmente gravi», denunciano le associazioni, saranno le conseguenze per l’Abruzzo che, «nella sconcertante visione del Ministro Passera e del Governo Monti, sarebbe condannato a diventare una regione petrolchimica, a dispetto degli interessi economici e della volontà largamente maggioritaria nel territorio: nella nostra Regione viene individuato un elevato potenziale di sviluppo degli idrocarburi e si prefigurano un rafforzamento del distretto energetico e una base logistica per lo sviluppo di nuove attività estrattive nell’intero Sud Italia».
Qualora non vi fossero sostanziali revisioni rispetto a quanto sin qui promosso dal governo Monti, a livello nazionale Greenpeace, Legambiente e WWF si riservano di impugnare gli atti di approvazione della SEN presso i fori competenti, «per contrastare con ogni strumento un piano che non garantirebbe al Paese alcuno sviluppo e costituirebbe, invece, un atto di grave miopia, profondamente in conflitto con ogni istanza di sviluppo sostenibile».
11/3/2013

 

  

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