Al neo-Sindaco di
Ortona Vincenzo D’Ottavio e a tutti gli altri Sindaci: dimostrate di voler
cambiare davvero.
I risultati elettorali nel loro complesso hanno dimostrato
che non ci si può adagiare sui vecchi schemi che in molti casi sono stati
sconquassati dal voto popolare. L’elettorato non è più fedele in maniera
acritica alle bandiere ed agli schieramenti, ma premia le idee nuove e
soprattutto l’inequivocabilità e la precisione degli obiettivi. Non
sopporta più i logori trucchetti del “sì,
ma anche”.
Le priorità sono salute, ambiente e lavoro, tre temi che non
solo sono in perfetta armonia tra di loro ma che si alimentano l’un l’altro
mentre sono del tutto incompatibili con scelte nefaste di pseudo-progresso quali raffinerie, pozzi petroliferi
e inceneritori, insomma con progetti industriali altamente impattanti che
distruggono, oltre la salute e l’habitat circostante, le vocazioni economiche
tradizionali dei posti nei quali irrompono di prepotenza.
Abbiamo più volte dimostrato che gli interventi rispetttosi
dell’ambiente (valga per tutti l’esempio di Vedelago già illustrato nei minimi
particolari) e che esaltano le caratteristiche paesaggistiche, storiche e
culturali di un luogo possono creare migliaia di posti di lavoro mentre tutti
quelli invasivi e inquinanti quali inceneritori, raffinerie e simili non solo
porterebbero appena qualche decina di occupati (per stessa ammissione delle
società proponenti) ma ne distruggerebbero nel contempo diverse centinaia in
comparti del tutto incompatibili con questi.
Parma ha scelto un’alternativa radicale
anche perché il neo-Sindaco Pizzarotti (Mov. 5 Stelle) ha detto chiaro e tondo
NO ALL’INCENERITORE
in una terra storicamente dedita ai prodotti della terra (con l’eccellenza
parmigiano in primo piano) da cui trae benessere e ricchezza.
Il suo avversario Bernazzoli (PD) incarnava il grigio
burocratismo di partito che cerca di tenere insieme tutto e il contrario di
tutto senza prendere posizioni nette. E così alla fine nonostante i forti
sponsor (da Confindustria ai costruttori, dagli ordini professionali a tutto l’establishment
consolidato) ha ricevuto una legnata tanto forte quanto inaspettata, il che la
dice lunga sulla sintonia di certi apparati di partito con la realtà. Se poi
aggiungiamo le sue mancate dimissioni da Presidente della Provincia di Parma in
carica e la ventilata possibilità di mantenere entrambe le cariche in caso di
elezione allora completiamo il quadro: questi squallidi giochetti della vecchia
politica ufficiale sono ormai diventati insopportabili agli occhi della
maggioranza degli italiani.
Questo è il
messaggio forte e chiaro inviato alle formazioni politiche tradizionali: non è
più il tempo di tenere il piede in due staffe.
O scegli la Costa dei Trabocchi e il turismo rispettoso o le
piattaforme estrattive in mare. O gli inceneritori o l’olio e il vino di
qualità. O le centrali a
biomasse o la salute delle persone.
Ortona ha detto con grande evidenza di
voler chiudere il capitolo Fratino-Di Martino che siamo sicuri nessuno
rimpiangerà. Ma il consenso ottenuto non è un assegno in bianco bensì una
cambiale in scadenza.
Il nuovo Sindaco D’Ottavio con la sua amministrazione non
può più tergiversare: dìa subito un segnale netto revocando il “sospetto”
cambio di destinazione da agricola a industriale dei bellissimi terreni di
Contrada Feudo, guarda caso il posto dove l’ENI ha in progetto di impiantare il
tristemente noto “Centro oli”.
Ortona deve affrontare tutte insieme una serie di pericolose
criticità ambientali già attive o in via di definizione che stroncherebbero città
ben più grandi:
1.
il
Centro Oli in Contrada Feudo, ossia il progetto di raffineria mai abbandonato ed
anzi recentemente rilanciato dagli alti vertici dell’ENI;
2.
la
Turbogas in Contrada Tamarete pronta ad entrare in funzione;
3.
lo
stabilimento e deposito di bitume della Pavimental (Società Autostrade);
4.
2
progetti per altrettanti depositi di pet-coke (scarto di lavorazione del
petrolio, rifiuto speciale altamente inquinante);
5.
2 centrali a biomasse (oli vegetali) di cui
almeno una già in costruzione;
6.
la
discarica di amianto a Villa Pincione.
Ricordiamo inoltre che l’aria non ha confini e i Sindaci
sono responsabili non solo per i cittadini direttamente amministrati ma anche
per le comunità vicine che pagano in pieno le conseguenze dell’inquinamento
trasportato dai venti per decine e decine di km.
In conclusione questo è probabilmente l’ultimo avviso ai
naviganti dopodichè a colare a picco potrebbe essere anche solo il capitano con
il suo equipaggio, gettato a mare dai passeggeri, mentre la nave, cambiando guida
e rotta, veleggerebbe tranquilla verso lidi più belli e sicuri.
E non ci sarebbe nessun SOS possibile.
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